giovedì, Aprile 17, 2025

Minneapolis in stato di emergenza per la morte di George Floyd

Non si spegne il grido di protesta dopo la morte di George Floyd, l’afroamericano ucciso da un poliziotto in Minnesota. L’insorgere delle manifestazioni ha richiesto lo schieramento delle forze dell’ordine.

Le prime manifestazioni dopo l’omicidio di George Floyd

Era stata pacifica la prima ondata di manifestazioni. I dimostranti avevano iniziato a protestare già nel pomeriggio di martedì 26, dopo che la clip della morte di George Floyd a Minneapolis, la principale città del Minnesota, aveva fatto il giro del web. Le immagini parlano chiaro: George non oppone alcuna resistenza mentre gli agenti gli mettono le manette, poi lo fanno sdraiare con la faccia sull’asfalto, un poliziotto gli preme il ginocchio sul collo, mentre con atteggiamento altezzoso si guarda intorno con le mani in tasca. Non si sposta neanche quando George si lamenta: “Non respiro”. Morirà poco dopo in ospedale.

L’escalation delle proteste e lo stato di emergenza

Mentre la mobilitazione correva sui social e sul web con una petizione, il grido di dolore riecheggiava in tutta la città. L’escalation di proteste è stata immediata: centinaia di persone si sono riversate nelle strade della città urlando le ultime parole di George Floyd: “I can’t breathe”. Nella furia un negozio è stato saccheggiato, mentre c’è stato un incendio in un altro. Entrambi si trovavano vicino alla stazione di polizia dove lavoravano i quattro agenti coinvolti nell’omicidio. La polizia ha reagito sparando gas lacrimogeni.   Il sindaco della città, Jacob Frey, ha chiesto e ottenuto dal governatore lo schieramento della Guardia nazionale e la dichiarazione di stato di emergenza. Nello stesso tempo, cercando di placare la rabbia della comunità, Frey si è espresso così: “Non capisco perché gli agenti non siano già in galera”. Una posizione presa a favore della famiglia di Floyd e delle associazioni per i diritti civili che chiedono l’immediata incriminazione degli agenti, al momento licenziati. La gente è scesa in piazza anche in altre città degli Stati Uniti, da Memphis a Los Angeles, fino in California. Trump ha risposto così: “Questi criminali stanno disonorando la memoria di George Floyd”.

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