Il capo della milizia Wagner ha convocato tutti i suoi combattenti in Bielorussia entro sabato 5 agosto. Si prevede che migliaia di uomini arriveranno nell’alleato russo.
Il 31 luglio, il capo della milizia russa Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha ordinato alle sue truppe, rimaste fino ad allora in Russia, di tornare in Bielorussia entro il 5 agosto, sia che si tratti di riposo che di convalescenza.
Questo appello, e il massiccio arrivo di combattenti in Bielorussia nell’ultimo mese, fa seguito alla rivolta del gruppo Wagner di giugno contro il governo russo, o meglio contro la sua strategia militare in Ucraina.
Durante questo evento, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha svolto un ruolo importante nel garantire che l’ammutinamento dei Wagner non raggiungesse Mosca. Grazie a un accordo raggiunto da Lukashenko tra il suo alleato e padrino Vladimir Putin e Yevgeny Prigozhin, il governo russo ha abbandonato il procedimento contro il gruppo Wagner, ma ha “invitato” i combattenti a tornare a casa o a partire per la Bielorussia.
LA BIELORUSSIA “IL SECONDO ESERCITO PIÙ GRANDE DEL MONDO
In un video postato sulla rete Telegram il 19 luglio, Yevgeny Prigozhin si è rivolto ai membri della milizia appena arrivati in Bielorussia, esortandoli ad avere pazienza: “Abbiamo combattuto con onore. Avete fatto molto per la Russia. Oggi, ciò che sta accadendo al fronte (in Ucraina) è una vergogna a cui non siamo obbligati ad assistere. Ora dobbiamo aspettare il momento in cui potremo dimostrare pienamente il nostro valore”.
Prigozhin ha poi spiegato ai suoi uomini che dovranno addestrare i soldati bielorussi per diventare “il secondo esercito del mondo”, prima di dire loro scherzosamente di comportarsi bene con “le ragazze locali”.
Questa foto mostra l’addestramento congiunto tra combattenti della milizia paramilitare Wagner e membri delle forze speciali bielorusse nella base militare di Brestsky ©TELEGRAM/@modmilby/AFP
Secondo fonti bielorusse, circa 2.500 combattenti Wagner hanno già trovato rifugio nel Paese, in particolare nella regione di Osipovitchi.
UN PAESE SULL’ORLO DELLA SOTTOMISSIONE
Gli alleati internazionali di Vladimir Putin si contano sulle dita di una mano: Siria, Iran, Corea del Nord, Eritrea e, naturalmente, Bielorussia. Diplomaticamente isolata e colpita da sanzioni internazionali, la Bielorussia è diventata una sorta di retrovia per i russi dall’inizio della guerra.
Accettando di accogliere le truppe di Wagner, il presidente bielorusso ha scommesso molto. Pensava di poter rafforzare il proprio esercito, modestamente equipaggiato, e di poter beneficiare dell’esperienza “inestimabile” del gruppo paramilitare russo. L’ISW, l’Istituto americano per lo studio della guerra, sostiene addirittura che le truppe di Wagner potrebbero soppiantare le unità regolari russe nell’addestramento dell’esercito bielorusso, fino a diventarne il “partner privilegiato”.
Anche se Lukashenko ha potuto osservare in prima fila i pericoli che derivano dal permettere a un esercito privato di prosperare sul suo territorio, il Presidente potrebbe essere tentato di affidare la propria sicurezza a Prigozhin, per meglio combattere la minaccia dell’opposizione armata nel Paese. Tuttavia, diventando troppo sottomesso a Mosca, il regime del dittatore bielorusso potrebbe presto perdere il suo status di Stato sovrano.
Questi movimenti di truppe in Bielorussia preoccupano la Polonia, che teme un riavvicinamento con Wagner e lo vede come una forma di destabilizzazione da parte della Russia. Varsavia ha anche inviato truppe al confine orientale per monitorare questa nuova minaccia. Tuttavia, un conflitto tra i due Paesi sembra improbabile, dato che la Polonia è membro della NATO dal 1999.