I tecnici di Fondazione Fiera, la Regione e la Protezione civile stanno lavorando insieme per un progetto ambizioso. Costruire un ospedale in Fiera a Milano. I progetti per produrre un prefabbricato modello Wuhan sono già pronti. Ora la Lombardia chiede il via libera.
L’obbiettivo è quello di trasformare i capannoni di Rho fiera in un enorme reparto di terapia intensiva per i malati più gravi di coronavirus. Un’opera sicuramente ambiziosa costituita da due piani da 1.200 e 1.000 metri quadrati ciascuno. Ogni container sarebbe largo sei metri e lungo 26 e potrebbe contenere dagli otto ai nove letti. In totale, riuscirebbe ad accogliere 500 pazienti.
Il risultato sarà una struttura prefabbricata rettangolare che verrà replicata in base alle necessità. L’Italia sta tentando quindi di imitare l’ambizioso modello cinese. Gli spazi della Fiera sono luoghi ampi, costruiti apposta per essere raggiunti da ogni mezzo possibile, adatti a diventare un enorme ospedale. Un modello che come spiega l’assessore al Welfare Gallera: “successivamente potrà essere anche messo a servizio del Paese e si potrà poi spostare” inseguito aggiunge “L’ospedale può essere pronto in sei giorni”.
Gallera ha inoltre raccontato che ” Fondazione Fiera si è resa disponibile a concedere i padiglioni gratuitamente e a farsi carico anche, in tutto o in parte, della realizzazione delle strutture”. Nonostante sia una struttura temporanea deve essere in grado di mantenere un intero reparto di terapia intensiva. È necessaria quindi la presenza di elettricità continua anche nell’eventualità di un blackout.
Il progetto è pronto, i disegni sono già stati fatti. C’è però un importante ostacolo a questa ambiziosa proposta, poiché senza respiratori e personale medico la struttura non sarebbe altro che un prefabbricato vuoto.
La richiesta della Lombardia
È necessaria la presenza di macchinari e personale medico affinché si inizi a costruire l’ospedale. Gallera ha fatto quindi la sua richiesta a Roma ” Stiamo parlando con la Protezione civile, ma servono respiratori e serve personale, 500 medici e 1.200-1.500 infermieri per garantire i turni sull’intero arco delle 24 ore”.
Il numero di mascherine a disposizione della Lombardia non è sufficiente. Tutti i medici della regione sono impegnati a curare la moltitudine di pazienti che riempiono gli ospedali. Le macchine per la ventilazione non erano abbastanza neanche prima. Servono le attrezzature, serve manodopera specializzata. Senza tutti questi elementi non si può partire con la costruzione.
“Il numero delle mascherine che abbiamo a disposizione non è ancora sufficiente a dare tutto quello che è necessario – ha detto Gallera ad Agora, su Raitre -. E’ una corsa anche questa contro il tempo. C’è un problema di camici. Qualcosa arriva, qualcosa recuperiamo noi, qualcosa arriva dalla Protezione civile. Purtroppo, non a sufficienza. Stiamo lottando”.
La questione economica
Dal punto di vista economico non sembrano esserci problemi. Dopo la notizia della costruzione si sono fatti avanti in tantissimi per aiutare la regione nel suo progetto. A mostrare la loro solidarietà non sono stati solo grossi gruppi, i quali hanno accennati a investimenti anche di un milione di euro. Molti privati cittadini infatti hanno mostrato interesse nell’impresa offrendo una media di tremila euro.