Maurizio Bufalini è un medico italiano, della seconda metà 1700 e quasi fine 1800. Tra i maggiori esponenti della Medicina clinica italiana, del XIX secolo. Inoltre, il successo del ricercatore, con l’opera Saggio sulla dottrina della vita. A fronte di ciò, la rivoluzione in ambito accademico, sule metodologie d’insegnamento della facoltà medica.
Maurizio Bufalini chi è?
Il medico nasce a Cesena il 4 giugno 1787 e decede a Firenze il 31 marzo 1875. Figlio di Jacopo Bufalini, medico e primario di Chirurgia, della città emiliana – romagnola nel 1773. Alcune difficoltà di apprendimento, nelle scuole secondarie, dove Maurizio non riceve tutte le conoscenze di base.
Ciò nonostante, all’età di sedici anni, Maurizio matura l’ambizione della carriera medica ed inizia gli studi della materia, con Michele Rosa. A fronte di ciò, Bufalini segue le lezioni del sostenitore della natura medica, disciplina anche nota come Vis medicatrix naturae.
Di fatto, l’apprendimento con Rosa, sul significato di auto – guarigione per il corpo, capacità del medesimo. Seguono anche gli insegnamenti per lo studente, nel processo in cui il medico accompagna il paziente, nella guarigione.
A tal riguardo, diviene necessaria l’individuazione delle cause della malattia, nel rispetto delle leggi della natura. Attraverso il percorso formativo dell’insegnante Rosa, Bufalini riceve un’adeguata preparazione medico – scientifica.
Mentre, gli studi filosofici dell’aspirante medico entrano nelle letture, di scrittori come Locke e Condillac, punti di riferimento per il suo pensiero di vita. Nel 1805, la frequentazione dell’Università di Bologna, nella facoltà di Medicina e dopo quattro anni, il conseguimento della laurea.
Maurizio Bufalini: la carriera
– prima parte –
Dopo la laurea in Medicina, Maurizio Bufalini raggiunge Pavia e Milano, con l’obiettivo di studio sulla dottrina del Vitalismo. A fronte di ciò, l’esigenza del medico di apprendere anche le conoscenze opposte, agli insegnamenti ricevuti dai propri maestri, per un risultato di confronto.
Di fatto, l’anatomista Antonio Scarpa ed il fisiologo Giacomo Tommasini, la scoperta della dottrina sistemica vitalista, del neurologo scozzese John Brown. Secondo lo studioso, la spiegazione di qualsiasi fenomeno biologico emerge in una sola legge dell’universo.
Inoltre, i componenti della materia organica corporea reagiscono ai segnali esterni, della stessa. Da qui, la regolazione dei fenomeni vitali, in cui il corpo tramuta nello stato del principio di eccitabilità.
Nel 1810, Bufalini discosta dalla dottrina sistemica di Brown e torna nella città natale, nella continuazione applicativa, a sostegno dei maestri Rosa e Testa. A fronte di ciò, il medico intraprende l’opposizione al pensiero vitalista.
– seconda parte –
Durante lo stesso periodo, le nomine di medico coadiutore e poi medico assoluto, presso l’Ospedale degli Esposti di Cesena. Nell’esercizio della professione medica, il ricercatore sviluppa un modo nuovo, di interpretare la Medicina. Come risultato, per Bufalini l’unica fonte di conoscenza medica, si ottiene dall’osservazione e dall’esperimento.
Nel 1813, la pubblicazione del clinico, dell’opera dal titolo Saggio sulla dottrina della vita. Nello scritto, l’opposizione del ricercatore alla dottrina sistemica vitalista, contro il concetto di Brown, nell’idea della vita come forza di risoluzione ad ogni malattia.
In dettaglio, il concetto di vita per il clinico rappresenta un fenomeno complesso, la cui comprensione giunge solo attraverso lo studio e l’osservazione sperimentale. A ragion per cui, il medico intende la vita come l’unione di differenti processi fisico – chimici, della materia organica.
In seguito, il successo del saggio di Bufalini, in campo medico. Da qui, la decisione del ricercatore di lasciare l’esercizio medico, nella propria città. A fronte di ciò, il trasferimento a Bologna e la nomina di assistente alla clinica medica. Nel ruolo d’insegnante, in sostituzione al proprio maestro Antonio Testa, l’introduzione di nuovi approcci rivoluzionari, nella facoltà di Medicina.