martedì, Aprile 15, 2025

Turchia, è guerra aperta tra Erdogan e Big Tech

La questione legata alle attività di Big Tech nei diversi stati, dopo i recenti provvedimenti contro gli account di Donald Trump, hanno scatenato numerose polemiche. Una di queste vede protagonista la Turchia di Recep Tayyip Erdogan, che ha sanzionato Twitter con il blocco della pubblicità per la violazione della legge che regola l’attività dei giganti del web. Lo scorso ottobre il governo di Ankara ha fatto passare una normativa che impone alle compagnie straniere di nominare un rappresentante nel paese, responsabile dei contenuti della società. Se tali colossi non dovessero nominare un loro rappresentante della Turchia rischierebbero di vedere la loro banda ridotta. In ballo c’è quindi la sopravvivenza di numerose società, finite nell’occhio del ciclone per i loro comportamenti censori contro coloro che non rispettano gli standard della community.

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Quali potrebbero essere i provvedimenti della Turchia contro Big Tech?

Il vice ministro dei Trasporti Omer Fatih Sayan ha detto che la larghezza di banda di Twitter e Pinterest sarà ridotta del 50% ad aprile e del 90% a maggio. Twitter ha detto il mese scorso che avrebbe chiuso Periscope entro marzo a causa del calo dell’utilizzo. “Siamo determinati a fare tutto il necessario per proteggere i nostri dati, la privacy e i diritti della nostra nazione“, ha detto Sayan su Twitter. “Non permetteremo mai che il fascismo digitale e il mancato rispetto delle regole prevalgano in Turchia“.

Facebook e You Tube si adeguano alla normativa turca

Facebook e You Tube, a differenza di Twitter, hanno invece comunicato al governo turco che brevemente prenderanno in considerazione la nomina di un rappresentante. La presenza dei due social era già stata limitata per il mancato rispetto della norma. Un eventuale proseguimento del testa a testa avrebbe portato perdite fin troppo pesanti da digerire. La società di Mark Zuckemberg, in particolare, ha detto però di essere pronta a ritirare in qualunque momento i propri rappresentanti dalla Turchia in caso di pressioni di Ankara.

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