mercoledì, Aprile 16, 2025

Sulle tracce di Aldo Moro. La relazione del senatore Flamigni in commissione Moro (9 dicembre 2014). Terza parte


La relazione Flamigni in Commissione Moro

Sergio Flamigni, nella relazione depositata in commissione parlamentare il 9 dicembre 2014, descrive i vari passaggi consumati – negli Stati Uniti  – dal governo americano, durante la presenza ufficiale della delegazione italiana. Nel continuare il suo racconto il senatore Flamigni afferma: “Il concetto era molto chiaro. Ma chi aveva passato la notizia al “New York Times” aveva voluto essere chiaro fino in fondo. E il giornale fu così in grado di scrivere che Kissinger da alcune settimane era preoccupato, e che non perdeva occasione per ripetere a ospiti stranieri che la prospettiva di un crollo dell’economia in alcuni paesi dell’Occidente europeo lo angustiava anche perché avrebbe favorito come primo caso in Italia “l’ingresso dei comunisti al potere”. Era preoccupato al punto, avevano spiegato al “Times” alcuni funzionari del Dipartimento di Stato, che il tono duro usato dal presidente Gerald Ford nei confronti dei paesi produttori di petrolio in un recente discorso tenuto a Detroit, era dovuto al timore che la crisi economica portasse, soprattutto in Italia, “alla liquidazione dell’attuale sistema politico”. Che Kissinger manifestasse i suoi timori a uomini di Stato amici, lo confermava una intervista rilasciata alcuni giorni prima al quotidiano israeliano “Maariv” dal primo ministro d’Israele Itzhak (izak) Rabin, appena rientrato a Tel-Aviv dagli Stati Uniti, «Partendo dal rincaro crescente del costo del petrolio, Rabin aveva affermato che diverse personalità americane gli avevano fatto presente «il serio pericolo di un governo comunista in Italia e in altre nazioni europee”» Parlare di governo comunista italiano nel 1974 era fuori dalla realtà e contribuiva ad agitare uno spauracchio inesistente che mirava a ottenere il ricorso a misure segrete di tipo cileno da attuare in Italia per screditare la politica di Moro, che invece si proponeva di allargare la base sociale dello Stato repubblicano attraverso il confronto democratico. Il quotidiano romano di destra “Il Tempo” il 28 settembre scrisse: «Il “New York Times” rileva che il segretario di Stato Kissinger avrebbe espresso la sua apprensione per una presa di potere comunista in Italia, nell’incontro della settimana scorsa con i leader congressuali sulle attività della Cia». In tale riunione, precisa ancora il giornale, egli avrebbe difeso la necessità di un’azione segreta del controspionaggio americano malgrado le critiche conseguenti alle sue attività in Cile, «perché se l’Italia diventasse comunista, si direbbe che gli Stati Uniti non hanno fatto abbastanza per salvarla”. Dopo l’arrivo della delegazione italiana a Washington, Kissinger nel corso di un tesissimo colloquio ribadì con durezza al ministro degli Esteri Moro l’assoluta malgrado le critiche conseguenti alle sue attività in Cile, «perché se l’Italia diventasse comunista, si direbbe che gli Stati Uniti non hanno fatto abbastanza per salvarla». 9 contrarietà dell’Amministrazione americana a qualsiasi apertura democristiana al Pci, ventilando la revoca di ogni aiuto americano all’economia italiana nel caso la Dc fosse venuta meno alla tradizionale chiusura anticomunista. E tra moniti e divieti, in sostanza il segretario di Stato americano minacciò per l’Italia uno sbocco di tipo cileno. Lo stesso Moro subì minacce dirette ed esplicite, al punto che lo stress nervoso l’indomani gli provocò un malore all’interno della chiesa newyorkese di Saint Patrick”.

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