venerdì, Aprile 18, 2025

L’Onu annuncia un embargo sulle armi per il Myanmar

L’Assemblea Generale dell’Onu ha adottato una risoluzione che condanna il colpo di Stato in Myanmar. Il testo, non vincolate, contiene un appello a tutti gli Stati membri, affinché si fermi il flusso di armi verso il Myanmar. La risoluzione è stata approvata da 119 Paesi, uno ha votato contro, la Bielorussia. Mentre altri 36 paesi si sono astenuti.

Cosa dice la risoluzione Onu sulle armi al Myanmar?

Ieri, l’Assemblea delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che condanna i leader militari del Myanmar. L’Assemblea Generale dell’Onu ha adottato, venerdì, a New York una risoluzione che condanna l’uso della forza letale e della violenza da parte dei militari, e sostiene gli sforzi dell’inviato speciale delle Nazioni Unite nella regione Christine Schraner Burgener. Inoltre, la risoluzione chiede ai militari del Myanmar di rispettare i risultati delle elezioni democratiche e di rilasciare i detenuti politici.


L’Onu scende in campo per aiutare la Birmania


L’ambasciatore non riconosciuto dai militari birmani

L’ambasciatore birmano, Kyaw Moe Tun, ha espresso la sua gratitudine per il voto ma anche la sua delusione per il fatto che ci sono voluti quasi tre mesi per adottare questa risoluzione annacquata. Infatti, ha detto che la risoluzione non include embarghi vincolanti di armi ed ha aggiunto che i militari stanno uccidendo i civili con l’artiglieria pesante, la maggior parte della quale è importata dall’estero. Tun ha dichiarato che: “Vendere armi ai militari assassini può essere interpretato come aiuto e favoreggiamento dei militari nel commettere gravi crimini come crimini contro l’umanità, pulizia etnica, crimini di guerra e genocidio”.

Myanmar: i numeri della crisi

Secondo la inviata speciale in Myanmar, Christine Schraner Burgener, la situazione è molto preoccupante. Dal colpo di Stato del primo febbraio 2021, più di 800 persone sono state uccise. Le persone arrestate si attestano intorno a 6.000 e 5.000 sono quelle ancora in detenzione. Invece, almeno 100 persone sono scomparse senza lasciare traccia. L’associazione per l’assistenza ai prigionieri politici della birmani traccia, su twitter, i numeri delle persone colpite della giunta militare giornalmente.

La situazione in Myanmar

Già a marzo 2021, la relatrice speciale dell’Onu per il Myanmar aveva dichiarato che ci sono ulteriori prove riguardanti i crimini che stanno avvenendo nel Paese. I crimini, in questione, sono omicidi di massa, sparizione forzata, persecuzione, tortura e imprigionamento. Il 17 giugno nell’ultimo comunicato le Nazioni Unite, con sede in Myanmar, hanno riportato il ritrovamento di due fosse comuni a Myawaddy Township (nello stato di Kayin). Le fosse contenevano i resti umani di venticinque persone che sarebbero state arrestate, il 31 maggio, dalla Karen National Defense Organization (KNDO). Un altro caso, è l’incendio segnalato dalle forze di sicurezza. L’incendio avrebbe coinvolto più di 150 case nel villaggio di Kin Ma nel distretto di Pauk (regione di Magway), il 15 giugno, lasciando due morti e circa 1.000 persone senza casa.

La risposta europea alla richiesta di embargo sulle armi in Myanmar

Christine Schraner Burgener, già a marzo, aveva chiesto sanzioni mirate delle Nazioni Unite contro le imprese commerciali della giunta militare e l’imposizione di un embargo sulle armi. Ad aprile, l’Unione europea aveva risposto prorogando sino ad aprile 2022 le misure restrittive. Il regime sanzionatorio europeo prevedeva, anche un embargo sulle armi e sulle attrezzature che possono essere utilizzate ai fini di repressione interna. Allargando il divieto di esportazione anche ai beni di duplice uso. Ossia quelli destinati all’impiego da parte dell’esercito e della polizia di frontiera. Infine, l’Unione ha imposto delle restrizioni all’esportazione di attrezzature per il monitoraggio delle comunicazioni che potrebbero essere utilizzate per repressione il dissenso interno.


La richiesta di embargo Onu


Chi vende armi al Myanmar?

Secondo il database delle statistiche del commercio internazionale delle Nazioni Unite (COMTRADE) e il registro delle armi convenzionali delle Nazioni Unite (UNROCA), i principali fornitori di armi e munizioni del Myanmar, tra il 2001 e il 2019, sono stati Cina, India, Russia, Serbia e Ucraina. I trasferimenti comprendevano, più precisamente: carri armati, veicoli corazzati per il personale, sistemi di artiglieria, lanciarazzi, aerei da combattimento, elicotteri d’attacco e parti accessorie e munizioni. I carri armati BRDM-2MS di fabbricazione russa e BTR-3 di fabbricazione ucraina sono stati utilizzati proprio durante il colpo di stato del 1° febbraio. Mentre la violenza armata nelle regioni di confine comprende attacchi aerei, bombardamenti con l’artiglieria pesante, e fuoco di armi leggere e di piccolo calibro (A/HRC/42/CRP.3). A partire dalla fine degli anni ’90, anche Singapore ed Israele hanno fornito tecnologia e competenze per la produzione di armi leggere e di piccolo calibro.

Quali armi sono presenti in Myanmar?

La Omega Research Foundation ha identificato dalle immagini video le armi utilizzate dalle forze dell’ordine del Myanmar e i luoghi produzione:

  • il lanciatore singolo SJ-102 da 38 mm e/o il lanciatore SJ-104 da 40 mm prodotto dalla Sip Ja Technology Co. Ltd (Corea del Sud);
  • il cannone ad acqua cinese modello non identificato, con il logo della Sino Truk CNHTC proveniente dalla Cina;
  • gran parte delle munizioni per armi di piccolo calibro (ad esempio 9 mm, 5,56 mm, fucile da caccia calibro 12) porta il marchio della Direzione delle industrie della difesa, che indica la produzione locale;
  • le licenze di esportazione di gas lacrimogeni e granate stordenti che corrispondono alle munizioni usate dalle forze di sicurezza sono state concesse alla società sudcoreana Dae Kwang;
  • infine, alla fine del 2020 l’Indian Ordnance Factory Board ha annunciato l’esportazione di spolette (non specificate) in Myanmar.

Il giorno della vergogna


Chi ha votato contro la risoluzione dell’Onu?

La corrispondenza tra i produttori di armi e l’astensione di alcuni paesi alla votazione del Consiglio generale delle Nazioni Unite non è un caso. La Cina è, infatti, il primo fornitore di armi per il governo militare del Myanmar. Nel decennio, dal 2008 al 2018, il dragone ha fornito 1,6 miliardi di dollari di hardware militari. Seppur la risoluzione di ieri non è vincolante per i paesi delle Nazioni Unite. Comunque può servire come indicazione politicamente significativa del pensiero globale riguardo al conflitto in Myanmar.

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