Chi è appassionato di serie tv poliziesche, dove le indagini vengono risolte grazie agli scienziati del reparto della scientifica, si domanda spesso come si svolgono le indagini nella realtà. É inevitabile per i profani, chiedersi se le tecniche che si vedono nei drammi polizieschi siano frutto di fantasia. Ebbene, ne abbiamo parlato con uno dei massimi esperti in questo campo il Dott. Salvatore Spitaleri, di Milazzo. Ex RIS (Reparto Investigazioni Scientifiche) ed ex luogotenente dei carabinieri, figura apicale dei sottoufficiali. Perito chimico laureato in biologia, il Dott. Spitaleri ha fatto un’esperienza formativa nel reparto chimica del RIS per 5 anni tra esplosivi e sostanze incognite.
Salvatore Spitaleri e i casi impossibili
Salvatore Spitaleri ha maturato una formazione che è servita per le indagini sul campo che hanno contraddistinto la sua brillante carriera. Passato poi al reparto di biologia molecolare, dopo la scoperta del DNA nel 1997, ha lavorato per 20 anni nell’ambito delle ricerche per il RIS di Messina sui casi delittuosi di Sicilia e Calabria. Vent’anni di sopralluoghi: fiutando, cercando e trovando indizi che hanno potuto risolvere casi impossibili. Da una chiacchierata e una passeggiata è nata questa intervista. “La formazione sul campo – ci dice – è fondamentale in questo lavoro. Perché le indagini non si possono fare in laboratorio solamente analizzando una provetta di sangue”.
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Il CIS: Centro investigazioni Scientifiche – indagini forensi
Oggi, dopo la pensione, Salvatore Spitaleri lavora nel settore privato come consulente e non ha timori a confrontarsi con professionisti anche illustri nelle aule dei tribunali. Cosa che avviene quando portando le prove, dà voce, inseguendo la verità, a tanti crimini rimasti ingiudicati o archiviati o erroneamente imputati ad innocenti. Numerosi infatti sono già all’attivo i “cold case” trattati a distanza di anni. Al fianco del direttore del CIS, il Dott. Luca Chianelli, criminalista, esperto balistico e Professore di Genetica forense all’Università di Roma “Tor Vergata”. “Conoscevo già il Dott. Chianelli, il quale mi ha proposto di entrare nel CIS quando sono andato in pensione. A lui mancava un biologo nel suo team – dice ancora Spitaleri – e poi conosceva il mio modo di lavorare, in tanti casi al RIS di Messina abbiamo avuto modo di confrontarci.”.
Salvatore Spitaleri: serve l’onestà intellettuale per svolgere questo lavoro
Il Dott. Salvatore Spitaleri si è trovato a lavorare come membro del CIS sia in veste di tecnico nominato dalla procura che come tecnico nominato dalla difesa. Una cosa lo contraddistingue: l’onestà intellettuale nel trattare i casi, ama il suo lavoro e ci mette la faccia nel farlo. Ci racconta che ha sempre inseguito e ricercato la verità nei fatti. Così facendo ha messo in secondo piano l’aspetto economico pur di essere coerente con se stesso ed oggettivamente corretto nelle indagini.
Il tragico caso di Viviana e Gioele la vede protagonista nel cercare la verità. Da chi è stato nominato?
“Come CIS siamo stati nominati io e il Dott. Luca Chianelli, criminalista, persona serissima e competente. Siamo consulenti per l’avvocato dei genitori di Viviana. Noi siamo subentrati nel momento in cui è stata fatta l’autopsia sui resti del bambino. Non contenti dei rilievi abbiamo fatto richiesta di altri accertamenti sul pilone per verificare se c’erano impronte e tracce di DNA”.
Che tipo di accertamenti avete richiesto e a cosa servivano?
“Il sopralluogo deve essere fatto bene altrimenti si rischia di pregiudicare completamente tutti gli accertamenti. E se non si portano prove valide in laboratorio non c’è niente su cui lavorare. Abbiamo richiesto che il pilone fosse avvolto. Eravamo ormai ad ottobre, i corpi erano stati trovati prima che cominciassero le piogge, quindi se c’erano tracce di sangue si erano perse. L’unica cosa che potevamo trovare sul pilone erano tracce di grasso sebaceo, non essendo solubili si possono trovare anche a distanza di tempo. Per rilevarle si usa la tecnica che è utilizzata per le impronte digitali: cianoacrilato, quello dell’attak per intenderci. É una sostanza che si nebulizza a caldo, ed è pericolosa perché va a polimerizzare dove ci sono sostanze acquose. Si forma lo strato bianco, come succede con l’attak e si possono rilevare le impronte che hanno una matrice di acqua e sebo”.
Come è stata utilizzata questa tecnica sul pilone?
“Su nostra richiesta la polizia scientifica che si occupa del caso ha avvolto il pilone con dei teli ed si è intervenuto con la tecnica del cianoacrilato. Si è provveduto a coprire il pilone perchè la tecnica solitamente si fa al chiuso. Nello specifico si è eseguita la stessa procedura delle rilevazioni di impronte da macchine o vetri, dove le impronte non possono essere rilevate con il pennellino. Nonostante i mesi passati si sono trovate delle impronte ad un’altezza tra i 160 e i 230 cm. Purtroppo non si è potuto individuare l’appartenenza delle impronte. Certo a quell’altezza in piena campagna di chi potevano essere? Comunque, siccome i dettagli delle impronte non si vedevano, ed era troppo poco il rilevamento per estrarre il DNA, non si è potuto trovare un riscontro”.
Le indagini sono quindi ad un punto morto?
“La procura ha nominato un’ entomologo perché hanno repertato le larve trovate, ora l’entomologo dovrà stabilire se le larve trovate indicano che il corpo è stato spostato. Perché nelle larve avviene un’evoluzione e si trasformano, ci sono 3 fasi. Non si può dire che il corpo è stato spostato perché sono mere supposizioni, i dati scientifici ci danno la prova dei fatti, tra l’altro dallo stomaco di una larva si può ricavare il DNA di una vittima di cui si sono nutriti gli insetti”. Continua ancora Salvatore Spitaleri:” Anche da una larva morta si può estrarre il DNA, ma non è possibile dopo tanti mesi trovare prove di questo tipo. Non si può asserire che il corpo è stato spostato sulla base di niente.”.
Ma la procura ha nominato anche altri esperti per cercare tracce sui resti?
“Certamente, la procura ha nominato un veterinario forense ed una biologa di analisi genetica sugli animali. Questi hanno campionato i vestiti e tamponato le parti sui corpi per vedere di risalire dalla saliva al tipo di animale che li ha attaccati. Ma sui resti del corpo del bambino si può accertare solo gli ultimi animali, non l’animale che eventualmente lo ha ucciso. Ma siamo nel campo delle ipotesi – chiarisce Salvatore Spitaleri – perchè il bambino potrebbe essere morto per una caduta e in seguito più animali lo hanno attaccato. Quando un corpo viene trovato subito si può stabilire dalla saliva quale animale lo ha ucciso o se la vittima era già morta. In questo caso non si potrà mai essere certi della fine di questo povero bambino, visti i pochi resti trovati.”.
Chiediamo ancora a Salvatore Spitaleri: “Ma una traccia biologica dopo 48 ore non è più utilizzabile?”
“No, una traccia biologica è sempre utilizzabile, l’unico pericolo è l’umidità perché l’acqua insita sulle tracce biologiche crea delle formazioni di colonie batteriche, microbiche e muffe. Invece se le tracce si seccano, quindi se vengono asciugate non si sviluppa niente. É il principio della salamoia e della conservazione delle marmellate. L’acqua non si elimina ma viene impegnata in un’altra reazione. Nei casi di essiccazione le poche cellule si trovano annegate dalla poca acqua all’interno delle ossa, ad esempio, protette dall’attacco dei batteri se non si è in presenza di muffe e batteri anche su ossa vecchie di centinaia di anni, anche con i fossili si può estrarre il DNA. Bisogna essere abituati a lavorare con le microtracce.”.
L’avvocato del marito di Viviana parlava di apparecchiature particolari che la procura non ha provveduto ad usare, a cosa si riferiva?
“Sicuramente si riferiva al laser scanner. Ma nel caso in questione non si può usare perchè è necessario che la scena del crimine sia vergine, non inquinata. Trattasi di un apparecchio fotografico che fa riprese a 360 gradi ad altissima risoluzione e a distanza di tempo si può accedere alla scena e rivedere i particolari. Ma non è automatico che trovando la traccia trovi un risultato, perché bisogna saperci lavorare con queste tracce che sono al limite del possibile. Parliamo di microtracce, non tutti sono capaci di lavorare in queste situazioni, bisogna aver sviluppato esperienza ed essere portati per farlo”.
Di questa faccenda, alla fine che cosa si può dire?
“Questa faccenda non è alla fine perché non abbiamo tutti gli elementi oggettivi o oggettivabili che ci consentono di avere un quadro. Non abbiamo accesso agli atti quello che sappiamo è perché abbiamo assistito alle analisi ma non abbiamo possibilità di intervistare i testimoni. I tecnici di parte, i consulenti, possono solo assistere, se consentito, quando sono accertamenti irripetibili, possiamo fare delle segnalazioni, ma è la polizia su delega del magistrato che ha il mandato a condurre le indagini.”.
Voi come CIS non potete indagare?
“No, noi abbiamo fatto il sopralluogo, i nostri rilevamenti, abbiamo cercato di verificare le vie di fuga e ci siamo fatti le nostre idee. In un secondo tempo potremo fare le nostre indagini, adesso non abbiamo i fascicoli per incrociare tutti i dati, contattare i testimoni e lavorare diversamente sul caso. Io credo che il caso verrà archiviato. Se ciò accadrà noi avremo modo di accedere ai fascicoli ed iniziare a lavorare su quello che hanno fatto i consulenti della procura. Potremmo anche contestare l’archiviazione se a nostro avviso quello che c’è nel fascicolo denota delle carenze in certe indagini”.
Lei lo crede o ne è certo che verrà archiviato?
“Ma, al momento siamo sempre nel campo delle ipotesi. Siamo abituati ad essere pragmatici e a restare con i piedi per terra. Noi come tecnici ci esprimiamo solo quando abbiamo prove concrete. Nel CIS siamo un gruppo con vari esperti nei vari settori, non c’è nessun tuttologo. É un lavoro di squadra, dove il lavoro di uno viene visionato da tutti gli altri, perché ogni fatto analizzato e spiegato deve essere inattaccabile sotto ogni profilo. Di recente abbiamo salvato una persona condannata a 22 anni di carcere. A me dispiace quando succede di dover ribaltare il lavoro fatto da altri professionisti , ma una persona innocente condannata non fa onore alla giustizia, è la verità che deve vincere. Noi l’abbiamo dimostrato scientificamente con tanto di foto e prove e il giudice non ha potuto fare a meno di assolverlo.”.
to be continued…