domenica, Aprile 20, 2025

Maioliche castellane: fragile bellezza di Teramo

La Pinacoteca civica di Teramo presenta un nucleo di maioliche castellane conservate nei depositi. Con la mostra “La fragile bellezza. Istoriato castellano fra XVII e XVIII secolo valorizza il patrimonio storico e artistico cittadino. È La prima esposizione allestita negli ambienti rinnovati, dopo i lavori conclusi nel 2018. Quindi, appuntamento oggi, 18 dicembre alle 18 per l’inaugurazione.


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Qual botteghe hanno prodotto le maioliche castellane?

Sono esposte le “fragili bellezze” uscite dai laboratori ceramici di Castelli in provincia di Teramo. Le botteghe si sono imposte sulla scena internazionale grazie alla realizzazione di manufatti caratterizzati da soluzioni sperimentali ardite. Inoltre, rielaborano immagini ricavate dalla pittura contemporanea. I pezzi in mostra si segnalano per la qualità degli smalti ravvivati dall’applicazione dell’oro e l’accuratezza della resa pittorica. Sono particolari pure per l’adesione ai repertori figurativi più aggiornati del tempo. Un insieme abbastanza omogeneo per epoca e qualità che racconta lo stile e l’espressione artistica della famiglia di maiolicari abruzzesi, Grue. Una targa devozionale raffigurante Sant’Antonio da Padova è infatti ascrivibile a Liborio. Invece, una Sacra Famiglia di ispirazione cortonesca è attribuibile a Candeloro Cappelletti. Una serie di piatti con paesaggi arcadici è nello stile di Nicola Grue il giovane.

La collezione Matricardi di Ascoli Piceno

L’importanza internazionale nei primi decenni del XVIII secolo dei manufatti castellani è testimoniata dalle opere della collezione Matricardi di Ascoli Piceno, Timothy Wilson la considera la più importante raccolta privata di maiolica della provincia di Teramo. Alle opere di proprietà comunale saranno così affiancati piatti e vasi realizzati da Carlo Antonio Grue. Gli studi di Fernando Filipponi ne hanno messo in luce la straordinaria rilevanza nell’ambito delle attività artistiche promosse dal pontefice Clemente XI. L’artigiano ha lavorato anche per Aurelio Anselmo e Liborio. I legami familiari coi Duchi d’Acquaviva e gli Albani collocano la produzione dei Grue in un contesto aperto alle istanze della cultura europea. Di matrice classicista ed arcadica, le opere uscite dalle loro officine erano contese dai più illuminati collezionisti del XVIII secolo.

Maioliche castellane: una produzione di qualità

I lavori in mostra sono un prodotto artistico di prima qualità, come dimostrano i manufatti per personalità internazionali I quattro piatti con paesaggi arcadici introducono episodi vetero e neo testamentari e sono dipinti da Francesco Antonio Saverio Grue. Al pari dei dipinti su tela, sono racchiusi entro raffinate cornici settecentesche in legno intagliato e dorato. Provengono dalle collezioni reali sabaude e appartennero infatti a un sofisticato estimatore dell’arte rococò come Umberto II. Degna di nota anche la serie di piattini dipinti con scene pastorali attribuiti ad Aurelio Anselmo ed al fratello Liborio Grue. Le opere recano l’arme della famiglia Testa- Piccolomini. I grandi piatti con l’insegna del cardinale Ruffo mostrano che nel Settecento l’arredo aristocratico era dipinto a Castelli. La perizia degli artisti della famiglia Grue ha trasformato una tecnica per oggetti di uso domestico in una forma di espressione artistica. La mostra sarà visitabile fino all’1 maggio 2022.

Immagine da cartella stampa.

Odette Tapella
Odette Tapella
Vivo in piccolo paese di provincia. Mi piace leggere, fare giardinaggio, stare a contatto con la natura. Coltivo l'interesse per l'arte, la cultura e le tradizioni.

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