I cartelloni pubblicitari per promuovere la terza stagione di Sex Education hanno fatto arrabbiare qualcuno. Ma le immagini rappresentano solo della frutta e le diciture non sono offensive o esplicite. Quindi cos’è accaduto a Milano in questi giorni? E sopratutto può una serie Netflix mettere in luce l’ancora purtroppo diffuso bigottismo tutto italiano?
La campagna pubblicitaria è troppo spinta o Netflix ha rispolverato il bigottismo italiano?
Sulla piattaforma iper conosciuta Netflix arriva la terza stagione di Sex Education, una serie che ha avuto grossi riscontri positivi e che quindi lancia a gran voce. Ma come lo fa? Milano si ritrova tappezzata di cartelloni pubblicitari con arance tagliate a metà, banane sbucciate, vongole aperte, coppie di ciliegie e altre immagini che possono ricordare forme falliche o vaginali. La frase scandalo? Forse tra le più studiate e socialmente utili di questi tempi. “Se la vediamo in forme diverse è perché non ce n’è una sola. Ognuna è perfetta, anche la tua”. Quindi campagna pubblicitaria semplice e pulita. Niente uomini o donne nudi/e, niente bestemmie come a Napoli pochi giorni fa, niente oscenità e niente blasfemie. Ma quando qualcosa nasce per essere innocentemente simpatico e al tempo stesso utile qualcuno comunque riuscirà ad avere una visione tutta sua della situazione. È il caso del consigliere comunale di Fratelli d’Italia Barbara Mazzali che dichiara: “È accettabile che simili poster siano sotto gli occhi di tutti, bambini e ragazzi compresi? L’educazione sessuale dev’essere in capo alla famiglia”. Difficile esprimere dei commenti, noi ci limitiamo ai fatti.
L’educazione sessuale nelle scuole in Italia
Nel 2021 la sessualità dovrebbe essere un tema sdoganato. Non tanto per quello che si vede in tv, ma perché l’informazione dovrebbe essere il primo veicolo per prevenire e conoscere. La conoscenza del sesso tra i giovani si è notevolmente abbassata come soglia d’età ma nel contempo le informazioni necessarie ancora non gli sono arrivate. Pudore? Timore degli adulti nell’affrontare il tema? Follia parlare di sessualità a chi ha meno di 18 anni? Tanti complimenti a chi crede che la campana di vetro e la limitazione siano più efficaci della conoscenza. L’Italia è uno dei pochi paesi europei a non prevedere ancora l’educazione sessuale nelle scuole insieme a Romania, Bulgaria, Cipro, Lituania e Polonia. Ogni Istituto è libero di scegliere se e come prevedere tali incontri. Purtroppo in Italia le forze politiche e religiose che ancora si oppongono sono molte. Nascondere la testa sotto la sabbia sicuramente aiuterà i giovani a prevenire gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili.
La serie TV di Netflix
Ma alla fine di cosa parlerà mai questa serie tv? Dal nome ci si può aspettare di tutto, probabilmente qualcuno a Milano la vieterà ai suoi figli per i presunti contenuti espliciti. Ma invece niente di tutto ciò. La serie parla di Otis, un adolescente che con le sue insicurezze va a scuola e vive una vita normale. La madre è una sessuologa e quindi in casa sua il tema sessualità è sdoganato. Ma non è altrettanto così per i suoi compagni di scuola, ci penserà lui ad aiutarli? E poi, il suo migliore amico? Un ragazzo gay. La ragazza che gli piace? Maeve, una ribelle con problemi familiari. Una serie che forse mette in primo piano la diffusa “ignoranza” tra i giovani sul tema sessualità. Quella che sembra diffusa tra i giovani italiani. Ma per colpa di chi?
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