Gli agricoltori delle zone rurali della Liberia hanno difficoltà ad accedere ai servizi urbani, quindi gli imprenditori hanno deciso di muoversi per cambiare la situazione.
Gli imprenditori vogliono cambiare la Liberia
In Liberia gli imprenditori sociali stanno cercando di portare servizi alla popolazione, piuttosto che lasciare le popolazioni locali incapaci di accedere ai servizi sanitari ed economici. Durante l’amministrazione della presidente Ellen Johnson-Sirleaf venne lanciato un programma di lavori pubblici, riproposto, dall’amministrazione guidata da George Weah. Purtroppo gli oneri del debito, la crisi dell’Ebola e, ora, la pandemia di Covid-19, hanno bloccato gran parte dei lavori.
Le strade
Le strade della Liberia non favoriscono le vendite dei prodotti, anzi. Gli imprenditori fanno fatica ad arrivare alle strutture per la valutazione delle loro colture o ai mercati. Questo fenomeno è causato dalla carenza di infrastrutture e dalla totale assenza di manutenzione.
La strana soluzione degli agricoltori
A questo punto gli imprenditori agricoli della Liberia hanno adottato una soluzione poco ortodossa: riempire le buche con i frutti di palma o riso. Le otturazioni richiedono una costante manutenzione a causa del traffico e delle condizioni metereologiche. Una situazione paradossale se si considera la cronica mancanza di cibo che colpisce il paese. Il sacrificio di grandi porzioni del raccolto fa si che gli agricoltori non riescano a spezzare le catene della coltura di sussistenza.
Gli imprenditori di J Palm Liberia
J Palm Liberia è un’azienda fondata nel 2013 da Mahmud Johnson, un giovane imprenditore sociale del posto. L’azienda mira a far uscire migliaia di liberiani dalla povertà attraverso metodi responsabili e sostenibili per produrre olio di palma. J Palm acquista semi di palma dagli agricoltori e li trasforma in olio di palmisto. L’olio di palmisto (o di palmisti) è un olio ottenuto dai noccioli della palma una volta essiccati, macinati e filtrati. Questo modello di business permette agli agricoltori di uscire dall’agricoltura di sussitenza. Infatti gli agricoltori buttano i semi di palma a causa della difficoltà di estrazione manuale.
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Le multinazionali e gli aiuti dagli USA
A spiegare come questo business riesca a sovvertire il mercato e le pratiche delle multinazionali ci ha pensato Johnson, fondatore e ceo di J Palm: “Invece che gettare i semi di palma nei rifiuti, come fa la maggior parte delle comunità, che li buttano nel fiume o li bruciano – generando inquinamento – possono vendere i semi a noi. Li usiamo per produrre i nostri prodotti per la pelle che vengono esportati in parte negli Stati Uniti“. Le multinazionali cancellano vasti tratti di foresta per piantare palme utili alla raccolta commerciale. L’impresa di Johnson gestisce mulini in collaborazione con le comunità rurali che possiedono collettivamente terreni su cui le palme crescono selvagge. I mulini dell’azienda estraggono l’olio dai noccioli duri, lavorando l’olio senza alcun costo in anticipo. In cambio gli agricoltori pagano all’azienda il 15% degli oli prodotti. Questo business ha attirato le attenzioni degli Stati Uniti, infatti la United States African Development Foundation supporta il progetto con un finanziamento da 250.000 dollari che aiuterà 6,400 imprenditori agricoli della Liberia.
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