La crisi governativa che ha scosso paesi come Libano sembra giunta ad un punto di rottura, essendo ora “guidata” da partiti relativamente giovani, nati dale ceneri delle rivolte antigovernative di 15 mesi fa. Il Libano da allora ha vissuto una crisi intensa, distruttiva e lacerante. Capace di spazzare via una classe di lavoratori e di famiglie che già prima soffrivano delle lacune economiche enormi.
Poi è arrivato il Covid-19, che ha devastato l’economia già fragile, l’esplosione del porto di Beirut, centro nevralgico del paese, alle cui motivazioni aleggiano ancora tantissimi dubbi. Eventi, fatti, che hanno fatto capire che la risposta deve venire non dall’elitè centenaria che domina il paese ma dai giovani, dalla classe dirigente del domani. E’ difficile cambiare un paese relativamente immobile come il Libano, alla cui base non si smuove la triade religiosa che comanda, formata dai musulmani sciiti, sunniti e dai cristiani, ma ora sembra che ci siano i presupposti per agire.
Proteste in Libano: i manifestanti tornano in piazza
Nascono nuovi partiti: come sarà il futuro del Libano?
Il Libano è un paese complesso e fortemente articolato lungo parametri che ora sono diventati quasi inscalfibili. Nemmeno le rivolte di fine 2019 e l’esplosione del porto di Beirut hanno rotto quello che si può definire l’establishment libanese. Tanto che dopo l’addio di Hassan Diab è tornato in sella del paese Saad Hariri, principale responsabile del malumori registrati nel 2019. E allora ora la palla passa ai giovani. Sono loro che devono decidere il destino della loro terra martoriata. Sono loro che devono evitare un disastro che potrebbe accendere la polveriera mediorientale. E sono loro, infine, a dover condurre le future manovre economiche del paese.
Le elezioni universitarie danno un forte segnale
I primi segnali sono arrivati dalle elezioni alla St.Joseph University e all’Università americana di Beirut. Qui i partiti tradizionali non solo hanno fallito, ma non sono riusciti minimamente a invertire la rotta dei nuovi partiti indipendenti. Con il loro seggi ottenuti, 85 su 101 alla St.Joseph e 80 su 101 dell’Università americana della capitale, sperano di poter continuare a crescere in modo da eliminare, per il bene del Libano, tutti quei partiti che lo hanno distrutto, nelle prossime elezioni del paese che si terranno probabilmente nel 2022.