“Ogni giorno, degli stati uccidono delle persone per punirli di vari crimini. A volte sono atti che non dovrebbero nemmeno essere considerati come delle infrazioni. In alcuni paesi, si puo trattare della scelta di un partner sessuale mentre in altri questo castigo è riservato agli atti terroristici e ai crimini. Alcuni stati ammazzano delle persone che non avevano ancora compiuto 18 anni al momento dei fatti. Altri infliggono la pena di morte ai malati di mente. Prima della loro esecuzione, i detenuti passano anni nel braccio della morte ignorando quando la loro ora verrà o se, per un’ultima volta, potranno rivedere la loro famiglia.”
Impiccagione, iniezione letale, decapitazione, fucilazione, lapidazione…
Nel 2016, sono state 1 032 le esecuzioni ufficialmente censite in tutto il mondo secondo le informazioni raccolte (fonti ufficiali, segnalazioni di condannati, di famigliari o di rappresentanti e organizzazioni locali) da Amnesty International. Tuttavia la cifra è da considerarsi molto inferiore alla realtà. Infatti è difficile ottenere dei dati concreti da paesi autarchici (Corea del Nord, Laos), paesi in cui le informazioni inerenti alla pena di morte sono classificate“segreto di stato” (Bielorussia, Cina e Vietnam) o dove è corso un conflitto (Yemen e Siria).
Tuttavia, a parità di fonti, questa cifra è in diminuzione del 37 % rispetto all’anno precedente che aveva riportato il numero più alto degli ultimi 25 anni. Cina a parte, 87% delle esecuzioni si sono svolte in solo 4 paesi. L’Iran (che rappresenta il 55% delle condanne censite), l’Arabia saudita, l’Iraq, il Pakistan e presumibilmente il Vietnam.
Negli Stati Uniti il numero di esecuzioni eseguite nel 2016 ammonta a 20 ed è il più basso mai registrato dal 1991. La diminuzione è purtroppo spiegata sia dal numero di appelli in giudizio (determinante è stata la sentenza Hurst) sia dalla difficoltà di reperire i prodotti chimici utilizzati per le iniezioni (le case farmaceutiche tra cui la Pfizer si rifiutano di venderli). Del continente americano, gli stati Uniti sono l’unico paese a mettere ancora in pratica la condanna a morte.
Difatti Il numero di paesi che hanno reso esecutive le sentenze è sensibilmente diminuito e due paesi (il Benin e il Nauru) l’hanno addirittura abolita per tutti i crimini portando a 104 il numero totale di paesi che hanno espunto la condanna a morte dalle loro costituzioni.
L’anno scorso, 3 117 processi hanno sentenziato una condanna a morte (contro 1 998 nel 2015) pertanto ci sono molto probabilità perché il rapporto annuale 2017 non riporti lo stesso ottimismo.