“Ho partecipato a questo governo sulla base del fatto che ho un datore di lavoro di nome Libano e ho trovato nel mio paese molti interessi contrastanti. Se tutti non si riuniscono attorno agli interessi del popolo libanese , allora la nave, Dio non voglia, affonderà con tutti a bordo”. Con queste parole il ministro esteri del Libano, Nassif Hitti, ha rassegnato le dimissioni dal suo ruolo governativo. Il politico nella sua lettera d’addio ha evidenziato quanto le attuali politiche intraprese dal piccolo stato arabo siano state dannose e poco funzionali per rilanciarlo. Per il ministro dimissionario il paese rischia addirittura il fallimento. Questo dato è stato appoggiato dall’attuale crisi economica che il Libano sta vivendo, come conseguenza primaria del passaggio del covid-19.
Al posto di Nassif Hitti, il primo ministro Hassan Diab ha nominato Charbel Wehbe, consulente per gli affari diplomatici di Michel Aoun ed ex direttore degli affari politici del ministero degli Esteri.
Il Libano nella morsa della crisi economica
La crisi economica post Covid sta rastrellando quanto di buono aveva cercato di fare il governo Diab a livello di finanziario, stipulando accordi con il Fondo Monetario Internazionale. Ma Save the Children, lancia l’allarme: sono milioni le persone, e i bambini, che soffrono letteralmente la fame; principalmente nella capitale Beirut, in cui migliaia di persone stentano ad arrivare a fine mese. Dall’inizio della crisi i prezzi dei beni di prima necessità sono aumentati di oltre due terzi; la lira libanese ha perso l’80% del suo valore, il tasso d’inflazione ha superato il 70 % mentre la disoccupazione è ai limiti storici.
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