Sospesi sul mare ad ammirare straordinarie altissime rocce; il blu azzurro cobalto dell’acqua che abbraccia la riva bianca e rilucente; il sole brucia piacevolmente la pelle, mentre il vento ti abbraccia con i profumi della “macchia”.
Non siamo su un’isola tropicale. No. Siamo in Italia, approdati in un luogo magico che quando lo visiti non te ne dimentichi più. E magica è anche la sua storia, ed è bello calpestare una spiaggia che profuma di leggenda.
Siamo a Leuca, in quel mare dove si narra che tanto e tanto tempo fa viveva una bellissima sirena; si chiamava Leucàsia ed era tutta bianca: la pelle candida, i capelli color del latte, le pinne marmoree e dai bagliori argentei. I fiori del suo canto, il misterioso canto delle sirene, riempivano il litorale e ammaliavano tutti: nessun uomo poteva resisterle.
Un bel giorno, mentre nuotava leggera e armoniosa nelle acque del suo golfo, vide un pastore che lavava le pecore sugli scogli: era Melisso e lei se ne invaghì all’stante; non aveva mai incontrato un uomo così aggraziato, pareva una scultura o un dipinto, tanta era la sua perfezione.
La sirena iniziò subito a cantare e cantare, con voce più aggraziata e melodiosa che mai, ma Melisso, innamorato della giovane Arìstula, non parve nemmeno udire quelle note seducenti.
Nella poté Leucàsia contro il cuore del pastore, che batteva all’unisono solo con quello della sua amata fanciulla, e, infuriata, quando qualche tempo dopo vide i due amanti distesi e abbracciati sugli scogli, scatenò una tempesta. Perfida d’ira, lanciò le onde a catturare e annegare i corpi dei due giovani, che finirono separati per sempre sulle due punte opposte del golfo.
La dea Minerva, che aveva assistito dall’alto della sua dimora alla tremenda vendetta della sirena, si mosse a compassione per il tragico destino di Melisso e Arìstula; decise di eternare il loro amore trasformando i loro corpi in pietre: quelle che da allora diventarono per sempre le, oggi a tutti note, opposte punta Meliso e punta Ristola.
Sconfitta e disperata, Leucàsia si distese in lacrime, allungando il corpo da una pietra all’altra; rimase lì, cristallizzata infine anche lei da Minerva, trasformandosi in quella terra che oggi è la bianca città di Leuca.
Oltre Leuca… il Salento.
Quando il viaggiatore si siede sulla sabbia della spiaggia di Leuca e pensa: “non c’è altro da vedere”, sa che non è vero. Perché il Salento non è solo mare. E la magia e la straordinaria e ricca storia, abbracciano anche l’entroterra. È qui che oggi vi voglio portare, in un luogo dove potrete scoprire anche i segreti della luce e delle pietre.
Non fermatevi al mare, a Leuca o ad Otranto; perché il Salento è molto di più.
Lecce e la sua provincia
Se un noto film insegna che “quando vai al sud piangi due volte, quando arrivi e quanto parti”, io ho scoperto che qui, nella bellissima provincia di Lecce, sorridi quando arrivi e piangi quando parti, perché è difficile dire addio ai salentini, fatti di una “strana e rara” materia che si chiama ospitalità. In questa terra arrivi da “estraneo turista” e te ne vai da “amico che presto tornerà”, perché, ve lo assicuro, sarà inevitabile: alla partenza direte arrivederci, mai addio!
Se non fosse stato per un Artigian & Food Educational Tour, in occasione del progetto Ospitalità Primaverile in Puglia, a cui ho avuto la fortuna di partecipare, forse non avrei mai visitato questi luoghi. Ed ora posso dirvi che almeno una volta nella vita dovete andarci, fosse anche prima di approdare nella leggendaria Leuca.
Ed ecco a voi il tour consigliato!
La pietra leccese
Atterraggio a Brindisi, direzione Cursi.
Un vasto banco di pietra, compatto e durissimo, su cui giacciono case basse e raggruppate; tutt’attorno campi (ulivi, grano, alberi da frutto, orti…). Una piazza rettangolare dominata da un maestoso palazzo feudale, un’ottocentesca chiesa parrocchiale, l’altissima torre dell’orologio, il Convento dei Padri Agostiniani… Questa è Cursi, la città della pietra.
Sì, di certo tutti conoscete la pietra leccese, ma non a tutti noto è che quella non è solamente la pietra con cui furono costruiti gli straordinari monumenti della Lecce barocca, come anche le case e i palazzi; è la pietra di Cursi, perché proprio qua, tra Melpignano e Cursi ci sono le più grandi e spettacolari cave del Salento.
Le vedete dalla strada e, prima di raggiungere il paese di Cursi, potete fermarvi ad ammirare dall’alto gli oltre 50 metri di profondità scavata; ma non solo, il Comune di Cursi organizza anche visite guidate alle cave, e quando scoprirete gli incredibili “Giardini di pietra” rimarrete strabiliati.
Questa volta niente dee a dare origine al paesaggio di pietra! Si tratta delle vecchie cave dismesse, quelle che venivano sfruttate solo in superficie, perché i banchi di pietra venivano estratti a mano, con rozzi picconi chiamati “zocchi”, sotto il sole cocente e spietato.
Oggi quelle cave fanno da contorno alle nuove, le cave attive, che i moderni macchinari permettono di scavare molto più a fondo e molto più facilmente. Sono veri e propri giardini, circondati da muri di pietra bianca su cui si arrampicano arbusti e piante e che fanno da sfondo ai fiori gialli dei cactus e ai maestosi ulivi, all’ombra delle cui foglie vi imbatterete in orti ordinatamente e fruttuosamente coltivati.
E c’è il parco delle cave, dove nei mesi estivi potrete assistere alle rassegne di “parole, musica e canto”, spettacoli teatrali e musicali in una sorta di originale anfiteatro che vi regaleranno suggestioni uniche.
Sì perché scendere nelle cave, quelle attive, vi darà l’impressione di fare un passo indietro nel tempo: il paesaggio sembra quello degli antichi greci e romani, gli scavi su cui poi sorgevano le città. Scoprirete che i tagli della pietra possono avere dimensioni differenti cambiando nome da rivellini, a pizzotti a chianche, e che il colore della pietra muta in base alla profondità da cui viene cavata.
Questa è la pietra, patrimonio economico del territorio, con cui oggi ancora si costruiscono case e pavimentazioni; ma la lavorazione non si ferma qui: gli arredi da giardino, quelli da bagno e cucina, i camini, le sculture, i complementi e i rivestimenti sono solo alcuni degli straordinari prodotti che potete vedete e comprare in questa terra.




Cursi
Dopo la visita alle cave lungo la strada, sarete certo assetati e allora, non appena arrivati a Cursi, è obbligatoria e immancabile una tappa ristoratrice al Central Bar. Qua potrete ordinare il tradizionale caffè in ghiaccio: un caffè con ghiaccio soffiato, zuccherato solamente con latte di mandorle. Una bibita dissetante che troverete solo in Salento. Accompagnatelo a un dolce tipico: le bucce di arance candite, il pasticciotto leccese (pastafrolla ripiena di crema pasticcera), la cupeta (torrone con le mandorle) o i classici biscotti alle mandorle. Sarete pronti per una prima passeggiata in visita ai monumenti locali.

Non sarà difficile trovare la piazza di Cursi, vi basterà alzare gli occhi e puntare dritti verso la Torre dell’Orologio, 20 metri di altezza cinquecentesca che vi guiderà alla Chiesa e al Palazzo feudale.
Ammirate le colonnate, gli affreschi, gli absidi, la cupola del campanile… sulla cima la campana è detta “dell’Abbondanza”. Sì, proprio come il Santuario. Se chiedete agli abitanti di Cursi il perché, vi narreranno che dopo oltre otto mesi di siccità, un giorno di aprile del 1640, rispondendo alle accorate preghiere del popolo, la Vergine Maria, apparsa nei pressi di una cappella (oggi Santuario), fece piovere per tre giorni consecutivi; grazie a quell’acqua miracolosa, tutto quanto era stato seminato e piantato germogliò, mettendo fine al periodo di carestia. Quell’anno il raccolto (biade, frumento, legumi e frutta) fu così abbondante da non avere più eguali.
E ancora oggi a Cursi si festeggia, la seconda settimana di luglio, la Madonna dell’Abbondanza.
Ma quella dell’Abbondanza è solo una delle tante feste paesane che ravvivano Cursi e i paesi limitrofi.
Non c’è pericolo di annoiarsi nelle serate estive (festa della taranta di fine estate compresa) e durante queste feste il paesaggio… si illumina come d’incantesimo.
Le luminarie “made in Salento”
Prosegue così il nostro tour alla scoperta di misteri, storia e magia. Perché nell’entroterra salentino c’è chi ha fatto una scommessa speciale: capire i segreti della luce, catturare ogni sussulto, per ricrearne l’ultima magia.
Così il buio dei paesi si accende in uno sfavillio di luci, le strade si illuminano in volte artistiche a creare scenografie che non hanno bisogno di parole.
Sto parlando delle famose luminarie che ornano i paesi in festa regalando ai passanti e spettatori emozioni dai mille colori. Sono le opere della Mariano scenografie, azienda con sede a Maglie e Corigliano d’Otranto (paesi poco distanti da Cursi), nata nel 1989, che da tre generazioni trasforma l’illuminazione in arte.
Se avrete la fortuna di poter visitare lo show room di Corigliano vi troverete catapultati in una sorta di “paese delle meraviglie”; le luci vi faranno ritrovare immediatamente la gioia senza un perché dei bambini, quella sensazione che nasce dal cuore e ti fa sentire bene.
È incredibile ammirare da vicino la maestosità delle strutture e credere che un tempo fossero illuminate con le candele. Oggi i led hanno rivoluzionato la storia delle luminarie, ma il legno la fa ancora da padrone, anche se le luci si accendono a ritmo di musica, grazie ai moderni software e, così, accensioni e spegnimenti modulati danno vita ad una vera e propria danza di luci.
E se credete che Marianolight si occupi solo delle luminarie dei paesi limitrofi vi sbagliate di grosso. Tra i reparti dell’azienda si ricorda ancora la leggenda secondo la quale un tempo gli operai si preparavano al montaggio delle pesantissime strutture dopo aver bevuto qualche bicchiere per non temere le strepitose altezze di 40 metri ed oltre; ma quest’impresa ha esportato il marchio “made in Salento” in tutta Italia e nel mondo. Qualche esempio? Mariano installa le luminarie tradizionali salentine a Kobe ogni anno alla festa della luce, i Bulgari Store di New York, Shanghai, Pechino, Tokyo e Roma sono accesi dagli enormi gioielli di luce salentini, Fendi e Dolce&Gabbana sono solo due dei loro grandi clienti, e le illuminazioni natalizie di quasi tutte le grandi città italiane sono “made in Salento”.



I frantoi ipogei
Sono dette “miniere d’oro verde” e non sono una leggenda, perché le trovate nel sottosuolo salentino.
Uno tra tutti, facile da scovare e visitare nel nostro “magico” tour, è quello che si trova presso la Masseria L’Astore a Cutrofiano, azienda agricola biologica e foresteria.
Sono frantoi antichissimi, che producevano olio pregiato dai frutti di maestosi secolari ulivi, a volte considerati alberi sacri.
Ma perché frantoi sotto terra? Semplice: l’olio, liquido preziosissimo, si conservava meglio e, inoltre, era al riparo dagli occhi indiscreti dei nemici, ovvero salvo da possibili furti.
I frantoi erano letteralmente abitati, inoltre, da uomini e animali. Gli “operai” lavoravano ininterrottamente da novembre a maggio, dormendo all’interno dei locali sotterranei, dove erano adibite anche stalle (le “sciave”, ruote di pietra, erano spinte da muli e buoi). Ecco perché all’interno troviamo anche mangiatoie.
Scendendo nei freschissimi e umidi locali vi sembrerà di giungere in una magica città sotterranea, e se sentirete strani rumori non preoccupatevi: narrano che ad animare i frantoi fossero speciali esseri, né umani né animali, i cosiddetti “uri”, descritti come folletti dispettosi e fastidiosi.





Maglie e i suoi palazzi
A soli tre chilometri da Cursi, Maglie è uno dei più importanti antichi centri del Salento.
Una cittadina molto più grande di Cursi, con oltre quindicimila abitanti, attivi in agricoltura, commercio, industria e artigianato.
Non potete perdervi suoi merletti: il “punto maglie” vi dice qualcosa?.
Merletti e ricami sono diventati patrimonio custodito gelosamente, tanto che c’è anche un’associazione del merletto.
Qua il Barocco fa capolino nelle chiese e nei palazzi… e che palazzi! Dagli umbertini settecenteschi delle famiglie De Marco, Mangiò, Cezzi, Tamburino e Garza non potrete staccare lo sguardo e vi verrà voglia di visitarli tutti.
Uno tra i molti, non perdetevelo, il Palazzo Arabesco Aprile, antica sede dei più potenti proprietari agrari di Puglia, di banchieri e accademie, oggi luogo ideale per organizzare monumentali eventi indimenticabili.
Non riuscirete a scegliere quale sia la vostra sala preferita: ognuna diversa, più o meno baroccheggiante, paraste di ordine ionico, ampi portici, bagni lussureggianti… e una terrazza da sogno a cui si accede da una scala senza eguali.
Obbligatoria tappa anche al settecentesco Palazzo Capece, in piazza Municipio, eretto in sostituzione di un precedente Castello sede di varie famiglie feudatarie. Prende il nome dai Baroni Capece, ultimi signori di Maglie prima dell’abolizione del sistema feudale, che lo abitarono.
La famiglia lo donò agli abitanti del paese e così il palazzo è oggi la sede del Liceo, ma ospita anche il Museo Comunale di Paleontologia.

Alla scoperta delle antiche pignate
Il passato salentino ha il profumo di un’altra magia: quello delle mani umide e sporche di creta che lavorano al tornio.
Anfore, pentole, pignate, piatti, bicchieri… la terracotta e la ceramica fanno parte della cultura e della tradizione salentina.
È bello scoprire come si cucinava un tempo, che i contadini avevano delle anfore dove tenevano al caldo il pranzo, che le pignate, più moderne dallo stile antico, si usano ancora per cucinare…
L’azienda Nuova Colì a Cutrofiano–Corigliano (zona industriale) ha origini nel 1650, quando Andrea Colì già svolgeva la sua attività di artigiano produttore di vasi in creta.
Non ne uscirete senza … il desiderio di sostituire tutte le vostre stoviglie con piatti fatti e decorati a mano. Perché qua le mani umide e sporche che modellano opere al tornio ci sono ancora!

Agriturismi, b&b e ristoranti
A proposito di piatti, vi starete chiedendo, in tutto questo girovagare e visitare, dove alloggiare e soprattutto dove mangiare i tanti e gustosissimi piatti tipici del Salento.
… Ok, allora a breve la seconda parte, tutta culinaria, del tour! (https://www.periodicodaily.com/2017/06/24/le-tradizioni-culinarie-del-salento/)
Francesca Orlando
Grazie a @giusiportaluri per la leggenda di Leuca e non solo e infinitamente grazie a @alessandraferramosca
#ospitalitàprimaverileinpuglia
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@Comune di Cursi