La notizia di questi giorni è che Elon Musk ha acquistato parte del pacchetto azionario di Twitter. La cosa ha suscitato la curiosità di tutti: che ci fa il magnate delle auto elettriche con un social network? Ma per un ricercatore dell’Università del Maryland, la vera domanda è: cosa ci ha fatto? Il Los Angeles Times riporta infatti la rivelazione di questo ricercatore, il quale sospetta che Tesla abbia usato dei bot su Twitter per aumentare il proprio valore in borsa. Alla faccia del successone commerciale!
Tesla ha usato i bot di Twitter per sfondare in borsa?
Il sospetto viene da David Kirsch, professore presso la Robert H. Smith School of Business dell’Università del Maryland. Con l’aiuto del suo assistente, Kirsch ha analizzato l’andamento del titolo della casa californiana in borsa (il cui ticker è TSLA) a partire dal 2013, quando cioè sono circolate le prime notizie di incendi di Model S. Nel giro di 75 minuti erano spuntati dal nulla otto account proprio la sera del 7 novembre, quando è apparsa la brutta nuova sulle berline flambé (e che aveva causato un tracollo del valore delle azioni). Nei sette anni successivi questi profili hanno pubblicato oltre 30 mila tweet, nella quale dichiaravano sfacciatamente amore per Tesla. Secondo Kirsch, questa attività piccola ma frenetica è stata sufficiente per segnare il destino del titolo borsistico del futuro. E proprio questa attività relativamente piccola ha fatto sorgere il sospetto che ci sia lo zampino dell’intelligenza artificiale. Questo, infatti, è il tipico modus operandi dei bot, dei profili “robotizzati” che circolano sulla piattaforma e spesso impiegati anche da alcuni stati per fare propaganda.
Un aiutino elettronico
Secondo Kirsch, la narrativa sui social media è l’arma più efficace per far alzare il titolo in borsa. Questo vale per tutti, ma il caso di Tesla è particolarmente sospetto. Lo stesso Elon Musk ha ammesso più di una volta che l’azienda ha rischiato la bancarotta più volte (molti analisti finanziari sostengono che avrebbe dovuto chiudere già dieci anni fa!), eppure ha potuto vendere azioni come se nulla fosse. Per Kirsch, è tutto merito della narrativa attraente che la società si è costruita su Twitter, e i bot potrebbero avere giocato un ruolo importante. Ad esempio, analizzando i tweet con l’hashtag “#TSLA” ha scoperto che il 23% di questi messaggi provengono da bot. Analizzando l’attività di 186 profili “robotici”, Kirsch ha scoperto che dopo la loro entrata in azione il titolo Tesla ha guadagnato il 2%. Manca però la “pistola fumante”, ossia la prova che questi profili siano effettivamente riconducibili all’azienda. Ma il loro contributo alla causa del costruttore è chiara. La Tesla in borsa vale di più che nell’economia reale (in finanza si chiama “mispricing”) ma resta da capire se sia stata la stessa Tesla ad auto apprezzarsi. Se fosse così, ci sarebbero gli estremi per un’accusa di manipolazione del mercato, che aprirebbe le porte del carcere a Musk. Lo stesso Musk che ha annunciato che non entrerà nel CdA di Twitter, dopo averne acquistato il 9%. Che abbia già sentito puzza di bruciato?
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