Il significato del termine razzismo è l’idea che esistano razze umane storicamente e biologicamente superiori rispetto ad altre razze. Dunque il razzismo si manifesta nei confronti di popoli e culture diverse e poco conosciute. Per questo spesso il razzismo viene associato alla paura del “diverso”. Ciò che è diverso dalla nostra cultura o anche geneticamente, come ad esempio il colore della pelle, genera razzismo.

In realtà vi sono diversi studi di genetica che dimostrano quanto le differenze fra le razze siano minime e, soprattutto, affermano che l’intelligenza è uguale in tutti i popoli del mondo. Purtroppo però la storia, nel corso degli anni, ha mostrato il modo in cui il razzismo oltre ad essere un’idea (assolutamente sbagliata) sia stato anche motivo di persecuzioni, sottomissioni e conflitti. Ancora oggi il tasso di mortalità causato dal razzismo è molto alto. Per non parlare degli episodi razzisti nelle scuole, nei luoghi di lavoro e in tanti altri ambiti della vita sociale.
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I falsi stereotipi
D’altronde non c’è da meravigliarsi se consideriamo che nel nostro Paese vi è sempre stata una distinzione anche fra il nord e il sud. Il nord è sempre stato considerato più intelligente e acculturato del sud che, a sua volta, è stato sempre “trascurato” e “maltrattato”.
Per non parlare degli stereotipi che, in modo abbastanza diffuso, sopravvivono nella nostra società. È come se l’uomo fosse convinto che, ancor prima del suo Paese e ancor prima del mondo, ci fosse solo ed esclusivamente il suo piccolissimo “pezzo di terra”. C’è sempre un bisogno innato di sentirsi superiori ad altri, poco importa se l’altro è uno straniero o addirittura il vicino di casa.

Oggi il razzismo sembra esplodere da ogni parte d’Italia (e non solo) in modo sempre più evidente e grave. Gli immigrati hanno svegliato nelle persone una “paura” derivante soprattutto dalle false credenze di massa, dagli stereotipi e dall’ignoranza. Perché sì, l’ignoranza genera il razzismo. Il rifiutarsi di conoscere e affacciarsi su altre culture porta inevitabilmente ad una chiusura.
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La disinformazione
La cosa ancora più grave è che oggi, questo razzismo ingiustificato, permette di lasciare morire in mare migliaia di persone. In questo campo giocano anche un ruolo fondamentale i notiziari: basti pensare a come venga sempre sottolineata la provenienza di un ladro o di uno stupratore se non è italiano, quasi come se la sua provenienza fosse più grave dell’atto in sé commesso.
In qualche inspiegabile modo uno “stupratore nigeriano”, ad esempio, avrà sempre più impatto di uno “stupratore italiano”, e questo fa nascere lo stereotipo dello “straniero che stupra le donne”. A maggior ragione quando ad alimentare questo razzismo è in primis il governo.
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La politica scorretta
Oggi la politica dei “porti chiusi” ha preso il sopravvento, diventando argomento centrale. Una politica che è responsabile di numerose vite – donne, uomini, bambini e anziani – lasciate morire nel mare. Stereotipi e idee confuse che hanno generato disumanità.

Il razzismo non può essere “politica”, non può avere scusanti. Una politica che sfrutta temi delicati, come l’immigrazione, è una politica scorretta. Pensare che gli immigrati debbano “essere aiutati nelle loro terre” è segno di ignoranza, perché “nelle loro terre” c’è guerra, fame e povertà. Pensare che gli immigrati siano la “causa della disoccupazione italiana“, vuol dire non conoscere la reale condizione che un rifugiato vive nel nostro Paese.
Ma forse l’Italia non è pronta a diventare un popolo accogliente che guarda alla diversità come una ricchezza, un punto a favore per la crescita del Paese. Da nord a sud nessuno è riuscito ancora a capire che un pensiero che offende, denigra e umilia il prossimo, non può essere definito “pensiero” o “ideale politico”, né tanto meno può essere giustificato.
Perché gli ideali ci rendono liberi, ognuno con le proprie diversità culturali. Liberi di credere in ciò che si vuole credere, di esprimere il proprio pensiero attraverso qualunque mezzo si voglia adoperare, nel rispetto di tutti.
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