Il primo ministro del Sudan Abdalla Hamdok ha annunciato le sue dimissioni. La decisone di Hamdok alimenta ulteriormente la crisi nel Paese. Il potere tornerà immediatamente ai militari, che lo avevano conquistato con un colpo di Stato lo scorso 25 ottobre. Hamdok, che era stato arrestato durante il golpe e un mese dopo reintegrato grazie ad un accordo con i militari, ha affermato che ci sono troppe divergenze tra i civili e le forze militari.
Sudan: si è dimesso il primo ministro
“Ho fatto del mio meglio per tentare di impedire al Paese di precipitare verso il disastro”. Con queste parole il primo ministro del Sudan, Abdalla Hamdok, ha annunciato le sue dimissioni. Nel giustificare la sua decisone, Hamdok ha sottolineato le divergenze tra le componenti di transizione civile e militare. “Nonostante tutto ciò che è stato fatto per realizzare l’accordo desiderato e necessario per adempiere alla nostra promessa di sicurezza, pace, giustizia e fine dello spargimento di sangue, l’obiettivo non è stato raggiunto”, ha affermato Hamdok. Il premier sudanese ha poi messo in guardia da una “svolta pericolosa”, che rischia di minacciare la sopravvivenza stessa del Paese africano, a meno che non vi sia un cambiamento. Per il premier, ora è necessario elaborare una “carta nazionale” e “una road map” volte a completare la transizione del Sudan verso la democrazia.
Cos’è successo in Sudan?
Lo scorso 25 ottobre in Sudan si è verificato un colpo di Stato militare. Il primo ministro Abdalla Hamdok era stato arrestato. Poi il 21 novembre Hamdok era stato reintegrato grazie ad un accordo firmato con il generale Abdel Fattah al Burhan, che aveva guidato il golpe. L’accordo prevedeva che Hamdok avrebbe dovuto guidare un governo formato da tecnici civili e militari fino alle nuove elezioni, previste per il luglio 2023. Ora, con le dimissioni di Hamdok il potere tornerà immediatamente nelle mani dei militari, aggravando ulteriormente la crisi nel Paese.
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