Salvatore Quasimodo nasce a Modica, nella provincia di Ragusa, il 20 agosto 1901. La sua infanzia, segnata dalla precarietà e dalla povertà è rievocata in raccolte poetiche quali “Acque e terre” (1930) e “Oboe sommerso” (1932). L’infanzia trascorsa in Sicilia, il ricordo dei propri genitori ed amici che, si rivelano come figure ormai lontane nel tempo.
Salvatore Quasimodo era anche appassionato dei classici greci, tant’è che ne è stato traduttore. Nel 1940 viene pubblicata la traduzione dei Lirici greci.
La Vita di Salvatore Quasimodo: tra guerre ed instabilità
Trascorre la sua adolescenza in un periodo non esattamente florido e pacifico. Infatti, è adolescente negli anni in cui era in corso il primo conflitto mondiale. In tale contesto, bellico e precario, egli provvede da autodidatta alla sua formazione. Nel 1916 inizia a scrivere, compone i suoi primi versi. A poco a poco emerge il suo spirito poetico. Si delineano i tratti basilari che accompagnano la sua produzione letteraria, ammantata da un sentimento di malinconia e distacco.
Negli anni che seguono, sino al secondo dopoguerra, non cesserà mai di produrre, scrivere e lasciarsi ispirare. Alla fine degli anni ’40 è infatti, ormai, un poeta affermato e riconosciuto. Al termine del periodo bellico, dopo il 1945, i suoi scritti (composti durante la guerra) iniziano ad essere pubblicati. Circolano, ottenendo maggiore visibilità.
Profondamente toccato dall’esperienza trascorsa, avverte il bisogno di abbracciare la politica. Nel 1947, nell’ambito della poesia “Giorno dopo Giorno“, si avverte in maniera evidente il suo avvicinamento ad un genere di poesia, come dire, più impegnata.
In essa, infatti, ricalca l’importanza di una poetica che esprima impegno politico e sociale. Insomma, una poetica che riproducesse, in qualche modo, la realtà contemporanea.
Ed è subito sera: simbolo della poesia ermetica
Salvatore Quasimodo è l'autore di questa celebre poesia, conosciuta in tutto il mondo come il simbolo della poetica ermetica. "Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera". Si tratta di una poesia molto breve. In soli tre versi, l'autore con la straordinaria forza che evocano le parole, riesce a produrre una riflessione sulla condizione umana. La forma breve del componimento è funzionale allo scopo. Chi legge, si sente subito coinvolto. Si comprende, senza troppa fatica, il senso profondo che si cela dietro alle parole scelte, con cura estrema. L'ermetismo, di cui Salvatore Quasimodo è uno dei massimi esponenti, si basa proprio su questo principio. In poche parole condensa una verità dura da accettare: l'inesorabile solitudine cui l'essere umano è condannato, nella sua esistenza sulla Terra. Un potere comunicativo molto efficace. Poche parole ricche di un significato inequivocabile, che colpiscono nel segno.
Il premio Nobel per la leteratura
Il 10 Dicembre 1959 il vincitore del Premio Nobel per la Letteratura è proprio l’italiano Salvatore Quasimodo.
In seguito a tale riconoscimento, il più importante di tutti, Quasimodo diventa celebre a livello mondiale ed i suoi testi circolano su scala globale, conoscendo ampio apprezzamento e riconoscimento. Al medesimo, tempo, come sempre accade in questi casi, fu anche oggetto di aspre critiche. Critiche per via di semplice invidia o incomprensione della sua poetica, apparentemente semplice ma molto profonda.
Un talento innato quello di Quasimodo, che riesce a rievocare con poche parole, vere emozioni. Sentimenti che accomunano l’intera umanità, valicando barriere di genere, religione e lingua.
A partire da questo fortunato evento, i suoi testi vennero tradotti in molte lingue straniere, iniziarono a circolare tra le Università di tutto il mondo, tra i circoli culturali, convegni e conferenze.
Ultimi anni e morte
Dopo il Premio Nobel, nel 1960 riceve una Laurea Honoris Causa all’Università di Messina. Riceve poi, una Laurea Honoris Causa all’Università di Oxford, nel 1967.
Prestigiosi riconoscimenti che accrescono la sua fama mondiale.
Nel 1966 vede la luce la sua ultima raccolta di poesie “Dare e Avere”.
Il 14 giugno 1968 un ictus non gli lascia scampo. Si trovava ad Amalfi, presiedeva una giuria per un premio di poesia.
Oggi riposa a Milano, preso il Cimitero Monumentale.