Ricchezza per tutti? Non siamo troppo ottimisti, a fantasticare troppo si rischia di stringere un nulla di fatto tra le mani. Sarebbe sufficiente, in effetti, ambire all’equità. Combattere le eccessive differenze in termini di possibilità economica è una battaglia ardua e dal risultato perennemente dipendente dall’ignoto. Infatti, sono molte e si susseguono ad un ritmo incalzante le proposte per arginare tale piaga sociale. Tuttavia, ben pochi sono i casi in cui si ha la possibilità di applicarne con successo il principio. Così, la situazione rimane intrappolata in una stasi pericolosa, dalla quale sembra non esservi una via d’uscita funzionale.
Ricchezza per tutti: disuguaglianza in che senso?
A livello mondiale, quando si parla di disuguaglianze si apre uno scenario spaventosamente dispersivo ed articolato. Le disuguaglianze si inseriscono nelle pieghe di ogni tessuto: dal sociale, all’economico attraversando le differenze di genere e quelle derivanti dalla religione. In questo caso, nello specifico, si parla di diseguaglianza in termini di ricchezza e reddito necessario per la sopravvivenza. Si passa, infatti, da un estremo all’altro. Le risorse sembrano concentrarsi tutte nelle mani di una ristretta élite, mentre per gli altri resta poco e niente. Purtroppo, coloro che malauguratamente non stringono tra le mani tali risorse si vedono privati di molte possibilità. Il futuro si costruisce sin dalla giovane età, ed è vero che ognuno, in qualche modo è l’artefice della propria fortuna. Tuttavia, chi si ritrova privo di mezzi è, conseguentemente, altresì privato della possibilità di provare a costruire tale fortuna.
Quando si osservano tali dati, ciò che lascia basiti è l’abisso che esiste, e persiste, tra chi possiede e chi non ha nulla. La ricchezza non si distribuisce equamente da sé, rimanere con le mani in mano nell’attesa che qualcosa di simile accada, è una gravosa perdita di tempo.
Le proposte per arginare le disuguaglianze
Le più celebri e diffuse forme di sussidio che si propongono a tal fine sono: il reddito di base, il lavoro garantito e l’eredità per tutti. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che si tratta di proposte che non si escludono a vicenda. Si tratta, invece, di una catena costruita da tre anelli complementari. Soluzioni valide, se solo si riuscisse a trovare il modo di applicarle alla realtà e che andrebbero distribuite in questo stesso ordine cronologico. Il reddito di base, infatti, garantisce un salario minimo evitando di versare in condizioni di completa povertà. Permetterebbe, inoltre, di evitare lo sfruttamento sul lavoro in quanto, assicurando un minimo salario, solleva chi ne ha bisogno da circostanze in cui la disperazione obbliga ad accettare qualunque genere di compromesso. Al fianco di tale misura, tuttavia, è necessario attuare un’ulteriore base di supporto. Si tratta del lavoro garantito: tutti hanno il diritto di trovare un impiego lavorativo, stipendiato nella giusta misura.
Riuscire nella realizzazione di un simile sistema implica la possibilità di ridurre notevolmente la percentuale di soggetti disoccupati, aprendo posizioni lavorative in particolar modo nel settore pubblico e delle associazioni. Si tratta di strumenti fondamentali che, concretamente, porrebbero un argine alle disuguaglianze in quanto risolleverebbero molte persone da una condizione di totale assenza di risorse.
Un’eredità per tutti?
In termini di pari opportunità, la proposta di ridistribuire quanto più equamente la ricchezza, assicurando un’eredità per tutti i giovani, non fa una piega. Una somma di denaro da utilizzare per poter completare gli studi senza essere costretti a rinunce e per investire sul proprio futuro. L’obbiettivo a lungo termine è quello di incrementare il potere di contrattazione. Elevando la posizione dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro, in particolare, permette di rifiutare proposte lavorative sconvenienti e rende possibile il sogno di comprare una casa e fare progetti più consistenti.