Il leader del Mossad Yossi Cohen è l’artefice della recente normalizzazione tra Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Sudan. Spesso criticato per la sua posizione oltranzista sulla questione palestinese, e per la sua vicinanza a Benyamin Netanyahu. Molto considerano Yossi Cohen il possibile candidato alla successione di Netanyahu.
Yossi Cohen: l’uomo della normalizzazione o dello spionaggio?
Yossi Cohen è il direttore del Mossad, il servizio segreto israeliano. In una conferenza nel giugno 2019 all’Università di Tel Aviv, è passato dall’anonimato obbligatorio, secondo i canoni dello spionaggio, ad una notorietà che mostra con orgoglio. Il 10 gennaio 2015, la delegazione israeliana guidata da Benjamin Netanyahu è arrivata in un grande hotel vicino a Place de l’Etoile a Parigi. È venuta per partecipare alla marcia di solidarietà organizzata dopo gli attacchi contro Charlie Hebdo e l’Hyper Cacher alla Porte de Vincennes. “Questa è la prima volta che faccio il check-in con la mia vera identità“, sorride Yossi Cohen nell’atrio. Il “Ramsad”, il direttore dei servizi segreti, è un regolare nella capitale francese. La capacità di Cohen di intrecciare le relazioni tra i diversi servizi segreti è esemplare. Come già accennato in nostri precedenti articoli, la normalizzazione è frutto di un proficuo lavoro di intelligence atto a trasformare la geopolitica mondiale. In questo Yossi Cohen è maestro d’opera fina, tanto da permettersi il lusso di uscire allo scoperto.
L’uomo del Mossad che sta cambiando il mondo
Cohen soggiornò in Francia per diverso tempo, fingendo di essere un uomo d’affari per svolgere missioni di intelligence come incontri con i suoi informatori arabi o agenti di ritorno. Questo prima che diventasse nel 2011 consigliere per la sicurezza del primo ministro, poi nel 2016, capo della famigerata agenzia di spionaggio. Dal 2016 è stato in grado con grande tattica di diventare il punto di riferimento dello spionaggio mondiale, trasformando una teoria in realtà.
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