Si chiama Raffaella ha cinquanta anni ed è la prima paziente in Italia, una delle pochissime in tutta Europa, ad essere stata sottoposta ad un intervento eccezionale di micro chirurgia retinica al San Raffaele di Milano,il venti gennaio scorso.
Raffaella soffre di una rara patologia della retina che in maniera degenerativa l’ha portata in età adulta ad aver perso la vista.
L’operazione chirurgica, durata tredici ore, ha visto oltre che l’impiego dell’equipe di chirurghi e oculisti anche l’intervento di otorini.
Spiega infatti Raffaella che, oltre ad averle impiantato il microchip retinico alla base del nervo ottico, costituito da diodi che fungeranno da fotorecettori (ossia le cellule della retina deputate alla ricezione degli impulsi elettrici esterni) le è stato inserito un piccolissimo cavo che unirà il chip ad un dispositivo fresato internamente dietro l’orecchio ,della dimensione di una moneta da due euro.
Questo dispositivo dietro l’orecchio riceverà l’energia necessaria che trasmetterà attraverso un sottilissimo cavo interno al microchip retinico ,mediante un trasformatore esterno alimentato da batterie al litio ,che non resterà acceso ventiquattro ore su ventiquattro ma in maniera razionata.
Solo qualche giorno fa dopo un mese di convalescenza post operatoria e’ stato attivato l’impianto e se tutto andrà come prospettano i creatori della retina artificiale di retin Implant,dopo un lungo periodo di ‘riabilitazione’ in cui Raffaella dovrà imparare ad utilizzare il dispositivo, potrebbe acquisire fino ad un massimo di 0,058 diottrie, in bianco e nero, a fotogrammi e con effetto ‘tunnel’.
Tali aspettative, seppure possano sembrare poco risolutive per chi soffre di patologie oculari più o meno gravi, certamente pongono le basi per un futuro positivo per chi vuole credere nello sviluppo della scienza e della tecnologia e per chi ha bisogno di aggrapparsi alla speranza di un futuro più facile in cui le limitazioni visive siano solo un ricordo del passato. Persone proprio come Raffaella, che non hanno nulla da perdere, ma solo da recuperare e per giovani che da poco convivono con queste patologie visive ed hanno davanti a loro ancora una lunga vita che li renderà spettatori di tutte le avanguardie scientifiche che stanno imparando a conoscere nel presente come base di partenza.