Esiste una relazione tra il corpo e la mente. Il corpo è una macchina di cui si ha uno schema. La mente indica le funzioni superiori del cervello. La plasticità neuronale è la capacità di un organismo di modificare le proprie risposte. Rende il cervello capace di modificare la propria struttura nel corso del tempo rispetto all’esperienza.
Rapporto corpo-mente/psiche
Plasticità neuronale e psiche. Cos’è la plasticità neuronale e che legame esiste con la psiche?
Esiste una relazione tra il corpo e la mente. Il corpo è una macchina di cui si ha uno schema. Possiede funzione comunicativa. La mente indica le funzioni superiori del cervello. Ad esempio, la memoria e il ragionamento. Comprende le attività del linguaggio, dell’apprendimento, pensiero, emozione, sentimenti che sono la risposta a sintomi esterni. Ancora, la mente è considerata l’insieme delle attività psichiche che lavorano nella persona. La psiche è l’insieme dei processi mentali che definiscono la nostra personalità. Per comunicare con l’altro, è necessario estendere le sensazioni e le percezioni di stimoli.
Cervello e neuroni
La percezione è il modo in cui il mondo appare al cervello.
Il cervello è il luogo dove accadono queste attività e funzioni. Esso è una complessa formazione costituita da cellule e fibre nervose, e si trova nella parte alta del cranio. E’ parte del Sistema Nervoso Centrale (SNC), formato dai neuroni. Essi sono cellule nervose complete di corpo cellulare e fibre.
Qui avvengono le sinapsi, che sono strutture altamente specializzate. Esse consentono la comunicazione delle cellule del tessuto nervoso tra loro, o con altre cellule. Sono siti di contatto tra due neuroni.
I neuroni permettono la ricezione di stimoli e la conduzione degli impulsi provenienti dai nervi. Servono per trasmettere informazioni ad altre parti del corpo. Non si dividono e non possono formare nuove cellule: se i nervi si danneggiano, non potranno mai essere sostituiti, non possono tornare al loro stato iniziale.
Sono formati da un corpo cellulare ricoperto da corte estensioni ramificate, cioè dentriti, che ricevono informazioni da altri neuroni. Come pure da una lunga estensione detta assone, che trasmette il messaggio ricevuto attraverso un singolo impulso.
Il cervello dell’uomo è condizionato sempre dalla stimolazione ambientale. Quest’ultima influenza la capacità di percepire gli stimoli, di pensare, apprendere, ricordare e pianificare strategie comportamentali.
Questi prodotti derivano dal funzionamento dei neuroni e dalla plasticità neuronale o neurale.
La plasticità neuronale
La plasticità neuronaleè la capacità di un organismo di modificare le proprie risposte. Ciò avviene attraverso delle modificazioni a carico delle connessioni tra neuroni, nello specifico la capacità di apprendere e ricordare.
Il fenomeno della plasticità neuronaleracchiude diversi processi: la modificazione, dovuta all’esperienza, delle connessioni del SN, sia a livello funzionale che strutturale.
Nel primo caso, avvengono variazioni delle quantità di neurotrasmettore rilasciato; a livello strutturale, possono verificarsi espansione o retrazione delle connessioni.
Ad esempio, modificando le proprie idee, avviene un cambiamento nella funzione o nella struttura del cervello. Le idee sono presenti nei circuiti nervose. Non è possibile cambiarle se non si modifica il ‘testo cerebrale’ che le descrive.
La plasticità rappresenta la capacità di riorganizzarsi e ristrutturarsi continuamente in funzione delle mutevoli condizioni ambientali che si mantengono nel tempo. Si riferisce al grado di flessibilità e adattabilità del cervello. Avviene dalla creazione di nuove configurazioni di connessioni sinaptiche o dalla modificazione di quelle esistenti, in risposta agli stimoli esterni, oppure interni, cioè anche post lesioni.
Questa, durante l’età adulta, diminuisce. Tuttavia la stimolazione ambientale adeguata può fungere alla stessa funzione.
Studiosi della plasticità neuronale
Lo psichiatra italiano Ernesto Lungaro, vissuto tra l’Ottocento e il Novecento, ha contribuito enormemente allo studio sulla plasticità neuronale. Utilizzò per primo il termine ‘plasticità’ col significato che similmente assume oggi. Quindi, riferendosi non solo alla modificabilità morfologica del neurone, ma comprendendo l’importanza dei processi nella trasmissione sinaptica.
Nei primissimi anni del Novecento il neurofisiologo Jerzy Konorski definisce la plasticità neuronale e ne studia i meccanismi nei processi di apprendimento, memoria, sviluppo cerebrale e il recupero in seguito a lesioni cerebrali.
Plasticità neuronale e mente umana
La plasticità neurale permette la formazione della mente umana. Ciò avviene attraverso il rapporto tra i processi neurofisiologici cerebrali e le esperienze vissute. Esse costituiscono un enorme bagaglio per ogni individuo. Infatti, influenzano e guidano il modo di elaborare le diverse informazioni.
Quasi tutti i comportamenti umani sono originati da un processo di apprendimento. Quando si apprende e si memorizza qualcosa di nuovo, questa nuova esperienza lascia una nel SN.
Quindi, non solo i processi mentali derivano da meccanismi che avvengono a livello neuronale nel cervello, ma le esperienze e i cambiamenti dei processi psicologici e cognitivi modificano plasticamente le strutture anatomiche cerebrali corrispondenti.
https://www.periodicodaily.com/adattamento-vita-cervello-si-modifica-formando-nuovi-neuroni/
Plasticità neuronale e disturbi mentali
Questo rapporto tra cervello ed esperienza emerge anche in presenza di disturbi mentali. Ad esempio, avviene un’eccessiva attivazione di alcune strutture cerebrali e un ridotto funzionamento di altre.
Nel caso della schizofrenia, essa ha il suo esordio nella tarda adolescenza o nei primi anni dell’età adulta. Si pensa che i cambiamenti che avvengono in questa delicata fase dello sviluppo possano generare notevole stress. Il SN potrebbe non essere capace di rispondere a ciò. Così, si può sviluppare la schizofrenia.
Allo stesso modo, lo stress può essere considerato in un’accezione positiva. Lo stress è una risposta bio-psico-fisica a una qualsiasi forma di sollecitazione interna o esterna. Quando tale sollecitazione manca, porta a totale degenerazione e a morte cerebrale. Infatti, sviluppare nuove forme di regolazione delle proprie emozioni porta a sperimentare nuovi desideri e nuove soluzioni e strategie per soddisfarli.
Nella depressione e in alcuni disturbi d’ansia, vi sono alterazioni nei volumi di specifiche aree cerebrali. Ne consegue una perdita di trofismo neuronale e una ridotta capacità dei neuroni che non permette lo sviluppo di una efficace rete neuronale. Ciò non facilita l’adattamento agli stimoli ambientali.
Plasticità neuronale e psiche: tra psicoterapia, ricablaggio e mindfulness
La plasticità neuronale prevede il rafforzamento di alcune connessioni neuronali e l’eliminazione di altre, fino al collegamento e messa in opera dei circuiti del SN.
E’ da considerarsi come azione positiva perché rende il cervello capace di modificare la propria struttura nel corso del tempo rispetto all’ esperienza.
Attraverso la psicoterapia si cambiano gli schemi. Cioè, le modalità di strutturare la conoscenza e di costituire i modi di comportamento e di pensiero. La psicoterapia consente di mettere in atto strategie più funzionali.
Per cui, si produce l’apprendimento di un’esperienza nuova.
Essa è registrata nei neuroni e determina cambiamenti neuronali, cioè plasticità. Ciò modifica fisicamente il cervello.
La plasticità cerebrale diminuisce con l’età.
https://www.periodicodaily.com/neurotrofine-possono-contrastare-linvecchiamento-cerebrale/
Ma il cervello adulto è ancora sottoposto a ‘ricablaggio’. Quest’ultimo è il ripristino o la massimizzazione del funzionamento. Avviene attraverso la ricostruzione dei circuiti neurali. Permette alla parte non danneggiata di prendere il sopravvento su quella danneggiata.
Sempre nell’ambito della plasticità neuronale e psiche, esistono approcci farmacologici per alcune condizioni influenzate dalla diminuzione della plasticità neuronale, come gli antidepressivi.
Ed esistono anche molte strategie non farmacologiche per migliorare la plasticità neuronale. Tra esse, lo yoga che agisce sulla consapevolezza. E mira a ridurre lo stress e la neuroinfiammazione. La mindfulness può ricablare il cervello e produrre benefici a livello di concentrazione, potenziando sinergicamente la plasticità neuronale.