Alberto Guarneri Cirami, scrittore agrigentino, che vive e lavora a Caltagirone (CT), ha pubblicato alcuni anni fa con il gruppo Albatros- Il Filo, Il sortilegio della nebbia.
È una storia di famiglia raccontata in occasione della morte di Maria dal figlio Roberto.
Il sortilegio comincia con la nebbia di Castelfosco che accompagna l’agonia di Maria e finisce con il diradarsi dello stesso e della nebbia per il venticello gelido di Punta Bianca.
Nebbia come barriera tra il sé e il resto del mondo, come solitudine dell’uomo, come consapevolezza di morte al trascorrere della vita.
Il sortilegio della nebbia agisce sul protagonista relegandolo ad un mondo di sogni, ad un’incapacità di azione che si impadronisce della sua vita, che ricopre di polvere i mobili della sua casa come in un presagio di lutto.
Una nebbia che nasconde ai nostri occhi ciò che non vogliamo vedere: il dolore, il mistero.
La nebbia che è prigione per Maria, madre di Roberto, che lascia Punta Bianca per seguire il marito a Castelfosco e che la priva della vecchiaia, croce e delizia per ogni uomo, a causa di una malattia.
Il Cirami sceglie la nebbia come metafora di una vita che non decidiamo quando rimandiamo le scelte, quando il pensiero domina sull’azione e la vita diventa poesia ad opera di un sortilegio.
Le descrizioni e le parole usate dal Cirami sono poesia, la nebbia è magia e il fuoco della passionalità insito in tutti i personaggi del romanzo diventa un meraviglioso gioco di luci rinfranto sui vetri delle finestre dei palazzi dietro cui si celano i nostri drammi.
I personaggi del romanzo vengono individuati dal lettore che per comprenderne le vicissitudini li fa emergere dalla nebulosa che li condanna all’esclusione e al fallimento.
Un libro poetico calato nelle logiche della realtà che non idealizza neppure chi muore e non condanna chi agli occhi del mondo sbaglia. Il bene e il male dimorano in ogni individuo.
Tocca adesso ai lettori l’immersione nella magia della nebbia…