sabato, Aprile 19, 2025

Marche e Fase 2: un modello da seguire

Il Comitato per la ripartenza guidato dal manager Vittorio Colao avrebbe dovuto garantire una riapertura dell’Italia graduale e ordinata: l’impressione, invece, è che abbia scatenato una ben poco rassicurante gara tra Regioni su chi riapre prima. Peccato che l’unico giocatore in campo che ha il potere di decidere quali attività produttive riaprire è il Governo.

La corsa disordinata delle Regioni verso la riapertura

Sarà una coincidenza, ma da quando si è insediata la task force voluta dal premier Giuseppe Conte, una settimana fa, le Regioni del Nord hanno iniziato a spingere l’acceleratore verso la Fase 2.

Il caso Lombardia

Un cambio di marcia repentino alquanto discutibile, soprattutto nel caso della Lombardia, dove la situazione dei contagi, in certe aree a partire da Milano, è ancora preoccupante (diverso il quadro in Veneto, dove l’emergenza sanitaria si è ridimensionata e la situazione appare sotto controllo, ndr).

Tra l’altro, fino a qualche giorno fa il governatore lombardo Attilio Fontana era tra coloro che rimproveravano al Governo di non avere chiuso abbastanza.

De Luca: «Crollo psicologico»

Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, noto per le sua verve anche verbale, riconduce questa sprint a una dimensione psicologica.

«Voglio essere sincero: ho avuto la sensazione di un crollo quasi psicologico di tanti amministratori del Nord» dichiara al Corriere della Sera.

L’impressione è che questa gara sia squisitamente politica: la ormai famosa curva dei contagi appare accantonata. Sembra che ormai a ispirare l’azione di certe amministrazioni sia soltanto un parametro politico: dimostrarsi più efficienti del Governo centrale giallo-rosso.

Essere cauti oggi per correre domani

La crisi economica è drammatica ed è destinata ad aggravarsi con il protrarsi del lockdown: tutti siamo consapevoli che occorre riaccendere i motori dell’Italia al più presto.

Tuttavia, come ricorda anche il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, bisogna garantire condizioni di ragionevole sicurezza. Altrimenti, «la ripresa economica durerebbe come un battito di ciglia», mette in guardia il commissario straordinario all’emergenza, Domenico Arcuri.

L’appello al buonsenso delle Marche

Oggi, un appello all’equilibrio e al buon senso arriva dalle Marche, una tra le regioni più colpite dall’epidemia, che sta finalmente rivedendo la luce in fondo al tunnel.

La curva dei contagi scende

I positivi sono saliti a 5769 (il dato è aggiornato a oggi, domenica 19, ndr), ma da Pasqua l’aumento dei contagi ha subito una progressiva e stabile frenata. I decessi, invece, sono 807 (dato aggiornato a ieri, ndr).

Il contagio, tuttavia, non è si diffuso in maniera omogenea sull’intero territorio: la provincia più colpita è quella di Pesaro e Urbino, dove i contagi sono 2293 (39,74% del totale regionale) e i decessi 439 (54,39% del totale regionale), con un rapporto mortalità/casi positivi (18,8%) addirittura più alto rispetto alla media nazionale (in tutte le altre province marchigiane, invece, è più basso, ndr).

Il pragmatismo del Governatore

Luca Ceriscioli, governatore di centrosinistra delle Marche in scadenza di mandato (ha annunciato che non si ricandiderà, ndr), già sindaco di Pesaro per 10 anni, ha gestito questa drammatica fase con una risolutezza e una determinazione per certi versi sorprendenti, se consideriamo che una delle critiche più frequenti rivoltagli in questi ultimi anni era proprio quella di scarso decisionismo.

Un pragmatismo che lo ha contraddistinto sin dagli inizi dell’emergenza, quando non esitò a disporre preventivamente la chiusura delle scuole sull’intero territorio regionale – era fine febbraio -, nonostante non vi fossero ancora casi di contagi e il Governo avesse vietato la chiusura nelle zone no cluster, cioè senza focolai autonomi (il Governo impugnò l’ordinanza salvo poi, una settimana dopo, inserire Pesaro e Urbino tra le “Zone arancioni” insieme alle Regioni del Nord, ndr).

Riaprire in sicurezza evitando fughe in avanti

Anche oggi, in una situazione per certi versi più confusa di qualche settimana fa, in cui va in scena il vizio prettamente italico di annunciare e dividersi su tutto, il docente matematico prestato alla politica sceglie la via del pragmatismo moderato.

Una terza via di buonsenso rispetto a quella più intransigente imboccata dalle Regioni del Nord e dalla Campania che, in risposta alle richiesta del Nord, minaccia la chiusura dei suoi confini.

«Siamo alla sagra delle dichiarazioni impossibili. Ma come fai a chiudere i confini di una regione? Noi siamo per seguire la roadmap indicata dallo Stato» dichiara oggi in un’intervista al quotidiano marchigiano Corriere Adriatico.

Invita, quindi, a seguire un cambio di rotta.

«Il punto non è la data giusta ma assicurare la protezione dei lavoratori. Se ci fissiamo sulla data rischiamo di far partire le aziende che non devono partire e tenere quelle ferme quelle che invece devono scattare», ammonisce.

Il criterio corretto da seguire, dunque, non è quello cronologico, ma la salute dei lavoratori.

«Se un’azienda è in grado di assicurare la sicurezza del lavoro può partire prima del 4 maggio. Se ha rispettato tutti gli obblighi di tutela va bene partire anche domani» rilancia il governatore.

Lo standard che tutte le imprese marchigiane dovranno adottare sarà quello di Wuhan.

«Ho visto immagini delle fabbriche di Wuhan. Di come erano protetti nelle fabbriche al ritorno al lavoro: mascherine, visiere, tute protettive – continua Ceriscioli -. Ecco, mi sono detto, quando torneremo a lavorare quello deve essere il nostro standard. Che si lavori come si entra in terapia intensiva».

La Regione diventa tutor delle imprese

La sicurezza, però, non può essere garantita soltanto con i dispositivi di protezione: occorre mettere in pratica anche «modalità di lavoro molto differenti rispetto a prima», fondate su un potenziamento delle turnazioni, dello smartworking e della tecnologia.

«Gli amministrativi tutti a casa in smartworking. Poi la tecnologia aiuta tanto in fabbrica per il distanziamento. Qui bisogna operare sui bagni, ingressi e uscite scaglionati. Percorsi comuni», è il suggerimento del governatore rivolto alle aziende del settore manifatturiero.

In questo percorso di riconversione organizzativa, fondamentale diventerà il ruolo della Regione.

«Il lavoro specifico della Regione consta nell’impegnarsi nel facilitare i percorsi di traduzione per la tutela della sicurezza. Essere consulenti di chi vuol riaprire più che il controllore», propone Ceriscioli.

Spiagge aperte a partire da giugno

«È un’ipotesi fondata: se a fine aprile ho azzerato i contagi, a fine maggio ho sistemato le procedure per la sicurezza, a giugno magari posso anche aprire» conferma Ceriscioli, che già nei giorni scorsi aveva dato disco verde ai lavori di sistemazione delle spiagge e degli stabilimenti, recependo di fatto le disposizioni contenute nell’ultimo decreto del Governo.

Una stoccata alla task force Colao

Tutti ci stiamo chiedendo che cosa stia facendo in concreto la task force voluta dal governo Conte.

Non siamo gli unici: anche i governatori, che dovrebbero essere tra gli interlocutori più ascoltati, sono piuttosto smarriti.

«So molto poco – ammette Ceriscioli – oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo avuto una call con Emilia, Lombardia e Sicilia che collaborano per dare indicazioni sulla fase due ma erano nella più totale incertezza. Le battute si sprecavano: vuoi vedere che stasera c’è la diretta Facebook di Conte? A parte questo siamo a quello che si legge».

Un passo verso il futuro: il nuovo ospedale a Civitanova Marche

Il governatore, anche su impulso delle opposizioni, a fine marzo, nel momento di massimo picco della curva dei contagi, aveva contattato l’ex capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, per la realizzazione di un nuovo ospedale specializzato.

Individuata la sede, nell’area della fiera di Civitanova Marche (MC), i lavori di quella che Bertolaso ha ribattezzato «una “astronave” sul modello Milano, un punto di riferimento per la gestione dell’emergenza» che «farà scuola nel mondo», sono iniziati in questi giorni e termineranno tra due settimane.

Nonostante il calo dei contagi, il progetto va avanti in una logica di investimento per il futuro.

«Il progetto dovrà garantire all’intero sistema regionale che se dovesse esserci un ritorno del contagio, e il rischio esiste, possiamo contare su questa statura che mette la sanità marchigiana in condizione di poter operare nella normalità» chiosa Ceriscioli.

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