Il Papa rientra da Cipro, chiudendo così il suo viaggio nel segno del dialogo ecumenico. Il tema della migrazione, spostamento della popolazione e condizioni di vita, accesso ai diritti dei migranti, dei rifugiati e degli apolidi al centro del cammino sinodale. Un tema che si mostra cruciale nel dibattito europeo. E che vede l’intersezione di politiche nazionali che talvolta mal si accordano tra loro. Generando insofferenza e instabilità.
Il Papa rientra da Cipro: qual è stato il suo messaggio?
Spesso l’immigrazione è vista come un nemico. Lasciando spazio ai pensieri xenofobi. ” Ama il prossimo tuo come te stesso“. Non è questo uno dei comandamenti di Dio? Ma se dovessimo sintetizzare in una sola frase ciò che provano oggi moltissimi cattolici verso i profughi diremmo che si tratta di intolleranza e ostracismo. Un mix di rabbia e di risentimento sociale. Papa Francesco a Lesbo dove ha fatto visita al campo profughi di Moria esorta i cattolici, anzi, tutti i cristiani ad abbattere i muri mentali. Insidiosi quanto quelli fisici. Il vero cristiano è colui che vive nel mondo, come uno straniero, come un viandante, come un pellegrino. Che ha lo sguardo rivolto avanti. Contempla il regno di Dio che non è di questo mondo, ma dell’altro. “Si offende Dio, disprezzando l’uomo creato a sua immagine, lasciandolo in balia delle onde, nello sciabordio dell’indifferenza, talvolta giustificata persino in nome di presunti valori cristiani“. Ha affermato il Pontefice.
L’ostracismo sui migranti
Parlando ai profughi nell’hotspot di Moria il Papa dice: “È triste sentir proporre, come soluzioni, l’impiego di fondi comuni per costruire muri. Chi ha paura di voi non vi ha guardato negli occhi, chi ha paura di voi non ha visto i vostri volti. Chi ha paura di voi non vede i vostri figli. Dimentica che la dignità e la libertà trascendono paura e divisione. Ed è proprio questo il punto. Le politiche di respingimento dei flussi migratori adottate dall’Unione Europea disumanizzano la folla dei profughi. Tanto da considerarli merce indesiderata da bloccare ai confini. Ancor meglio prima che arrivino ai confini dell’UE. Lesbo in Grecia, come pure il confine tra Polonia e Bielorussia sono diventati i luoghi simbolo di una crisi globale. Che alcuni Stati dell’UE pensano di risolvere con gli strumenti obsoleti e disumani di muri, filo spinato e blocchi navali. “Vi prego, – ha esortato il Papa – fermiamo questo naufragio di civiltà!”.