Mentre nel mondo si intensificano cortei e mobilitazioni in memoria di George Floyd, l’afroamericano uccido a Minneapolis da un poliziotto, in Libano non si fermano le proteste antigovernative. Lo scorso sabato a Beirut i manifestanti hanno reclamato a grande voce l’insufficienza e la scarsità delle manovre economiche portate avanti per abbattere la povertà e la mancanza di lavoro.
Sebbene infatti la pandemia da covid-19 non abbia creato danni sanitari ingenti, dal punto di vista economico invece di registra una crisi profondissima, già certificata dalle innumerevoli proteste antigovernative che hanno incendiato il paese da ottobre. “Siamo venuti per le strade per chiedere i nostri diritti, chiedere assistenza medica, istruzione, lavoro e diritti fondamentali di cui gli esseri umani hanno bisogno per rimanere in vita”, ha detto la 21enne studentessa Christina.
Le proteste andate in scena lo scorso sabato hanno visto i poliziotti agire con gas lacrimogeni contro i manifestanti, che prima si erano resi protagonisti bruciando i bidoni della spazzatura. In totale, secondo la Croce Rossa, sono 48 le persone ferite, 11 delle quali sono state trasportate d’urgenza in ospedale.
La crisi del governo Diab
L’attuale governo presieduto da Hassan Diab era stato incaricato lo scorso gennaio. In quel frangente le proteste dei cittadini capovolsero il debole governo di Saad Hariri, colpevole di aver appesantito la crisi economica. Il nuovo esecutivo, al pari del suo predecessore, non ha però risanato i problemi di un’economia allo scatafascio, segnata da una spirale di inflazione che sembra non avere fine.
La moneta libanese, la lira, è in caduta libera nei confronti del USD mentre il debito pubblico, che ha raggiunto 79,5 miliardi di dollari nel 2017, è il terzo più grande del mondo. Beirut sta per questo motivo trattando con il Fondo Monetario Internazionale, che dovrebbe immettere liquidità per far respirare le casse dello stato.
Leggi anche:
