Save the Children ha confermato la morte di due operatori del suo staff nella strage in Myanmar. Compiuta dall’esercito, alla vigilia di Natale e che ha causato la morte di oltre 30 persone su un’autostrada nello stato di Kayah. Dove i ribelli democratici hanno combattuto i militari.
Strage in Myanmar: cosa è accaduto?
Il Myanmar è nel caos. Da quando l’esercito ha rovesciato il governo eletto del premio Nobel Aung San Suu Kyi. A febbraio. Accusando di frode le elezioni vinte dal suo partito. Da allora circa 1.300 persone sono state uccise da parte delle forze di sicurezza. Nell’ultimo massacro della vigilia di Natale dozzine di abitanti del villaggio sono stati fucilati. E i loro corpi bruciati in massa. Da allora i due operatori di Save di Children entrambi neo-papà, erano stati denunciati per la scomparsa. Ma oggi l’Organizzazione ha confermato che fra i corpi carbonizzati vi erano anche quelli dei due membri dello staff.
Dolore e sdegno da parte dell’Organizzazione umanitaria
Save the Children, che ha circa 900 dipendenti in Myanmar, ha affermato di aver sospeso le operazioni nello stato di Kayah e in diverse altre regioni. Inger Ashing, amministratore delegato di Save the Children, ha dichiarato: “Questa notizia è assolutamente terrificante. La violenza contro civili innocenti, compresi gli operatori umanitari, è intollerabile. E questo attacco insensato è una violazione del diritto umanitario internazionale. Siamo scossi dalle violenze perpetrate contro i civili e il nostro personale, che è impegnato in attività umanitarie. Sostenendo milioni di bambini bisognosi in tutto il Myanmar”. Mentre il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, Martin Griffiths, si è detto inorridito dalle notizie e ha chiesto al governo di condurre un’indagine.
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