Nel suo ultimo rapporto, l’UE critica la Turchia per il continuo deterioramento degli standard democratici e dello stato di diritto. Il Turkey 2024 Report fa parte della valutazione annuale dell’Unione europea sui progressi e gli insuccessi della Turchia come paese candidato all’adesione all’UE. Ogni anno, la Commissione europea pubblica relazioni dettagliate sui paesi che aspirano a entrare nell’UE, valutando il loro allineamento con gli standard UE e affrontando argomenti quali governance democratica, diritti umani, stato di diritto, politiche economiche e altro ancora. Il rapporto di quest’anno ha ribadito che finché non saranno intraprese riforme significative, i colloqui di adesione della Turchia all’UE rimarranno fermi.
L’UE critica la Turchia
Nel suo rapporto annuale, la Commissione europea ha criticato la Turchia per il continuo deterioramento degli standard democratici e dello stato di diritto. “La situazione generale dei diritti umani nel Paese non è migliorata e resta motivo di preoccupazione“, si legge nel rapporto. L’UE ha criticato il sistema presidenziale turco per aver minato il potere parlamentare, limitato la supervisione legislativa e frenato l’influenza dell’opposizione. Il rapporto afferma che con ampi poteri esecutivi centralizzati sotto il presidente Recep Tayyip Erdoğan la capacità del parlamento di ritenere il governo responsabile è diminuita, in particolare attraverso l’uso di decreti presidenziali. Inoltre, il rapporto ha condannato la sostituzione dei sindaci dell’opposizione con amministratori nominati dal governo, definendo tale pratica un duro colpo alla democrazia locale e ai diritti degli elettori.
Il rapporto sottolinea anche le preoccupazioni dell’UE sull’indipendenza giudiziaria in Turchia. Il rapporto ha evidenziato l’interferenza dell’esecutivo nel funzionamento della magistratura e la mancanza di applicazione delle sentenze sia della Corte costituzionale che della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU). Il report ha citato anche l’ampia applicazione delle leggi antiterrorismo in Turchia come un altro problema persistente, che ha portato a prendere di mira giornalisti, attivisti e oppositori politici, limitando gravemente le libertà civili.
La libertà di espressione
Per quanto riguarda la libertà di espressione, il rapporto afferma che la Turchia è rimasta in una “fase iniziale di preparazione” e che “non è stato fatto alcun progresso durante il periodo di riferimento”. Le libertà di Internet e dei media sono state gravemente limitate con multe eccessive contro i media indipendenti, censura e misure legali che soffocano la libertà di espressione online. Il rapporto ha anche evidenziato l’erosione del diritto alla libera riunione, notando il frequente uso della forza da parte della Turchia contro i manifestanti, i divieti di raduni pubblici e le normative restrittive della società civile.
La lotta alla discriminazione
L’UE ha inoltre raccomandato di rafforzare le protezioni contro la discriminazione, chiedendo maggiori tutele legali per le donne, le minoranze e le comunità LGBTQ+. Il rapporto ha evidenziato gli alti tassi di femminicidio, il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul e le pratiche discriminatorie contro gli individui LGBTQ+ come preoccupazioni critiche per i diritti umani. Inoltre, ha sollevato allarme per la gestione dei rifugiati da parte della Turchia, in particolare il rimpatrio forzato dei siriani con il pretesto della sicurezza e l’accesso limitato alle tutele e ai servizi legali.
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