mercoledì, Aprile 16, 2025

Proteste in Myanmar: cronaca di un colpo di Stato

Continuano le proteste in Myanmar per il nono giorno conseguivo. In decine di migliaia sono scesi in piazza nelle città del Myanmar per le manifestazioni anti-colpo di stato. I nuovi governanti militari del paese hanno revocato le leggi a tutela della libertà e intensificato gli arresti di politici e attivisti.

Da cosa nascono le proteste in Myanmar?

Il Paese è sotto pressione da due settimane quando i soldati hanno arrestato Aung San Suu Kyi e destituito il suo governo. Così facendo i militari hanno posto la parola fine alla nascente democrazia birmana. L’esercito, ora al potere, ha intensificato gli arresti delle migliaia di persone coinvolte nel movimento di disobbedienza civile. Le manifestazioni pacifiche hanno riempito le strade dei grandi centri urbani ma anche quelle dei villaggi più isolati.

Le proteste pacifiche in Myanmar

Le proteste in Myanmar sono state finora essenzialmente pacifiche. Si sono osservate diverse marce di dissenso verso la nuova compagine governativa sia a Yangon che nelle città minori. I manifestanti vestiti di bianco portavano cartelli che chiedevano il rilascio dell’ex leader Aung San Suu Kyi e denunciavano la propaganda da parte delle stazioni televisive MRTV e MWD, gestite dallo stato. Quella di queste settimana è una delle più grandi proteste di strada nel corso degli ultimi 10 anni.


L’arresto di Aung San Suu Kyi


La nuova strategia della repressione birmana

Lo Stato Maggiore ha disposto la legge marziale: coprifuoco, blocco dei social networks, divieto di raggrupparsi in più di 5 persone e di tenere discorsi in pubblico. Gli agenti antisommossa sono stati dispiegati per le strade di Yangon e nella capitale Naypyidaw e avrebbero anche aperto il fuoco sui manifestanti.

I mandati di arresto

A due settimane dal golpe della giunta militare in Myanmar sono stati emessi gli ordini di cattura per i leader della protesta. A firmare i mandati di arresto è stato lo stesso capo dei militari, il generale Min Aung Hlaing. Lo stesso generale ha anche ordinato la sospensione della legge che, dal 2011, proteggeva i cittadini da arresti, perquisizioni e detenzioni arbitrari da parte delle forze di sicurezza. Nella lista delle persone da arrestare vi sarebbero sette nomi. Si tratta di personaggi di alto rango che si oppongono al governo militare attraverso i social, tra loro persone con alle spalle già molti anni di carcere durante la precedente dittatura militare. I militari avrebbero anche minacciato pesanti sanzioni contro chiunque darà loro rifugio o ne coprirà la fuga. La condanna, secondo la nuova legge, potrebbe arrivare fino ai due anni di carcere senza processo.

I rilasci di detenuti per creare instabilità

I militari hanno ordinato il rilascio di 23000 prigionieri al fine di creare paura nella popolazione. Tale azione governativa non è la prima volta che accade in Myanmar. Infatti già nel 1988 i militari avevano rilasciato molti criminali con lo scopo di generare scompiglio all’interno delle manifestazioni. E di conseguenza avere una giustificazione per effettuare delle azioni repressive nei confronti dei manifestanti. I militari hanno declamato la loro mossa come necessaria per la creazione di un nuovo stato democratico attraverso pace, sviluppo e disciplina. Disciplina che però la giunta militare birmana ha imposto attraverso la legge marziale in diverse città come risposta alle manifestazioni oceaniche che hanno inondato le strade del Paese.

Le minacce contro i giornalisti

L’esercito insiste sulla posizione che ha preso il potere legalmente. Perciò ha indicato ai giornalisti del paese di non riferirsi ad esso come a un governo che ha preso il potere con un colpo di stato. I militari hanno inviato un avviso ai corrispondenti esteri del Paese di non scrivere sui fatti in corso per non causare disordini nell’opinione pubblica. Il governo ha inoltre suggerito ai giornalisti di seguire una nuova etica dei media (etica ancora non specificata) mentre riferiranno sugli eventi nel paese.


Le sanzioni da parte degli Stati Uniti


Le reazioni del mondo alle proteste in Myanmar

Il colpo di stato è stato denunciato dai paesi occidentali. Gli Stati Uniti hanno annunciato delle imminenti sanzioni ai generali al governo e anche altri paesi stanno valutando altrettante misure. Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha chiesto ai militari di rilasciare tutte le persone detenute arbitrariamente e di restituire il potere all’amministrazione di Aung San Suu Kyi. Finora la nuova leadership militare del Myanmar è rimasta impassibile alle richieste internazionali.

Manifestazioni di solidarietà

Proteste di solidarietà sono state organizzate nella vicina Thailandia, sede di una grande comunità di lavoratori migranti del Myanmar. Anche negli Stati Uniti, in Giappone e in Australia ci sono molte manifestazioni contro il nuovo governo birmano. Ma i tradizionali alleati delle forze armate del Paese, ossia Russia e Cina, si sono dissociati da ciò. Poiché una presa di posizione è ritenuta da loro come un’ingerenza negli affari interni”del Myanmar.

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