MARTIN LUTHER KING, IL REVERENDO SOGNATORE CHE COMBATTÈ CONTRO LA SEGREGAZIONE RAZZIALE, NACQUE IL 15 GENNAIO 1929
Martin Luther King, il leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, nacque ad Atlanta, il 15 gennaio 1929; frequentò il Morehouse College e dopo il College s’iscrisse al Seminario di Chester, in Pennsylvania. Durante gli studi, il giovane Martin conobbe Coretta Scott Young: entrambi si esposero per i diritti della loro gente e poco dopo il loro primo incontro si fidanzarono e si unirono in matrimonio. I coniugi King si trasferirono a Montgomery, in Alabama e si accorsero subito dell’intolleranza razziale in città, altissima e spietata. Martin Luther King non esitò a combattere la segregazione e scelse un’arma bianca, quella della coesistenza non violenta, delle manifestazioni pacifiste e di parole leali e autentiche. Il reverendo King fu un uomo coltissimo e un oratore carismatico, emerse con il suo prestigio morale e con i suoi ideali valorosi.

Le manifestazioni di King in difesa dei diritti degli afroamericani ebbero un forte impatto ma, al contempo, furono osteggiate dai tanti gruppi razzisti dell’America. Gli episodi storici che videro Martin Luther King protagonista s’intrecciarono con un altro importante evento: la protesta di Rosa Parks. Nel 1955, nella città di Montgomery, la Parks, operaia di colore quarantaduenne, venne arrestata perché occupò un posto riservato ai bianchi su un autobus. Il gesto di Rosa Park fu esemplare e il reverendo King, particolarmente colpito dall’azione della donna, invitò i suoi amici e la “sua gente” a boicottare i mezzi pubblici; l’obiettivo era giungere all’abolizione della spartizione dei sedili tra uomini bianchi e uomini neri. L’iniziativa ebbe un successo enorme e molte tra le azioni non violente furono supportate anche dai bianchi. Le proteste della Parks e i discorsi di King portarono presto ad un risultato che si rivelò fondamentale: la Corte Suprema degli USA dichiarò illegale la segregazione sui bus. Questa fu una grande vittoria e una grande gioia per King e per tutti gli uomini che lottavano per l’uguaglianza e per l’integrazione.

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GIUGNO 1963: I HAVE A DREAM
Nel giugno 1963, il movimento per i diritti civili degli afroamericani promosse una grande manifestazione nella capitale degli Stati Uniti, a sostegno dell’iniziativa del Presidente Kennedy di varare una legislazione contro la discriminazione razziale. La “Marcia su Washington per il lavoro e la libertà” si svolse il 28 agosto. Nella memoria collettiva questo evento rimase e rimane legato al discorso pronunciato da Martin Luther King, il quale fece conoscere la straordinaria forza della sua oratoria a un pubblico vasto ed eterogeneo. Le parole del reverendo King ancora oggi sono un tesoro incommensurabile, sono foriere di un significato profondo e ogni uomo dovrebbe leggerle ogni giorno, per non dimenticarsene mai: «sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro paese. Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione…ma cento anni dopo, il negro ancora non è libero: cento anni dopo, la vita del negro è ancora purtroppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione, cento anni dopo il negro langue e si trova esiliato nella sua stessa terra. […] Questa meravigliosa nuova militanza che ha interessato la comunità negra non dovrà condurci a una mancanza di fiducia in tutta la comunità bianca, perchè molti dei nostri fratelli bianchi, come prova la loro presenza qui oggi, sono giunti a capire che il loro destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è inestricabilmente legata alla nostra libertà. Amici miei, vi dico che anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno…Io ho davanti a me un sogno, che un giorno in Alabama, con i suoi malvagi razzisti, con il suo governatore dalle cui labbra provengono parole di veto e di annullamento, che un giorno, proprio qui in Alabama, i ragazzini negri e le ragazzine negre sapranno unire le mani con i ragazzini bianchi e le ragazzini bianche come se fossero fratelli e sorelle».

Il 1964 fu l’anno in cui Martin Luther King ricevette il premio Nobel per la pace. Il reverendo seppe bene che la società in cui combatteva era una società malata e infestata dall’odio e dal razzismo. King lottò per salvare la società da se stessa e lo fece con un amore e giustizia indicibili. Purtroppo il sogno di Martin Luther King non ebbe il tempo di diventare realtà: il 4 aprile 1968, pagò la sua battaglia per i diritti civili con la sua stessa vita, rimanendo ucciso per mano di un razzista a Memphis.
La storia è preziosa perché ci parla di uomini che non si sono mai risparmiati. Uomini che hanno sempre scelto la parte per la quale esistere, vivere; uomini che hanno fatto dell’uguaglianza l’ideale di guida della vita e della dignità propria e altrui la meta da raggiungere, costi quel che costi. Martin Luther King è stato un eroe, un paladino, un redentore? Sicuramente. Il reverendo scelse di contrastare l’odio, la violenza e l’ignoranza; fece questo con passione, con azioni leali e oneste, senza timore, senza retorica. Il reverendo King è stato un uomo con un cuore i cui battiti sentivano il pulsare dei cuori dei reietti, degli emarginati e con un’intelligenza fine e assoluta con la quale si è battuto per lasciare nelle mani di tutti gli uomini i diritti inalienabili della vita, della libertà, del perseguimento della felicità. Amore, pace, uguaglianza: parole bellissime ma delicate. Ricordare uomini come Martin Luther King ci insegna a misurare il peso di queste parole, forse ci aiuta a capire che noi oggi abbiamo ancora una possibilità di scegliere tra la coesistenza non violenta e l’annientamento reciproco della violenza. Forse la storia di Martin Luther King ci suggerisce che l’unica salvezza è scegliere la non violenza, sempre.