La mindfulness sembra essere ovunque in questi giorni e la sua popolarità continua a crescere. Tutti ci stanno entrando! Neuroscienziati, medici, dirigenti aziendali, guru dello stile di vita, sono tutti entusiasti del suo potenziale per migliorare le nostre vite.
Come mai questo interesse per la Mindfulness?
C’è un motivo se improvvisamente tutti cercano di entrare in questo nuovo stile di vita e pensiero. La ricerca mostra che la Mindfulness può aiutare a ridurre i sintomi legati al cancro, migliorare l’esperienza del parto, riduce lo stress e aumenta l’empatia e promuovere abitudini alimentari più sane. Al giorno d’oggi, sempre più professionisti della salute mentale lo incorporano nelle nostre terapie, è difficile parlare con un terapeuta senza che emerga questa filosofia.
Cos’è la Mindfulness e cosa non è
Chi scrive è sicuramente una grande fan della Mindfulness come filosofia e pratica. Quello che vi racconto è esperienza di pratica e di studio. È stato davvero utile in tanti momenti della mia vita: dalla diagnosi di sclerosi multipla alla gestione dell’ansia da coronavirus. Ma apprezzo anche essere attenta e consapevole di come si parla di mindfulness. Non voglio che la si consideri una moda passeggera come lo Zumba. Purtroppo questo può accadere quando esageriamo con l’esaltazione della sua efficacia. Affinché la mindfulness aiuti veramente le persone, deve avere un posto coerente nella nostra cultura supportato da un’accurata comprensione di cosa è e cosa non è.
La consapevolezza non è (necessariamente) meditazione
Questo è importante. Mindfulness e meditazione non sono la stessa cosa. La meditazione è un’attività, qualcosa che fai. Ci sono molte forme di meditazione: alcune implicano la focalizzazione sul nostro respiro, alcune implicano l’immaginazione di una scena rilassante, altre implicano la ripetizione di un mantra. Devi dedicargli del del tempo e trovare un posto tranquillo per praticare la meditazione. La mindfulness è più una filosofia che un’attività. È un’idea: essere semplicemente qui e ora, senza giudizio. Non è necessario essere isolati o seguire un rituale durante un periodo specifico per praticarla. Potresti lavare la tua macchina, fare uno spuntino, fare jogging nel parco, giocare con il tuo cane, cantare sotto la doccia. Tutte queste attività possono essere svolte in modo consapevole essendo pienamente presenti nel momento. Certo, puoi sicuramente praticare la consapevolezza usando la meditazione.
La Mindfulness non è una panacea
Questa filosofia è stata incorporata in tutti i tipi di psicoterapie e talvolta anche in programmi di miglioramento delle prestazioni personali. Molti titoli fanno sembrare che sia l’elisir miracoloso per tutti i nostri mali, dalla scarsa motivazione all’ansia fino all’insonnia. Ma non è una panacea. La maggior parte degli studi clinici che mostrano la mindfulness come miglioramento dei sintomi includevano altri “ingredienti” della psicoterapia. Quindi i titoli, se fossero accurati, sarebbero più simili a: “La pratica della consapevolezza, oltre a stabilire obiettivi e parlare con un terapeuta dei tuoi pensieri, è utile per ridurre lo stress“. Meno orecchiabile, ma reale. Mi piace pensare alla consapevolezza come a un inizio sano, un modo per connetterci in modo non giudicante con i nostri corpi e le nostre menti in modo da non lottare contro noi stessi quando proviamo dolore o ci sentiamo in disaccordo con noi stessi. Per intenderci, se vi fate un taglio a un pollice non vi basta fermarmi e meditare. Certo, se avete pazienza, e se la ferita non è grave, guarirà da sola. E probabilmente la meditazione e la mindfulness vi avvranno aiutato a sopportare il dolore. Ma se non usate del disinfettante l’infezione non la fermate.
La mindfulness non sostituisce e non deve sostituire il consiglio del medico
Al di là degli infortuni minori, le conseguenze di una cattiva interpretazione del concetto di mindfulness le si possono avere sui problemi più gravi. Per quelli, la consapevolezza da sola non è sufficiente. Alcune ricerche sulla guarigione consapevole dimostrano che questi approcci possono essere utili per le persone che si sottopongono a una riabilitazione fisica dopo un infortunio. Non fa miracoli: non ti trasformerai improvvisamente in Wolverine con superpoteri di auto-guarigione. Ma quando sei infortunato, la consapevolezza può aiutarti a gestire il dolore, migliorare l’umore e diminuire la fatica.
La consapevolezza non spazza via il trauma
Affrontare un trauma non è mai facile. Anche se non soffri di un vero e proprio disturbo da stress post-traumatico, potresti avere problemi come sentirti sempre nervoso, avere dolore inspiegabile o altri sintomi fisici, avere difficoltà a gestire emozioni difficili o non dormire bene. La buona notizia è che le pratiche basate sulla consapevolezza possono ridurre i sintomi del disturbo da stress post-traumatico. La notizia non così buona è che ridurre i sintomi non significa arrivare dall’altra parte del trauma, il luogo in cui si fa veramente pace con quello che è successo e con se stessi. Il trauma si insinua in profondità nel nostro cervello e non svanirà semplicemente quando entrerai in contatto con il tuo corpo e le tue emozioni. Per alcuni, la pratica della consapevolezza potrebbe persino innescare flashback traumatici. Questo non significa che le persone traumatizzate non dovrebbero praticare la consapevolezza: in realtà è un buon punto di partenza. Ma alla fine, lavorare con un terapista focalizzato sul trauma può aiutarti a incorporare la consapevolezza in modo sicuro.
La consapevolezza consiste nel prestare attenzione
Per riassumere, la Mindfulness è potente. Può servire come una solida base per l’auto-consapevolezza e il benessere. Ma non risolverà tutti i tuoi problemi ed è una filosofia da coltivare. Essere consapevoli in realtà significa solo prestare attenzione alla realtà attraverso i nostri sensi. Significa guardare le foglie e i fiori quando corriamo nel parco invece di usare il pilota automatico.
La via della cura
Durante il periodo di lookdown ho avuto il piacere di leggere questo splendido libro. Si intitola La via della cura e lo ha scritto MariaGiovanna Luini. Una dottoressa, un medico, un grande medico a dire il vero. Nelle sue sedute mediche abbina le terapie tradizionali a quelle olistiche. Sostiene con tutta se stessa la realtà per la quale non siamo solo una macchina da aggiustare, ma abbiamo ingranaggi meno evidenti che vanno curati e che contribuiscono al buon funzionamento del tutto. Nonostante sia un medico affermato non ha avuto timore nell’esporre, in questo libro e in altri, teorie e metodi paralleli, che lei utilizza quotidianamente con i suoi pazienti.