sabato, Aprile 19, 2025

Un museo statunitense è accusato di possedere un siddur rubato

Afghanistan e USA tornano a discutere. Questa volta non si tratta però di una questione militare o politica. Bensì culturale. Protagonista della discussione è un antico libro di preghiere ebreo, ossia un siddur. Quest’ultimo è importante soprattutto per un dettaglio: la sua età. Infatti, il libro in questione sarebbe uno dei manoscritti ebrei più antichi al mondo. Preceduto solo dai cosiddetti “Manoscritti del Mar Nero“. Perché la questione riguarda in particolare Afghanistan e USA?

Cosa c’è da sapere sul siddur?

Il siddur che sta facendo tanto discutere ha una certa rilevanza. Perché? Come già accennato, si tratta di uno dei manoscritti più antichi al mondo. Questo libro in particolare avrebbe sui 1200 anni. La storia del manoscritto è però un po’ incerta. Il libro dovrebbe risalire ai Redaniti, un piccolo gruppo di mercanti ebrei attivi durante il Medioevo. I Redaniti lavorano perlopiù sulla via della seta. Quest’ultima era particolarmente conosciuta perché collegava l’Europa cristiana al mondo islamico, così come alla Cina e all’India. Ciò in particolare nel Medioevo. È quindi probabile che il libro appartenesse proprio a questi commercianti. I quali sono scomparsi dopo l’invasione mongola. Ossia intorno al XII e XIII secolo.


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Un tesoro rubato?

Il siddur si trova al Museo della Bibbia di Washington DC. Ed è proprio qui che nasce il problema. Il libro di preghiere ebreo rientrerebbe tra gli oggetti rubati al Museo di Kabul durante la guerra civile. L’attuale governo afghano starebbe dunque cercando di farlo tornare in patria. Una prova di tale reato sarebbero alcune foto del 1998, che mostrano il manoscritto all’interno del museo afghano. Queste foto contraddirebbero dunque i documenti di proprietà presentati dal Museo della Bibbia. I rappresentanti di quest’ultimo hanno affermato di aver acquistato il manoscritto nel 2013 da degli antiquari nel Regno Unito. A detta degli antiquari, poi, il siddur si sarebbe trovato negli UK fin dagli anni ’50. Eppure, per l’appunto, le foto negano questa versione dei fatti.

Jeff Kloha: “Stiamo investigando

Sulla questione si è espresso Jeff Khloa, capo curatore del Museo della Bibbia. Khloa ha infatti affermato che è in corso una ricerca trovare una soluzione alla gravosa faccenda. “Lo staff del museo sta collaborando con studiosi ed esperti per studiare la storia del suddir“. Storia che lo vede protagonista in Afghanistan, Israele e infine USA. In una nota posta sul sito web del museo si fa riferimento alle foto del 1998. Tuttavia si afferma anche che “Le ricerche non hanno ancora chiarificato quale sia la storia precedente al 1998 del manoscritto“. Khloa ha inoltre spiegato che l’acquisto è avvenuto in buona fede, a seguito della visione dei documenti degli antiquari britannici. L’unica colpa del museo? A detta di Khloa, ai tempi dei primi acquisti non erano abbastanza competenti e mancavano di alcune regole. Questo non basta però a scusare il museo.

Il siddur è l’ultimo scandalo

Il Museo della Bibbia non è nuovo a questo genere di questioni. Fin dal 2017, il museo è al centro di scandali simili. Riguardanti anche alcuni oggetti falsi. Tanto che, per cercare di ripristinare la propria reputazione, il museo ha ridato a Baghdad circa 8mila tavolette d’argilla. Quest’ultime sono scomparse dal Museo nazionale iracheno nel 2003. Inoltre i fondatori della Hobby Lobby, legati al Museo della Bibbia, hanno denunciato il Christie’s. Quest’ultimo avrebbe messo all’asta una tavoletta cuneiforme di circa 3.500 anni. Un altro tesoro rubato al Medio Oriente. Eppure il Museo della Bibbia è cascato comunque nello stesso errore. Ritrovandosi tra le mani un siddur rubato e trasportato illegalmente fuori dall’Afghanistan.

In soccorso del Museo di Kabul

Nel frattempo, qualcuno sta provando ad aiutare il Museo di Kabul. Si tratta di Leon Hill, il consulente legale interno della Transparent Businness Solution. Un’azienda olandese. Hill ha infatti confermato che vorrebbe rappresentare Kabul nella causa. Accusando inoltre il Museo della Bibbia di “Cultura imperialista“. “Non è nostra intenzione approfittare di questa situazione. Farlo sarebbe offensivo. Ed è quel che ha fatto il Museo della Bibbia“. Ha affermato Leon Hill al The Jerulasem Post. Lo scopo della compagnia è quello di riportare il siddur in Afghanistan. Ciò non significa però che debba essere custodito nel Museo di Kabul. Anche a causa della situazione interna del Paese, tutt’altro che pacifica. Fare in modo che l’Afghanistan torni in possesso di un suo tesoro è già un messaggio importante. Poco importa poi dove verrà custodito.

Una storia complicata

La questione del siddur è molto complicata. Soprattutto essa è indice di un problema più serio. Quante opere medio-orientali si trovano sparsi per il mondo illegalmente? Quante opere hanno storie simili? Questo caso potrebbe essere un buon spunto di riflessione sull’arte e la cultura. In particolare, quando si tratta di arte e cultura rubata. In quel caso non è giusto restituire l’oggetto o il libro? Verrebbe da dire di sì. Eppure non è così semplice. Questa storia lo dimostra fin troppo bene. Sarà interessante scoprire come si evolverà la situazione. Anche se, per il momento, tutto sembra volgere in favore del Museo di Kabul. Che è intenzionato a riappropriarsi di altri tesori rubati e scomparsi durante la guerra civile.

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