Ha avuto per molti anni nel suo organismo il batterio della tubercolosi allo stadio latente senza accorgersi di nulla. A partire dal 5 marzo, la malattia ha cominciato a presentare il conto ad una maestra di Motta di Livenza, in provincia di Treviso, allarmando i cittadini e i genitori della scuola presso la quale lavora. Circa un mese fa, dopo che la donna e un alunno sono stati ricoverati in ospedale con febbre molto alta, in pochi giorni si sono ammalati anche altri 7 bambini.
L’intervento delle autorità sanitarie di Treviso
L’Usl di Treviso ha immediatamente provveduto ad attivare una task-force per lanciare l’allarme, mentre il Servizio d’igiene e sanità pubblica della città veneta ha fatto partire dei controlli su circa 800 persone tra personale docente, studenti, genitori e anche gli scrutatori del seggio approntato durante le elezioni politiche dello scorso anno. In seguito alle analisi, effettuate tramite il cosiddetto test di Mantoux, i sanitari hanno appurato che ben 10 persone si sono ammalate di tubercolosi, e addirittura 36 sono risultate positive al contagio. La diffusione della notizia ha generato un bel po’ di caos e di paura soprattutto per le sorti dei ragazzini iscritti alla scuola dove lavora la maestra portatrice del batterio sopito. L’Usl trevigiana ha infatti contattato degli psicologi affinché seguissero docenti e genitori, e al contempo ha avvisato e relazionato l’Istituto superiore di sanità. Stando a quanto si apprende dagli esperti in materia, non è raro che il bacillo di Koch (portatore della patologia) rimanga in stato di latenza per così tanto tempo nel corpo di una persona, senza dare alcun segnale. Probabilmente, in seguito ad un’infezione o ad un’influenza con conseguente abbassamento delle difese immunitarie, la malattia si è scatenata, andando a contagiare gran parte dei bambini facenti parte della classe in cui insegnava la donna.
Navalny ricoverato in ospedale per sospetta tubercolosi
Sono 21 gli alunni contagiati dalla tubercolosi
Infatti dai controlli è risultato che ben 21 piccoli alunni su 22 sono stati registrati come positivi al contagio, mentre 4 sono stati affetti da tubercolosi e sottoposti ad una specifica terapia farmacologica, invece per gli altri è stata seguita la profilassi di routine. Intanto ieri, sabato 6 aprile, si è tenuto un incontro presso l’istituto scolastico di Motta di Livenza per fare chiarezza sull’accaduto e per spiegare nel dettaglio ai presenti come si è deciso di intervenire per frenare la diffusione del batterio.
Il chiarimento di Giovanni Rezza
In quest’occasione, Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, ha ricordato che, statisticamente, quando ci sono dei “focolai intensi” di tubercolosi, circa il 50% delle persone risulta colpita dalla patologia. Nel caso della scuola trevigiana e della classe in cui ha lavorato la docente, si è arrivati addirittura ad una percentuale del 95%, e questo indubbiamente è un aspetto ancora tutto da studiare e chiarire. Intanto i genitori si sono chiesti perché, quando si è accorta a novembre di avere dei sintomi come la bronchite, l’insegnante non abbia deciso di prendersi qualche giorno di malattia per curarsi, invece di continuare a fare lezione. In realtà pare che la donna abbia continuato a lavorare perché sospettava di essere stata colpita da un male incurabile e avesse deciso di non abbandonare comunque i suoi ragazzi troppo presto. Infine durante la riunione ha parlato anche il dottor Sandro Cinquetti, direttore del Servizio d’igiene e sanità pubblica di Treviso, il quale ha spiegato che attualmente la situazione è tornata sotto controllo, aggiungendo però che il 20 maggio saranno effettuate delle nuove analisi per escludere qualsiasi tipo di ripercussione. Il dirigente, infatti, non ha nascosto che i numeri relativi al contagio da tubercolosi possano essere destinati ad aumentare, perché la cosiddetta “finestra d’incubazione” della tubercolosi risulterebbe ancora aperta.