venerdì, Aprile 18, 2025

World Wide Web: cosa potrebbe cambiare in futuro

Il World Wide Web come lo conosciamo oggi potrebbe cambiare grazie a leggi controverse come quelle proposte in Australia. Vediamo cosa potrebbe accadere.

World Wide Web: cosa sta succedendo?

Tim Berners-Lee, colui che ha contribuito a dar vita al concetto stesso di Internet, ha dichiarato che la scelta dell’Australia di far pagare alle grandi aziende ciò che postano online potrebbe rendere il web impraticabile. L’inventore del World Wide Web ha affermato che le leggi potrebbero interrompere l’ordine creato fino a questo momento. “In particolare, sono preoccupato che queste leggi rischino di violare un principio fondamentale del web richiedendo soldi in cambio dell’accesso ai contenuti“, ha detto Tim Berners-Lee. Questa proposta di legge australiana ha creato scompiglio e pareri discordanti. In Europea funzionari e legislatori stanno redigendo nuove normative a riguardo.

La fine del World Wide Web così come lo conosciamo?

“Il concetto di pagare un gruppo molto piccolo di creatori di siti Web o di contenuti per apparire esclusivamente nei nostri risultati di ricerca, costituisce per noi un pericoloso precedente che presenta rischi ingestibili“, dichiara Google. Google e Facebook si ribellano alle nuove normative proposte in Australia. A loro va il supporto del fondatore del web. Google ha intensificato gli accordi per la licenza dei contenuti con le società tech australiane. Facebook, invece, ha impedito agli utenti di accedere per condividere le notizie australiane. Il tesoriere Josh Frydenberg ha modificato la bozza di legge dopo i colloqui con Mark Zuckerberg (Facebook) e Sundar Pichai (Google).

L’Unione Europea

La Commissione esecutiva dell’UE ha proposto nuove regole volte a domare le aziende più grandi. La Gran Bretagna, che ha recentemente lasciato l’UE, sta pianificando riforme digitali simili che includono il ribaltamento del rapporto tra piattaforme online e editori/giornalisti. “Sono necessarie nuove misure normative. Altrimenti la maggior parte degli editori non avrà il potere di raggiungere accordi”.

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