Dopo tre anni di restauri, il parco di Villa Durazzo Pallavicini, a Genova Pegli, è stato riaperto alle visite.
“La Villa Pallavicini di Pegli, così per la bellezza ed amenità del sito come per le opere d’arte che vi furono sparse a profusione, è una delle cose più rimarchevoli della Riviera Ligure, ed il crescente concorso di visitatori nostrani e forestieri giustifica la sua fama europea.”(A. Pollano, La Villa Pallavicini di Pegli).
Il complesso trova le sue origini nel palazzo proprietà di Gio Battista Grimaldi, Doge della Serenissima Repubblica di Genova dal 1752 al 1754. Il primo giardino risulta essere un’innovazione della Marchesa Clelia Durazzo moglie di Giuseppe Grimaldi. Nota botanica di fama internazionale, fece realizzare un ampio giardino impreziosito da numerose piante rare.I lavori più consistenti relativi al palazzo e soprattutto al parco, com’è stato conservato sino ai nostri giorni, si devono invece al Marchese Ignazio Alessandro Pallavicini nipote ed erede della zia materna Clelia Durazzo.La Villa fu per la prima volta aperta al pubblico in occasione del VIII° Congresso degli Scienziati Italiani in svolgimento nella vicina Genova.
Il parco chiuso da luglio 2013 a causa dei restauri dal Lago grande al Castello del Capitano, un percorso scenografico esoterico unico, mai aperto al pubblico dalla seconda metà del ‘900, riapre al pubblico grazie al lavoro condotto dallo studio Ghigino associati architetti di Genova. Da novembre a marzo il parco è aperto il sabato e la domenica, dalle 10 alle 17 ( biglietto 10 euro).
“… La villa – splendido esempio di residenza dell’aristocrazia genovese – è famosa per il parco che il Marchese Ignazio Pallavicini fece progettare da Michele Canzio, scenografo del teatro Carlo Felice. I lavori – realizzati tra il 1840 e il 1846 – portarono alla realizzazione di un’opera considerata oggi tra le più alte espressioni di giardino romantico ottocentesco: un parco con un preciso impianto scenico, studiato proprio come un’opera teatrale in tre atti, con un prologo introduttivo e un epilogo ludico. …” (Fondo per l’Ambiente Italiano, I Luoghi del Cuore 2009) .