Morto a 88 anni John Baldessari, uno degli esponenti di maggior successo dell’arte contemporanea

Protagonista eccellente ed indiscusso dell’arte concettuale contemporanea, il maestro John Baldessari, personalità di spicco della storia dell’arte moderna che con i suoi lavori ed il suo pensiero artistico ha rivoluzionato la visione e lo stile dell’arte figurativa, si è spento domenica 5 gennaio all’età di 88 anni a Los Angeles. Tra i primi a rivelare il decesso della grande personalità attraverso i social è stato l’artista bolognese Pier Paolo Calzolari che vive e lavora a Lisbona e che condivide l’innovativa concezione artistica, grafica e di design figurativo dello stesso Baldessari benché distaccandosene per numerosi e rilevanti aspetti, il quale è stato avvisato a sua volta con un messaggio dal collega portoghese, artista e pittore multimediale, Julião Sarmento, anch’egli molto attento alle composizioni del Baldessari e a lui evidentemente assai debito e devoto.

John Baldessari

Visionario e profetico pioniere dell’arte contemporanea e della sua configurazione moderna in termini di composizione, stili, idee, modalità espressive, scelta dei materiali, delle strutture e delle forme, nonché in considerazione di una creatività attenta alla libertà narrativa dell’autore e del pubblico fruente, John Baldessari è stato definito da tutti, soprattutto esperti ma anche non, come semplici cultori o appassionati dal genere d’arte da lui proposto, il vate del processo che ha condotto l’arte di retaggio di metà del Novecento verso una forma artistico figurativa innovativa, maggiormente aperta stilisticamente e ideologicamente parlando e più attenta e coinvolgente per l’era attuale.

La statuetta del Leone d’oro alla carriera

Durante la sua lunga carriera ha ricevuto prestigiosi premi in riconoscimento delle sue doti creative, nel 2009 venne insignito del Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia, mentre nel 2011 espose una mostra personale presso la Fondazione Prada, in cui replicò in scala monumentale alcune sculture di Alberto Giacometti rivestendole con abiti di sartoria, esposizione che incontrò polemiche e fu al centro di un’azione giudiziaria. Come riportato con cipiglio letterario da Luca Beatrice, giornalista per il Giornale, che si è occupato della notizia della morte di John Baldessari, egli era:

“Un gigante, anche di statura, lunghi capelli e barba bianca, personalità sciamanica, finissimo teorico, docente alla Cal Arts di Valencia e all’Università della California di Los Angeles dove formò generazioni di studenti che, a loro volta, divennero artisti influenti nei decenni successivi, come David Salle, Eric Fischl, Mike Kelley e i fondatori della Rockband Sonic Youth, Thurston Moore e Kim Gordon

Autore di numerosissime opere, in mostra in tutti i più grandi musei d’arte contemporanea del mondo, alcune completamente nate dall’inventiva propria, altre ideate sotto l’influenza di altri celebri autori con le opere dei quali Baldessari si divertiva a giocare, l’artista non ha mai smesso di cogliere spunti sia dall’arte a lui contemporanea che precedente, sia dalla letteratura e dal pensiero poetico. La sua arte è dunque una visione del mondo a tutto tondo in cui ogni elemento è curato e al caso è lasciata solo l’essenza espressiva della potenza creativa.

Biografia, Carriera e visione artistica

L’americano John Baldessari, all’anagrafe John Anthony Baldessari, nasce a National City, città statunitense situata nella contea di San Diego in California, il 17 giugno 1931.

National City, ingresso della città

Appassionato al disegno e all’arte e benché estremamente legato all’arte figurativa, Baldessari ha coltivato un ampio ventaglio di discipline artistiche, dall’architettura alla fotografia sino alla performance art, ma la branca che gli ha dato maggior successo e a cui lui dedicò l’intera esistenza è stata senza dubbio quella dell’arte concettuale la quale egli ha contribuito ad allontanarla ancora di più da quello che già negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta già non fosse, cioè dalla purezza di una tipologia artistica ben definita, per dare vita e forma a un tipo d’arte ibrida che non seguisse canoni precisi e si strutturasse e organizzasse attorno alla commistione di stili e materie in modo equilibrato, bello, e sincero.

Facendo dell’arte figurativa un mondo in cui più discipline, criteri, materiali, modalità e modi d’elaborazione grafica collaborano fra loro in maniera continuativa, sincretica e armonicamente coordinata, risulta lampante come Baldessari, uno dei primi precursori di questo cambiamento di senso artistico che ha svoltato le sorti dell’arte stessa grazie alla quale la critica ha potuto approfondire temi che ancora non si erano contemplati in quest’ambito e che ha permesso l’esplosione dell’arte concettuale, con tutti i suoi pro e i suoi contro, nei tempi moderni facendo di essa una dei più elevati esponenti principali, se non la prima in assoluto, della concezione dell’arte nel mondo contemporaneo, sia stato un vero e proprio abile prestigiatore dell’arte odierna e della sua industria, nonostante lui non abbia mai prodotto opere in serie.

Una caratteristica unica dell’arte del Baldessari, che non si incontra facilmente in altri artisti che comunque in lui hanno trovato la guida, l’esempio e certamente il primo rappresentante, non si ritrova soltanto nell’originalità delle forme e delle figure rappresentate nelle sue opere ma anche e soprattutto dagli espedienti di creazione delle stesse, vero segno distintivo della propria arte. L’unicità delle elaborazioni grafiche del Baldessari è da ricercare nella combinazione di immagini, prevalentemente tratte da disegni, schizzi o fotografie che possono rappresentare oggetti umani o elementi animati o inanimati o parti di essi, con forti e vivaci tinte che ricordano un Keith Haring o un Roy Lichtestein oppure ancora, se si ripercorrono a ritroso le epoche, i caratteri espressionistici o quelli della pittura veneta di un Tiziano per esempio.

Questa combinazione di tonalità e di elementi figurativi, pur riprendendo in parte i tratti di Andy Warhol, non nascono come serigrafie ma come singoli pezzi d’autore, e per di più, a differenza delle opere di Warhol dove peraltro la provocazione non attende a farsi sentire, le creazioni di Baldessari giocano con la riflessione, la quiete e una distopia critica che si affranca da una polemica mordace per trovare giuste e corrette tensioni e interpretazioni in relazione all’identità sociale, personale e metanarrativa piuttosto che meta o parartistica.

Tutto questo ingente lavoro di elaborazione che attinge a un ampio spettro di saperi per sintetizzarsi in un’opera che dal concettuale si fa reale con una semplicità disarmante, appurando le difficoltà concettuali all’interno della realtà artistica come la risoluzione di un difficile problema da parte di un fisico creativo e preparato, stringe l’occhio a un readymade di impronta innovativa in cui l’assemblaggio e il collage divengono più ipotetici nella materia d’uso la quale rimane ugualmente dialogante, più ricercati e meno confusionari, assumendo un linguaggio innovativo in cui originale e copia non hanno più senso d’esistere.

Da sempre attirato dall’innesto di stili ed elementi utili a dare dinamicità alle creazioni anche per rinnovare e dare respiro alle opere stesse, accortosi fin da giovane delle potenzialità della commistione grafica, già le prime opere importanti dell’artista rivelano un preciso e cosciente distacco dalla figurazione netta in cui, oltre appunto alla combinazione di forme e colore di nuova ideazione, la sovrapposizione di testi scritti ed immagini la fa da padrona.

Realizzando composizioni su diversi supporti, agli inizi in particolar modo sfruttando la tela, dove testi scritti e frasi di senso compiuto spesso di natura dichiaratamente esistenziale si uniscono ai colori dai toni luminosi e impattanti, Baldessari intende raccontare al contempo la bellezza e la semplicità della vita e il desiderio di essere altro, una tribolazione vera all’interno di un’apparente bolla di serenità che ogni tanto scoppia e spesso ritorna per cullare, illudere e alienare l’uomo con i suoi strani, a volte scherzosi tiri, interpretazione questa che se ne può trarre per lo meno secondo alcune delle tante interpretazioni che si possono dare alle sue opere.

Nei tipici cerchi o macchie di colore acceso monocromatici che caratterizzano le creazioni artistiche del maestro invadendo disegni e fotografie e la maggior parte delle volte coprendo i volti delle persone raffigurate, si può quindi leggere l’ambiguità della vita che viene vissuta come tao e contemplazione di un’umanità il cui destino unanime è complicato da cogliere sia nella solarità che nella tristezza, uguale per tutti ma per ciascuno in fondo diverso. Felicità e malinconia convivono come la separazione e l’unità dove le potenzialità espresse rimangano separate ed e bene che lo rimangano fin quando non sopraggiunge la volontà e di conseguenza l’atto che varia le sfumature e con esse i limiti del possibile.

Il rapporto tra arte, vita e morte è sicuramente presente in Baldessari, queste relazioni esistenziali sono fra i temi più discussi e indubbiamente più rappresentati, mediane soluzioni e riproposizioni diverse e sempre nuove in cui la ricerca artistica non cessa mai di scalpitare e stupefare, dell’arte del maestro, tematiche esistenziali a cui l’uomo era legatissimo e che non hanno mai smesso di sbalordire sia il pubblico che Baldessari stesso.

La continua attenzione alle dinamiche della vita e alla sua straordinarietà che non può sussistere se non contemplando la caducità di essa stessa è chiaramente recepibile attraverso il famoso esperimento intitolato The Cremation Project, uno dei primi progetti che portò l’artista agli albori della fama ed al successo globale, durante il quale Baldessari, come desumibile dal titolo dell’atto artistico datato 1970, distrusse insieme a cinque amici opere di propria elaborazione create tra gli anni Cinquanta e Sessanta, le cui ceneri vennero tumulate o usate per fare biscotti, operazione creativa concepita oltre che per evidenziare i complessi rapporti umani e le emozioni che essi sostengono e in essi si inseriscono con esiti diversi e altalenanti, anche con l’intento di disconoscere quanto fatto fino a poco tempo prima per far nascere un tipo d’arte ancora più maturo.

Degli anni successivi sono quindi le opere che meglio lo rappresentano e lo raccontano, lavori che mixano materiali fotografici e filmici, scarti della cultura pop e molto altro, decontestualizzati e reinseriti in un nuovo spazio, con nuova vita, l’incontro poi delle formule testuali con l’immagine è un fattore da non sottovalutare.

San Francisco Museum of Modern Art

E’ così che l’arte del Baldessari si è fatta valere tra le molteplici e infinite forme artistiche che nacquero intorno alla seconda metà del secolo scorso e ancora continuano a generarsi e disfarsi più o meno velocemente, riuscendo a raggiunge le vette che conosciamo oggi e mantenendo sempre un livello massimo di espressività mai passato di maniera. Chiosando quanto affermato in un’intervista rilasciata al servizio stampa del SFMOMA (San Francisco Museum of Modern Art), è evidente, pur senza voler diventare un fotografo, quanto l’artista fosse legato a questa arte la quale in tempi passati ma ancora piuttosto recenti

“[…] non veniva esposta nelle gallerie d’arte, veniva esposta solo nelle gallerie specializzate in fotografia […]”

e quanto Baldessari si fosse impegnato a portare in auge l’arte della luce dello scatto attraverso l’impegnato lavoro artistico che combina la documentazione fotografica, sia essa d’autore piuttosto che in alcuni casi cronistica o amatoriale, con il disegno, la pittura e la colorazione o altre forme di unioni stilistiche come ben esposto dal seguito dell’intervista in cui così l’artista si esprime:

“[…] così uno dei miei obiettivi divenne quello di portarla nelle gallerie d’arte”

Non disdegnando il mettersi alla prova con le creazioni di colleghi come, fra i tanti, personalità illustri quali quelle del francese Fernand Lèger e del tedesco Max Ernst, quest’ultimo pioniere della tecnica pittorica del grattage e del frottage, dal cui studio delle rispettive opere e attraverso un lavoro di poetica coesione artistica e autoriale trasse nel 2012 la famosa opera Double Bill, evoluzione dei Commissioned Painting del lontano 1969, Baldessari non ha mai smesso di trarre idee in seno a bacini disciplinari e artistici i più disparati, metodo creativo che gli ha fruttato, per l’originalità sua propria e la persistente ricerca di spunti messi in opera con una notevole dose di coraggio, la meritata notorietà.

Poi, l’interesse per il linguaggio, decodificato e definito secondo un sistema di regole per lo più arbitrarie nonché rappresentato graficamente sotto forma di complesse dinamiche relazionali tra forme, materiali e tinte per quanto relativamente immediati all’occhio, è la caratteristica principale che ha permesso di diventare al Baldessari l’artista della sintassi figurativa. Throwing Three Balls in the Air to Get a Straight Line del 1973 stampata in due serie dall’editore italiano d’avanguardia Giampaolo Prearo, o la più famosa opera I will not make any more boring art, sono sono alcuni esempi delle capacità narrative e della sensibilità dell’artista.

Come si è capito, l’interesse che Baldessari ha espresso per le lingue deriva sia dalle somiglianze di questa nelle strutture condivise che la lingua imparenta con la complessione artistico figurativa che si determina da un operare da parte da un costrutto arbitrario ma controllato da norme, sistema che sia nella composizione artistica che nella grammatica linguistica è elemento primario. Molto del lavoro di Baldessari contiene, inoltre, forme di indicazioni precise per l’osservatore, nelle quali sono presenti non solo allusioni su cosa guardare, ma come fare selezioni e confronti, spesso semplicemente per il gusto di farlo. Le opere del Baldessari diventano quindi anche possibilità pedagogiche che si declinano attraverso l’educazione al prestare attenzione e al coltivare un’oculata passione artistica, due elementi che oggigiorno vengono purtroppo snobbati.

In questo spirito, molte delle sue creazioni rappresentano sequenze che mostrano tentativi di realizzare un obiettivo arbitrario e libero, ma certamente attrezzato e adeguatamente regolato. Oltre che per le opere, le quali per le caratteristiche intrinseche dell’arte, scienza la cui unica certezza si stabilisce nella relatività dei gusti, possono legittimamente anche non trovare interesse in alcuni spettatori che non si sentono rispecchiati nelle creazione del Baldessari, è giusto ricordare il grande artista per l’atteggiamento critico, polemico, irriverente e antiaccademico, carattere forte, rivoluzionario e controcorrente che l’ha reso celebre e piacevole anche a coloro che magari non afferrano le tesi artistiche del maestro.

Testi, immagini, architettura, formule matematiche, linguaggio, storia dell’arte del novecento riletta in chiave postmoderna, giochi, teorie della percezione, tutto questo era Baldessari, un vero e proprio Leonardo Da Vinci della mescolanza artistica in grado di saper scegliere e valutare al meglio e senza errori le possibilità di ogni elemento, sia concettuale che materiale, che poteva essere integrato in un’opera per dare una certa interpretazione al mondo o ad un determinato argomento.

Un lavoro estremamente complesso e articolato, serio ma spesso divertente, in alcuni casi irriverente e mai saccente, quello dell’artistica, che non si sbaglia a definirlo il matematico dell’arte, o il mago dell’algoritmo stilistico. Ma l’artista, durante la sua lunga carriera, non si è limitato solo a dare vita a quadri o opere espressione di design prettamente fine alla fruizione artistica, si è pure cimentato in creazioni industriali di un certo rilievo.

In occasione della Art Basel, fiera moderna e contemporanea che dal 1970 si svolge annualmente a Basilea, in Svizzera, il 1 dicembre 2016 viene presentata una BMW M6 GT LM disegnata da Baldessari, vettura numero 19 del progetto BMW Art Car, automobile unica realizzata per partecipare alla 24 ore di Daytona.

L’insegnamento che ci proviene da Baldessari, che siamo persone la cui osservazione delle composizioni dell’artista fa vibrare le più disparate emozioni, da sentimenti di benessere, di turbamento finanche di indifferenza o repulsa, o che non percepiscono nelle opere del maestro i rappresentanti degni di una visione più ampia che l’arte deve sempre tenere in considerazione, comunque effetti tutti quanti di un’arte capace di saper cogliere e smuovere una particolare sensazione, è il disprezzo che l’umanità deve avere verso un’arte noiosa, un’arte che non sa incuriosire né sorprendersi.

Alessandro Pallara
Alessandro Pallara
Nasce a Ferrara nel marzo del 1996. Ha studiato sceneggiatura presso la Scuola Internazionale di Comics di Padova. Tuttora collabora come volontario supervisore del patrimonio artistico culturale con l'associazione Touring Club Italiano nella città di Bologna.

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