Il 22 marzo di ogni anno si celebra, dal 1992, la Giornata Mondiale dell’Acqua, istituita dalle Nazioni Unite per porre l’attenzione su quello che è, di fatto, il bene più prezioso nella vita di ogni essere umano. A distanza di 27 anni dall’introduzione del World Water Day, permangono ancora profonde e drammatiche differenze nell’accesso all’acqua da parte di popolazioni di differenti parti del globo.
Tra chi spreca troppo e chi non ha accesso all’acqua
Il dato più eloquente tra tutti è rappresentato dai circa 2,1 miliardi di persone che non possono accedere a servizi di fornitura di acqua potabile con livelli accettabili di sicurezza. Inoltre 4,5 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso a servizi igienico-sanitari sicuri. Bastano questi dati per renderci conto delle disuguaglianze presenti nel pianeta. Com’è semplice intuire, sono i paesi più industrializzati a essere caratterizzati da maggiori sprechi idrici. Gli Stati Uniti sono il Paese con l’impronta idrica pro capite più alta (circa 2840 metri cubi l’anno). A pesare è anche il particolare regime alimentare che li contraddistingue (la carne gioca un ruolo molto incisivo). A completare il quadro generale sull’acqua, non va sottovalutato il fatto che alle zone particolarmente aride o umide sono spesso associati (anche a causa dei cambiamenti climatici) dei disastri naturali.
Causa di possibili conflitti e fenomeni migratori
Alcune disuguaglianze di genere, poi, riguardano certe zone dell’Africa subsahariana e dell’Asia. In tali contesti, caratterizzati da forte siccità e aree completamente prive di sorgenti d’acqua, sono le donne e le bambine a incaricarsi di andare a prendere l’acqua potabile e trasportarla nei villaggi in cui vivono. Si stima che una donna in queste zone percorra mediamente 6 km al giorno a piedi, caricandosi sulle spalle circa 20 kg di acqua (complessivamente le donne in questione impiegano 16 milioni di ore al giorno). Va detto che la domanda globale di acqua aumenterà nei prossimi anni (nel 2050 sarà pari almeno al 20% in più del livello attuale), il che potrebbe purtroppo contribuire ad inasprire le tensioni tra paesi caratterizzati da scarsità idrica e darà sicuramente luogo a fenomeni migratori (si calcola che, entro il 2030, 700 milioni di persone saranno costrette a migrare per mancanza d’acqua).
Tutti possiamo fare qualcosa, nel nostro piccolo
Ma cosa può fare il singolo cittadino per salvaguardare questo bene prezioso? Sicuramente informarsi sui consumi d’acqua necessari per produrre un determinato bene o servizio, in modo da scegliere in maniera consapevole. In più, adottare dei semplici comportamenti quotidiani che riducano gli sprechi (ad esempio la doccia, normalmente, richiede meno acqua di quella necessaria per riempire una vasca da bagno). In tanti comuni d’Italia sono stati organizzati degli eventi proprio per sensibilizzare, soprattutto i più piccoli, all’impiego cosciente della risorsa idrica. Si spera che già da domani ogni singolo individuo presti maggiore attenzione all’utilizzo dell’acqua, evitando di sprecarla e ricordandosi di chi, ogni giorno, deve fare chilometri per procurarsela.