Il Belgio saluterà nelle prossime ore in forma privata la campionessa paraolimpica Marieke Vervoort, 40 anni, che nelle scorse ore ha deciso di mettere fine alla propria vita atrraverso l’eutanasia, legale in Belgio dal 2002. Il suo decesso è stato confermato dal sindaco del paese dove viveva nelle Fiandre, Diest.
La Vervoort ha vinto medaglie d’oro e d’argento alle Olipiadi Paraolimpiche di Londra nel 2012 e a quelle di Rio de Janeiro in Brasile nel 2016 vincendo la T52 400 metri (medaglia d’argento).
Prioprio nel 2016, la campionessa, affetta da una malattia spinale degenerativa e incurabile diagnosticata a 15 anni che nel tempo l’aveva portata a diventare paraplegica, aveva affermato di aver intenzione di ricorrere all’eutanasia nel suo paese di origine dal momento che il dolore era ormai insopportabile e le condizioni di vita ormai impossibili da sopportare “Ogni anno è peggio. Ogni giorno è peggio. Se mi aveste visto anni fa io potevo disegnare cose bellissime, ora è impossibile. Ora vedo solo al 20%. Cosa sarà di me in futuro? Sono veramente impaurita“.
A confermare la sua volontà, fu importante un episodio di epilessia vissuto nel 2014 nella sua abitazione mentre cucinava della pasta che l’ha portata a rovesciarsi acqua bollente e a spendere quattro mesi in ospedale.
La Vervoort, sempre nel 2016, aveva affermato di aver firmato i documenti nel 2008 ma di aver dovuto incontrare molti dottori che hanno dovuto confermare lo stato progressivo della sua malattia e che per proseguire con la procedura sono necessarie tre diverse firme da tre diversi medici e in aggiunta di aver dovuto incontrare uno psichiatra che potesse confermare la reale intenzione di ricorrere all’eutanasia.
Marieke Vervoort oltre ad essere un’attivista per i diritti delle persone con disabilità e il diritto ad accedere all’eutanasia era anche attivista per i diritti delle persone omo, bi, transessuali. Apertamente lesbica, la campionessa faceva parte dei 10 atleti dichiaratamente LGBTI delle Paraolimpiadi di Rio de Janeiro del 2016.