Alcuni ricercatori di Cambridge hanno scoperto come fabbricare la plastica vegana. La scoperta è un po insolita perché lo studio che affrontano è sempre stato quello sull’Alzheimer. Ma come sono arrivati alla plastica vegana?
Come hanno scoperto la plastica vegana?
I ricercatori dell’Università di Cambridge, che solitamente studiano l’Alzheimer, sono riusciti quasi per caso a scoprire un materiale a base vegetale che potrebbe sostituire definitivamente la plastica. Ma come hanno fatto?
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La parola ai ricercatori
Per molti anni, il professor Tuomas Knowles del dipartimento di chimica Yusuf Hamied di Cambridge ha studiato il comportamento delle proteine. Gran parte della sua ricerca si è concentrata su cosa succede quando le proteine si ripiegano male o si “comportano male”, e come questo si collega alla salute e alle malattie umane, principalmente il morbo di Alzheimer. Il professore, che è alla guida della ricerca, dichiara: “Normalmente studiamo come le interazioni funzionali delle proteine ci consentono di rimanere in buona salute e come le interazioni irregolari sono implicate nell’Alzheimer. È stata una sorpresa scoprire che la nostra ricerca potrebbe anche affrontare un grosso problema di sostenibilità: quello dell’inquinamento da plastica”.
Knowles e il suo gruppo si sono interessati al motivo per cui materiali come la seta di ragno sono così forti quando hanno legami molecolari così deboli. A tal proposito dichiara: “Abbiamo scoperto che una delle caratteristiche chiave che conferisce alla seta di ragno la sua forza è che i legami idrogeno sono disposti regolarmente nello spazio e ad una densità molto elevata”.
Il co-autore della ricerca, il dottor Marc Rodriguez Garcia, è un ricercatore post-dottorato nel gruppo di Knowles. Inoltre è capo della ricerca e sviluppo di Xampla. Ha iniziato a studiare come replicare questo regolare autoassemblaggio in altre proteine. Le proteine hanno una propensione all’auto-organizzazione molecolare e all’autoassemblaggio. Le proteine vegetali in particolare sono abbondanti e possono essere reperite in modo sostenibile come sottoprodotti dell’industria alimentare.
La ricerca
I ricercatori hanno replicato con successo le strutture trovate sulla seta di ragno utilizzando l’isolato di proteine della soia. Si tratta di una proteina con una composizione completamente diversa. Il professor Knowles prosegue dichiarando: “Poiché tutte le proteine sono costituite da catene polipeptidiche, nelle giuste condizioni possiamo far sì che le proteine vegetali si autoassemblano proprio come la seta di ragno. In un ragno, la proteina della seta viene sciolta in una soluzione acquosa, che poi si assembla in una fibra immensamente forte attraverso un processo di filatura che richiede pochissima energia”. La ricerca ha una svolta riuscendo ad eliminare la base animale e sostituendola con quella vegetale.
Il commercio della plastica vegana
La plastica vegana sarà commercializzata da Xampla, una società spin-out dell’Università di Cambridge che sviluppa prodotti sostitutivi per plastica e microplastiche monouso. A quanto pare entro la fine dell’anno riuscirà a introdurre nel commercio una gamma di bustine e capsule monouso. Solitamente l’azienda commercia tutto ciò per l’uso quotidiano come le capsule per la lavastoviglie o quelle per il bucato. Insomma tutto ciò che finisce negli scarichi divulgando l’inquinamento ambientale.