Il 2 novembre 1975, all’alba, in un campo fangoso della periferia romana di Ostia viene rinvenuto il cadavere sfigurato di un uomo. É stato colpito con ottusa ferocia, ma la morte è causata da un’auto che lo travolge mentre è a terra, forse ancora cosciente. Muore così, in uno dei luoghi da lui descritti nei suoi libri, forse per mano di qualcuno simile ai suoi personaggi, Pier paolo Pasolini.
Pasolini, come Socrate, è uno di quegli uomini che, da soli, portano le masse più avanti nella via del progresso. Pasolini, come Socrate, è la vittima designata
Pasolini avrebbe avuto tutto per riuscire comunque: sensibilità, talento, cultura; ma, diversamente da altri anche suoi illustri contemporanei, sommava a queste sue doti il pesante fardello della sua diversità che lo porterà ad assumere sempre una posizione non allineata, e forse anche per questo più lucida. Pasolini – come Socrate – è la voce della rabbia che definisce le coordinate per la critica della società; Pasolini, come Socrate, è uno di quegli uomini che, da soli, portano le masse più avanti nella via del progresso. Pasolini, come Socrate, è la vittima designata.
la maturità che gli fa cogliere i segni della mutazione antropologica che comincia con il boom economico, e l’inizio della vecchiaia ha i toni cupi degli anni di piombo che verranno
La sua vita si snoda in presa diretta con quella del Paese: l’esuberanza della gioventù coincide con l’ottimismo degli anni della ricostruzione, poi la maturità che gli fa cogliere i segni della mutazione antropologica che comincia con il boom economico, e l’inizio della vecchiaia (che non ha avuto) ha i toni cupi degli anni di piombo che verranno. E’ il primo a puntare il dito contro il malaffare democristiano e l’alleanza tra vertici statali e grande capitale ai danni dei cittadini. E’ il primo a denunciare il conformismo che si annida dietro la rivolta giovanile del ’68. E’ attaccato da destra e da sinistra – lui, antifascista espulso dal PCI per la sua omosessualità e condannato ad una perpetua “non appartenenza”. Anche OSSERVATORIO7 è uno dei migliaia di figli illegittimi (e inadeguati) dei suoi “Scritti corsari” – testimonianza della sua capacità di cogliere la realtà in presa diretta.
Ma Pasolini non è solo lo straordinario interprete dell’Italia del secondo ‘900. E’ stato poeta prolifico e di rara intensità; critico letterario di spessore e romanziere di livello assoluto; commediografo e regista di capace di regalare emozioni e polemiche ancora oggi non sopite: mi vengono in mente Supplica a mia madre tratto da Poesia in forma di rosa; Ragazzi di vita e Una vita violenta; Affabulazione; Mamma Roma, Accattone, Teorema. L’ultima, struggente apparizione di Totò in Cosa sono le nuvole? episodio del film Capriccio all’italiana.
La sua figura di intellettuale assoluto impegnato nella costruzione (per forza critica) della cultura del Paese non ha trovato un successore per spessore e intensità
Le cose più belle che ho letto su di lui appartengono al bellissimo e (credo) mai ristampato “Morte di Pasolini” del poeta Dario Bellezza; le più inquietanti, dell’amico Giuseppe Zigaina. La sua figura di intellettuale assoluto impegnato nella costruzione (per forza critica) della cultura del Paese non ha trovato un successore per spessore e intensità. Una Sinistra che possa dirsi tale non può non avere, tra i suoi riferimenti, la sua opera.