I titoli che attirano l’attenzione sono pochi per il mese di ottobre, anche se ci sono due libri straordinariamente belli e altri per i quali nutro grandi speranze. La storia di Julia di Sandra Newman, che si presenta come una rielaborazione femminista di Nineteen Eighty-Four di George Orwell, un’idea audace e sicura che probabilmente incontrerà un certo grado di controversia. Benvoluta, Julia Worthing aggiusta le macchine per la scrittura di romanzi nel Dipartimento di Narrativa del Ministero della Verità, una pragmatica felice di lavorare con le autorità quanto di infrangere le regole. Quando si invaghisce di Winston Smith, inizia a correre rischi che potrebbero rivelarsi fatali. Per i milioni di lettori che sono cresciuti con Nineteen Eighty-Four di Orwell, ecco finalmente un romanzo di accompagnamento provocatorio, vitale e assolutamente soddisfacente”, promette il titolo. Vedremo.
Cahokia Jazz di Francis Spufford potrebbe avere un tocco speculativo o forse una riscrittura della storia, dato che Cahokia sembra essere il sito di una metropoli abbandonata lungo il Mississippi. Nella versione di Spufford, la fragile pace e l’armonia sono minacciate dal ritrovamento di un corpo sul tetto di un grattacielo nel 1922, che dà il via a una serie di rivelazioni in quello che gli editori descrivono come “un racconto creato con amore, ricco di piacere e dalle dimensioni epiche, ambientato nell’età d’oro dei divertimenti malvagi”. Sembra intrigante.
Così come No Funeral for Nazia di Taha Kehar, che vede una celebre autrice stabilire una serie di istruzioni che la sorella dovrà seguire dopo la sua morte, tra cui la consegna di lettere indirizzate a sei ospiti invitati a una festa postuma al posto del suo funerale. Nel corso di una serata straordinaria, i segreti vengono rivelati, il passato riconsiderato e le vite cambiate per sempre”, recita promettente il sommario.
Vincitore del Canada’s 2019 Indigenous Voices Award, Split Tooth della famosa cantante di gola Tanya Tagaq racconta di una ragazza Inuk che cresce nel Nunavut, in Canada, negli anni Settanta, radicata nella sua cultura e nel mondo naturale che la circonda. Quando rimane incinta, deve trovare un modo per affrontarlo. In questo acclamato romanzo d’esordio – ossessionante, cupo, esilarante e tenero allo stesso tempo – Tanya Tagaq esplora le caratteristiche più crude di una piccola città artica e l’elettrizzante vicinanza dei mondi degli animali e del mito”, si legge nel sommario, che promette uno sguardo su un mondo di cui non so nulla.
Un paio di anni fa ho letto e apprezzato Belladonna di Anbara Salam, una storia avvincente che seguiva due compagni di scuola, uno ossessionato dall’altro. Hazardous Spirits sembra completamente diverso. Evelyn Hazard viene messa in agitazione quando suo marito le annuncia improvvisamente di poter parlare con i morti, sempre più preoccupata che oscuri segreti vengano a galla mentre i due vengono coinvolti nel fiorente movimento spiritualista che emerge dalla Prima Guerra Mondiale e dalla pandemia di influenza spagnola. Un mistero letterario gotico, scritto in una prosa frizzante, Hazardous Spirits evoca lo spirito della Edimburgo degli anni Venti, in tutta la sua vivacità bohémien”, come recita il titolo del libro.
Avendo amato sia Lot che Memorial, non vedevo l’ora di leggere Family Meal di Bryan Washington non appena l’ho visto in programmazione. Il libro segue Cam che torna nella sua città natale dopo aver perso la compagna, preso da un dolore che non riesce a lasciar andare. Da ragazzo è stato accolto dai genitori di TJ che gli hanno offerto una casa quando ne aveva bisogno. TJ era il tranquillo ragazzo gay rimasto nella sua città natale, Cam il ragazzo cool di città, ora devastato. Entrambi sono le persone di una volta e devono imparare a conoscersi di nuovo. Questa è una storia che parla di come le persone che ci conoscono da più tempo possano ferirci di più, ma anche di come esse stabiliscano gli standard per l’amore e, con la loro necessaria presenza, creino una famiglia”. Presto la recensione.
Le storie romane di Jhumpa Lahiris sono nove, al centro delle quali c’è I gradini, una suite di storie romane di Jhumpa Lahiripiece collegate tra loro, che seguono i personaggi che vivono o lavorano vicino ai gradini del titolo, saliti ogni mattina da una madre che pensa al figlio in un altro continente mentre si prende cura dei figli dei suoi datori di lavoro. Scritta con un linguaggio elegante e preciso, la raccolta di Lahiri evoca in modo vivido sia la città che le molte e varie persone che la abitano, alcune lontane dalla famiglia, altre nel mezzo di una vita segnata dalla perdita o dal malcontento. Diversi racconti esplorano il razzismo – a volte una sottile corrente sotterranea, a volte scioccante – spesso accettato con stanca rassegnazione da coloro a cui è rivolto. Nel complesso, una raccolta impressionante, per lo più tradotta dall’autore, con tre traduzioni di Todd Portowitz, fatte così bene che non sono riuscito a vedere l’unione. Recensione a breve.