“Il Vaticano è ‘preoccupato’ per l’arresto a Hong Kong del cardinale Joseph Zen. E segue da vicino l’evolversi della situazione”, si legge in un comunicato della Santa Sede. L’arcivescovo è stato a lungo un accanito critico del controllo di Pechino sulla religione e sul monopolio politico. Attivista per i diritti cinesi, ha fornito supporto al Vaticano per raggiungere un accordo di lavoro con i comunisti al potere.
Vaticano ‘preoccupato’ per l’arresto del cardinale Zen: di cosa è accusato?
Oltre al cattolico romano di 90 anni, arrestati a Hong Kong anche la cantante e attrice Denise Ho, l’avvocato Margaret Ng e lo studioso Hui Po-keung. Con l’accusa di collusione con forze straniere. Per mettere in pericolo la sicurezza nazionale cinese. Un’altra dimostrazione della portata di una legge draconiana sulla sicurezza nazionale imposta alla città, da Pechino. Gli arrestati erano amministratori del Fondo di sostegno umanitario 612. Che fornisce assistenza alle persone arrestate durante le proteste antigovernative del 2019. Tuttavia decine di attivisti pro-democrazia sono stati arrestati ai sensi di una radicale legge sulla sicurezza nazionale imposta alla città da Pechino nel 2020, in seguito alle manifestazioni, di protesta. Tra i quali il veterano legislatore Martin Lee e l’editore Jimmy Lai. Per cui i media indipendenti della città sono stati sventrati e la legislatura riorganizzata per riempirla di fedelissimi di Pechino.
Il cardinale pro-democrazia
Zen, l’arcivescovo in pensione di Hong Kong, è un feroce critico della Cina. Ed ha criticato i tentativi del Vaticano nel 2018 di raggiungere un accordocon Pechino sulle nomine dei vescovi. Che secondo lui è stata una svendita dei cristiani clandestini in Cina. Intanto il portavoce del vaticano, Matteo Bruni, ha affermato che la Santa Sede “ha appreso con preoccupazione la notizia dell’arresto del cardinale Zen e segue con estrema attenzione l’evolversi della situazione”. Mentre Maya Wang, ricercatrice senior in Cina di Human Rights Watch, ha affermato che arrestare Zen per le sue attività pacifiche “deve essere un nuovo minimo scioccante per Hong Kong, illustrando la caduta libera della città nei diritti umani negli ultimi due anni”. D’altronde gli arresti seguono la selezione del nuovo leader di Hong Kong, John Lee, un ex capo della sicurezza intransigente che ha corso incontrastato in un processo controllato da Pechino. Ed è soggetto alle sanzioni statunitensi per il suo ruolo nella repressione del 2019 e negli eventi che ne sono seguiti.
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