Perché non riusciamo a dormire? Cosa ci impedisce di dormire bene? Le motivazioni possono essere molteplici e possono andare dal cambio di stagione alla progressiva modificazione delle temperature e al cambiamento dei ritmi giornalieri nel passaggio tra le vacanze e il ritorno alla vita di tutti i giorni. Come pure qualche preoccupazione o pensiero che ci assilla maggiormente. Ancora, livelli alti di stress e l’ alimentazione. O il materasso potrebbe risultare scomodo e poco ospitale. Andiamo a conoscere di più il sonno e scopriamo i fattori da cui è influenzato. Ancora i suoi benefici e cosa fare in caso di privazione.
Conosciamo il sonno
Perché non riusciamo a dormire? Le motivazioni possono essere molteplici. Vanno dal cambio di stagione alla progressiva modificazione delle temperature. Quest’ultima può provocare anche una variazione della temperatura del nostro corpo, quindi indurci a non riuscire a riposare bene. Come pure non riusciamo a dormire per via del cambiamento dei ritmi giornalieri, nel passaggio tra le vacanze e il ritorno alla vita di tutti i giorni. Ancora qualche preoccupazione o pensiero che ci assilla maggiormente. E livelli alti di stress e l’alimentazione. O il materasso potrebbe risultare scomodo e poco ospitale.
Per valutare le motivazioni, è necessario comprendere cos’è il sonno. Esso è uno ‘stato ricorrente di coscienza alterata e di ridotte interazioni con l’ambiente circostante, durante il quale le funzioni sensoriali del nostro corpo e i muscoli volontari sono inibiti’.
Tuttavia, il nostro sonno è un fenomeno attivo che è impegnato anche nella conservazione delle funzioni cognitive e a livello immunologico. Come pure nella protezione cardiovascolare e nella riparazione tissutale.
Anche per questo, è fondamentale per avere una buona salute. Certamente apporta benefici psicofisici.
Le ore trascorse a dormire e il sentirsi riposati al risveglio possono essere influenzati da diversi elementi. Tra questi, anche lo stress e l’alimentazione. Come pure l’età e uso di farmaci.
Bisogna considerare che ci sono persone che hanno difficoltà nell’addormentarsi ma, una volta addormentate, dormono regolarmente. Altre, possono mantenere un sonno costante e prolungato. Altre ancora tendono a svegliarsi molto presto al mattino, non riuscendo più a riaddormentarsi: in quest’ultimo caso il problema può essere legato a un disturbo depressivo e, al posto degli ipnoinducenti, è consigliabile ricorrere agli antidepressivi.
Disturbi del sonno
Così, possono manifestarsi disturbi del sonno, cioè patologie che sono classificate in:
- insonnie, quando dormiamo male e non ci sentiamo riposati e funzionali nell’arco della giornata;
- parasonnie, che sono un insieme di disturbi del sonno associati a movimenti, comportamenti, percezioni e sogni che si verificano ci addormentiamo, durante il sonno o al risveglio. Ad esempio, incubi, gambe senza riposo e crampi;
- ipersonnie, eccessiva sonnolenza diurna, talvolta grave da risultare incontrollabile.
Aspetto fisiologico del sonno
Il cervello comprende numerose strutture. Tra queste, la corteccia cerebrale che svolge un’attività elettrica che consente di osservare la fisiologia del sonno, che è caratterizzata da onde elettriche.
Così, sappiamo che ci sono due tipi di sonno:
- sonno REM, cioè Rapid Eye Movement, ovvero movimento oculare rapido. In questa fase sogniamo, producendo appunto un rapido movimento degli occhi, mentre i muscoli sono di fatto fermi;
- sonno NREM, caratterizzato da quattro stadi che identificano la profondità del riposo, e sono:
- stadio 1, rappresenta l’addormentamento nel quale l’attività cerebrale rallenta;
- stadio 2, sonno leggero in cui le onde cerebrali sono simili a quelle visibili in fase di veglia;
- stadio 3 sonno profondo caratterizzato da onde cerebrali molto lente ed ampie;
- stadio 4 sonno profondo in cui l’organismo si rigenera, ripristinando le riserve metaboliche.
Infatti, l’andamento del sonno si presenta con cicli. Essi sono periodi di circa novanta minuti. Le fasi REM diventano più lunghe man mano che ci avvicina al risveglio.
La fisiologia del sonno cambia con l’avanzare dell’età. Gli esperti suggeriscono così:
- neonati fino al compimento del primo anno d’età, 12-15 ore;
- bambini di circa 1-2 anni, 11-14 ore;
- bambini della scuola materna, 3-5 anni, 10-13 ore;
- bambini di età scolastica, 6-13 anni, 9-11 ore;
- adolescenti, 14-17 anni, 8-10 ore;
- giovani e adulti, 18-64 anni, 7-9 ore;
- over 65, 7-8 ore.
Ciò si spiega per la diminuzione delle cellule nervose per cui una persona con età maggiore di 65 anni ha una qualità del sonno differente da chi ha meno anni.
Appunto, non bisogna guardare soltanto alle ore di sonno, che è un elemento che viaggia insieme all’aspetto della qualità del sonno. Quest’ultimo è fondamentale per recuperare l’energia e migliorare l’umore, grazie al riposo efficace.
Fattori più comuni che impediscono il sonno
Esistono diversi fattori che impediscono un efficace sonno notturno. Alcuni sono più comuni. Tra questi:
- una mente attiva, dunque pensieri ricorrenti e preoccupazioni durante l’addormentamento;
- alti livelli di stress;
Benefici del sonno
Allora, il sonno è un processo rigenerativo fondamentale. Rigenerazione perché mentre dormiamo, il cervello riesce ad eliminare più velocemente rispetto a quando siamo svegli le forme reattive all’ossigeno, ovvero quelle che sono coinvolte nello sviluppo di aterosclerosi, cancro e condizioni neurodegenerative. Come pure possono essere acquisiti e consolidati nuovi ricordi. Ancora, durante il sonno intervengono ormoni della crescita che consentono di guarire le ferite. Inoltre, agisce positivamente sul sistema immunitario e il funzionamento ormonale.
Dunque, è facile comprendere che in caso di privazione del sonno, quando non riusciamo a dormire, si può arrivare a una dispersione a livello di capacità produttive e di rendimento. Come pure una riduzione dell’efficienza e delle funzioni vitali.
I rimedi per la mancanza di sonno
Esistono dei rimedi per i disturbi di sonno, sia se occasionali sia in caso di disturbi cronici.
Innanzitutto, è fondamentale comprendere la natura del disturbo, quindi se esso può essere risolto soltanto attraverso semplici accorgimenti o se sono necessari terapie farmacologiche. Come pure, può essere necessario intraprendere un percorso terapeutico.
Accorgimenti per favorire un buon sonno notturno
Per favorire un buon sonno notturno si possono seguire degli accorgimenti. Ad esempio:
- utilizzare la camera da letto solo per dormire, evitando di guardare la televisione o di mangiare a letto;
- coricarsi e svegliarsi sempre alla stessa ora. E se è possibile, anche nel fine settimana. Dunque, stabilire un programma di sonno regolare;
- diminuire nicotina, caffeina e alcool nell’arco della giornata;
- praticare esercizio fisico regolare, ma non nelle 3-4 ore prima di coricarsi;
- esporsi con regolarità alla luce solare. Infatti, essa favorisce il corretto ritmo circadiano, cioè ciclo naturale sonno veglia chiamato ritmo circadiano.
Così, è necessario creare un ambiente confortevole per il sonno. La camera in cui si dorme deve essere buia e silenziosa. La temperatura deve essere gradevole. Il letto, la biancheria da letto e i cuscini devono essere confortevoli e soddisfare le esigenze.
Terapie farmacologiche
Quando non riusciamo a dormire, gli specialisti possono prescrivere alcune terapie farmacologiche. Ad esempio, inizialmente la melatonina.
Successivamente, anche le benzodiazepine o ipnoinducenti, che sono farmaci che favoriscono la comparsa del sonno.
Contattare uno psicoterapeuta
Il percorso psicoterapeutico può essere necessario quando il disturbo perdura nel tempo e impatta negativamente sulla qualità della vita. Dunque, possono manifestarsi irritabilità e difficoltà a portare a termine i compiti e gli obiettivi e mantenere la concentrazione a lungo.
Rivolgendosi anche presso un centro di medicina del sonno, si possono eseguire esami più specifici. Ad esempio, la polisonnografia. Attraverso questo esame, si registra l’attività elettroencefalografica. Tenendo conto anche di parametri quali, ad esempio, il tono muscolare, l’attività respiratoria, i movimenti oculari e la frequenza cardiaca. È possibile aver un quadro sia dell’aspetto qualitativo sia di quello quantitativo del sonno.