Giorgio Morandi e Philip Guston hanno usato lo still life per descrivere le proprie sensazioni e il mondo che li circondava. L’arte della quotidianità degli oggetti e dello studio dello spazio è diffusa nel Novecento.
Cos’è lo still life?
La raffigurazione di utensili, bottiglie e nature morte è diffusa e trova nella fotografia una delle sue espressioni. I manufatti sono sempre stati riprodotti nelle opere, ma con questo stile diventano i soggetti principali dei quadri. L’attenzione alla fattura, ai materiali e alla composizione sono gli elementi che caratterizzano questa forma d’arte. Esempi celebri nella pittura sono La canestra di frutta di Caravaggio o I girasoli di Van gogh. Gli scatti invece sono soprattutto a scopo pubblicitario.
Philip Guston e la raffigurazione inanimata
L’opera Still life di Goldstein, il vero cognome dell’artista, ben rappresenta lo stile del 20° secolo. Il quadro presenta una scena disadorna dove su un piano di appoggio si profilano oggetti e frutta. Il realismo dei soggetti assume però caratteri astratti nell’essenzialità delle forme, la scelta dei soggetti e dei colori. L’appiattimento dello spazio e le pennellate dense si accompagnano alla schematizzazione degli elementi e dell’iconografia. Il pittore statunitense ha studiato il linguaggio di De Chirico, Picasso, Léger e ha poi ripreso la tecnica dei muralisti messicani.
Giorgio Morandi e Natura morta
Quest’opera è emblematica della sua riflessione artistica. L’ordinata disposizione del vasellame e i colori tenui fanno infatti percepire uno spazio rarefatto e misurato. Nella scelta del linguaggio espressivo si intravede anche l’influenza della pittura metafisica. Rappresenta spesso recipienti e ciotole che riproduce in base alla rilevanza e con attenzione all’effetto plastico, in ambienti luminosi. Morandi definisce la poesia delle cose che contribuiscono a definire la realtà. Il quadro fa parte di una serie di lavori pensati per essere una collezione, costituita da dipinti, disegni e acqueforti.