Proseguono in Myanmar le imboscate e gli scontri a fuoco tra i dissidenti e i militari al potere. Che lo scorso febbraio con un gravissimo colpo di stato hanno destituito la presidente eletta Aung San Suu Kyi. Da allora, la situazione è precipitata in un baratro senza possibilità di risalita. Le manifestazioni pacifiche sono diventate resistenza armata. Con violenze continuate anche negli ultimi giorni. Tanto che i media locali riferiscono di un attentato dinamitardo contro un convoglio militare vicino a Yangon. Da parte dei dissidenti anti-giunta. All’attacco è seguito uno scontro a fuoco nel quale hanno perso la vita più persone.
Proseguono in Myanmar, gli scontri a fuoco tra dissidenti e militari?
Il colpo di stato ha creato enormi disordini in Myanmar. Scatenando difatti, diffuse proteste e un movimento di disobbedienza civile. Cui la giunta ha risposto con la forza. Da allora, la rivolta ha coinvolto anche i gruppi armati etnici attivi nelle zone periferiche del Paese. Dove sono in corso, intensi scontri. L’ultimo è avvenuto a Yangon. Mentre le forze di sicurezza stavano attraversando Khayan. Un sobborgo del centro commerciale di Yangon del Myanmar. Quando improvvisamente sono state colpite da una bomba artigianale. Tuttavia il conflitto si è intensificato anche nelle regioni di Sagaing e Magway. Dove la gente del posto ha accusato i militari di aver dato fuoco alle case e di aver sfollato migliaia di persone.
I dissidenti del Myanmar
Dunque, la repressione del governo dei militari, ha, a sua volta, innescato la resistenza armata. Specialmente nelle terre di confine del Myanmar. Gli oppositori si sono uniti a gruppi armati etnici e hanno formato le Forze di Difesa Popolare (PDF). Per reagire. Tuttavia il 7 settembre il Governo di unità nazionale del Myanmar, fedele a Kyi, ha lanciato un appello alla ribellione. Una “guerra difensiva popolare” contro la giunta. Pertanto il presidente ad interim Duwa Lashi La, ha invitato tutti i cittadini, a rivoltarsi contro il regime dei militari terroristi. Guidati dal generale Min Aung Hlaing. Intanto il Myanmar versa in una situazione di crisi ormai umanitaria. Decine di migliaia di persone sono state sfollate a causa delle violenze. Tuttavia, gli sforzi diplomatici per porre fine alle turbolenze non sono riusciti a fare molti progressi. Nonostante le sanzioni dei Paesi occidentali e le pressioni dei vicini del sud-est asiatico.
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