mercoledì, Aprile 16, 2025

Scuola SMS Fabriani: un viaggio nel sentire un gesto

La scuola secondaria di I grado SMS Fabriani del omnicomprensivo Magarotto è un viaggio nel sentire un gesto! Ho sentito un soffio e veniva dalla tua mano o forse mi ero perso nei tuoi occhi, così in profondità che ho visto parlare il tuo cuore. Così in profondità che la dispersione della tua anima divenne manto e suono.

Scuola SMS Fabriani è un viaggio nel sentire un gesto?

Sono arrivato alla scuola SMS Fabriani e ho visto vibrare una speranza. Ragazzi adolescenti e ragazzi un soffio più grandi pronti a misurarsi con i suoni della vita. La sordità è un sentiero feroce! Può metterti in un angolo e renderti ombra. Ma alcune volte le persone sanno andare oltre. Sanno prendere per mano la difficoltà e renderla forza. Questo è ciò che fanno i miei due interlocutori: la Professoressa Marianna Pardi docente e Carlo Wialletton assistente alla comunicazione. Spiego un po’ di cose del mio giornale e di cosa vogliamo fare con l’intervista. Ma soltanto ora che scrivo mi rendo veramente conto di dove sono stato. Di quanta bellezza c’è in queste persone e di quanta dolcezza devono saper trasmette. Potente è l’anima umana quando si lascia toccare dall’amore e dalla speranza. Così ora mi ritrovo a scrivere di anime e gesti, di sguardi e sospiri, ma purtroppo lo devo fare da pennivendolo, spero solo di non essere una quercia nel deserto.

Scusate la domanda banale ma almeno le prime due sono convenzione. Che cos’è la scuola secondaria di I grado SMS Fabriani del omnicomprensivo Magarotto?

Pardi: “L’istituto è l’unica scuola statale in Italia che accoglie, per tutti gli ordini di scuola studenti sordi e utenti – è un’inclusione al contrario. Quando sono state chiuse le scuole speciali – è stata l’unica scuola a restare aperta, accettando all’interno alunni udenti. Con la prerogativa però, che la didattica e le strategie metodologiche fossero più inclini verso gli alunni sordi“.

Arrivando qui oggi ho visto le due parti della scuola, una parte dedicata all’insegnamento adolescenziale una parte dedicata alle superiori.

Pardi: “Noi abbiamo anche una scuola dell’infanzia e una scuola primaria, oltre ad una sede a Torino e abbiamo il convitto“.

(Sono stato sciocco e poco attento, la presenza del convitto è qualcosa di estremamente importante. Li dentro ci abitano alcuni di questi ragazzi e io mi sono fatto sfuggire la domanda. Spero che gli dei del giornalismo non siano adirati… speriamo di poterla recuperare in qualche modo).

Cos’è la lingua dei segni?

Wialletton: “La lingua dei segni è un metodo di comunicazione usato da sempre dalla comunità sorda. In questo caso, a scuola è usato anche da professori e allievi udenti. Quindi è una metodologia bilingue. Si parla e si segna allo stesso contesto“.

Pardi: “E’ il nostro punto d’incontro, quindi laddove l’alunno sordo non può, per ovvie ragioni ascoltare, comunque partecipa attivamente a tutte le attività educative, ricreative, ludiche allo stesso modo dei compagni“.

Sono due mondi che si incontrano e interagiscono, senza nessun problema. Convivono perfettamente! E’ sicuramente qualcosa di ancestrale prima che l’uomo scoprisse il linguaggio o una lingua usava i gesti, può essere rassicurante un linguaggio così basico?

Pardi: “Sì certamente! Non solo l’espressione del volto, ma anche il nostro modo di strutturare il nostro corpo. Insomma, sono messaggi che comunque da sempre utilizziamo anche inconsapevolmente, quindi Assolutamente sì“.

Wialletton: “Una volta era chiamato linguaggio mimico gestuale o LMG. Nell’arco del tempo e delle ricerche si è trasformata in una vera e propria lingua. Perché la lingua dei segni ha una sua struttura, la sua sintassi, una sua grammatica, quindi si“.

Quindi potremmo dire che è la lingua più antica dell’uomo?

Pardi: “Probabilmente sì senza saperlo“.

Quindi la gestualità, le espressioni, l’elasticità dei movimenti e la mimica facciale portano con sé una lettera o un concetto. Cosa avete notato nell’impatti emotivo dei ragazzi? Si sentono parte del loro mondo o del mondo in generale? Come interagiscono le due comunità?

Pardi: “All’inizio ovviamente c’è sempre un po’ di difficoltà da parte degli alunni udenti che non hanno mai avuto un contatto con la sordità. E’ una lingua però che incuriosisce molto! Le mani danzano nell’aria, i nostri volti assumono sfaccettature e sfumature diverse, quindi i ragazzi, soprattutto i più piccolini sono molto incuriositi, soprattutto perché a quest’età sono vere spugne. In brevissimo tempo imparano a comunicare… poi c’è proprio la necessità di comunicare quindi, in qualche modo, per arrivare al compagno sordo una strategia devono trovarla. E allora che trovano un mondo in un unico mondo“.

Wialletton: “Una volta che conoscono il mondo si rendono conto che i ragazzi sordi sono come loro. Vedo un aumento di sensibilità cosa che all’esterno purtroppo si perde“.

Se questo fosse natura comune per tutti – è possibile che questo tipo di sensibilizzazione possa portare ad un rapporto generalizzato molto più semplice, unendo di fatto mondi diversi?

Pardi: “Assolutamente sì, Anche perché i ragazzi piccolini scoprono che non siamo tutti uguali, che ci sono delle differenze, delle difficoltà nell’approccio all’altro, chiunque esso sia“.

È una lingua che dovrebbe essere insegnata universalmente come abbattimento delle barriere sociali?

Pardi: “Sarebbe bellissimo. Anche perché ricordiamo che la LIS, la lingua dei segni, non è utilizzata soltanto in ambito della comunità sorda. Spesso è anche terapeutica per altre situazioni di disagio, di difficoltà e quindi perché no? In questo modo si aiuterebbero anche tanti udenti. Magari ad accedere a servizi che non sempre riescono a soddisfare le richieste della comunità sorda“.

Wialletton: “Ad esempio: le ricerche hanno dimostrato che è utile per i ragazzi autistici o i ragazzi con la sindrome di Down. Cioè, ricordiamo che comunque è una vera e propria lingua. Una ricchezza! Ogni bambino che non conosce la lingua dei segni la dovrebbe apprendere“.

C’è un interessamento concreto da parte delle istituzioni, nel supportare il vostro impegno o è lasciato in mano agli uomini di buona volontà?

Pardi: “Diciamo che come in tutte le cose si potrebbe fare molto di più e speriamo che ciò avvenga. Però mi sento di dire che l’impegno personale dei miei colleghi e degli assistenti è un impegno che va al di fuori, a volte del puro ambito lavorativo“.

Wialletton: “Io aggiungo che le istituzioni, non solo con la nostra scuola, ma con le scuole in generale, potrebbero fare molto di più. Ad esempio, riferito alla domanda di prima se insegnarlo nelle scuole, dico che si dovrebbe fare fin da piccoli. La prima realtà a cominciare questo percorso è la Sicilia. Spediamo che si espanda in tutta Italia“.

Il vostro impegno è importantissimo! Ovviamente ne stiamo parlando proprio perché struttura e il veicolo i ragazzi a condividere mondi ed esperienze. In quest’ottica credete che debba essere messa più in ritardo da parte dei media?

Pardi: “Diciamo che negli ultimi anni tanto è stato fatto. Sanremo accessibile, Zecchino d’Oro accessibile. Insomma, tante cose sono state fatte. Anche gli stessi telegiornali o nelle interviste, spesso c’è l’interprete in lingua dei segni. Quindi tanto è stato fatto, ma tanto ancora se deve fare. Per esempio, Una delle nostre difficoltà è portare spesso i ragazzi al cinema per visionare film italiani, questo perché non sono sempre sottotitolati. Dobbiamo cercare sempre dei film stranieri. Insomma che presentano la sottotitolatura. Ci sono degli aspetti dove ancora facciamo difficoltà ad accedere“.

Ma per questa situazione non ci sono dei trattati medico-scientifici-psicologici che tentino di far capire alle istituzioni o anche a noi giornalisti, quanto sia importante far coesistere queste due realtà?

Pardi: “Forse la comunità sorda non è molto estesa, quindi forse ha poco poca voce“.

Wialletton: “All’interno ci sono dei conflitti tra oralisti e segnanti. Poi ricordo che in Italia arriva sempre tutto dopo. La LIS è stata riconosciuta nel 2021 ultimo paese d’Europa. Il Sudan del 1954, questo dice tutto“.

L’impatto dei ragazzi sordi con la musica? Qual è il loro impatto? Cosa in realtà riescono a percepire?

Wialletton: “La maggioranza dei bambini sordi non è interessato alla musica se non hanno almeno un piccolo residuo di ricordo percettivo. Non la considerano proprio“.

Pardi: “Molto dipende anche dal grado di sordità“.

Ma anche in questo caso non c’è qualcosa di ancestrale che riguarda i ritmi? Per esempio qualcosa che ti puoi portare dentro e sentendo la vibrazione di un ritmo o di un basso che comunque ti fa elaborare un suono?

Wialletton: “Sì, però loro sentono comunque un rumore. Ad esempio, negli spettacoli spesso viene usato il palloncino, che subendo le vibrazioni della musica si muove e quindi il ragazzo sordo riesce a capire più o meno l’intensità“.

Vorrei raccogliere il rumore del silenzio e farlo esser tempo. Ma in questo mondo oltre ad essere un pennivendolo nulla di più posso offrire. Ho imparato a sentire il rumore dei cuori, delle anime e degli sguardi e spesso, queste cose lasciano segni dentro. Spero di rivedervi presto… magari abbracciati ad un premio speciale, magari sempre con la vostra speranza di avere un mondo diverso. Vi offrirò da bere e mi racconterete vecchie storie di ragazzi cresciuti capaci di sentire i segni che gli avete insegnato. In bocca al lupo per tutto!

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