domenica, Aprile 20, 2025

L’estrema destra di Meloni si oppone a prestazioni sociali minime

Il leader dell’estrema destra ha abolito il Reddito di Cittadinanza introdotto nel 2019 e si oppone alla creazione di un salario minimo. Seminati in primavera, i primi frutti delle politiche antisociali del governo di estrema destra di Giorgia Meloni si stanno raccogliendo a metà estate.

Il 27 luglio, quasi 169.000 famiglie italiane hanno ricevuto un terso sms che le informava che il loro “reddito di cittadinanza” non sarebbe più stato erogato. Il resto dei circa 1,9 milioni di beneficiari del sussidio, introdotto nel 2019 dal Movimento Cinque Stelle, ne sarà privato a ondate successive fino alla definitiva eliminazione della misura, prevista per il 1° gennaio 2024.

Eletta a ottobre, il Presidente del Consiglio italiano ha scelto la data altamente simbolica del 1° maggio per annunciare la misura. Una provocazione.

In pratica, le famiglie interessate non riceveranno più il RdC, che ammonta in media a 581 euro al mese, con un tetto massimo di 780 euro al mese. Al suo posto, nel gennaio 2024, verrà introdotto un “assegno di inclusione”. Il suo scopo, come sostiene la stessa Meloni: “Differenziare tra chi è in grado di lavorare e chi no”. E per reinserire, volente o nolente, chi è in grado di farlo nel mercato del lavoro.

Riservato alle famiglie con disabili, minori o ultrasessantenni, l’assegno avrà un tetto massimo di 500 euro al mese (potrà essere aumentato in caso di grave disabilità o per gli over 67), per diciotto mesi rinnovabili per un anno. Le aziende, dal canto loro, saranno incoraggiate ad assumere nuovo personale grazie all’esenzione dai contributi a carico del datore di lavoro per un anno se assumono una persona con un contratto a tempo indeterminato.

L’abolizione del reddito di cittadinanza, che secondo l’Istituto italiano di statistica ha fatto uscire dalla povertà quasi un milione di persone, non è stata compensata da un avanzamento dei diritti dei lavoratori. L’uso dei contratti a tempo determinato è stato reso più flessibile: i datori di lavoro potranno rinnovare i contratti due volte senza essere obbligati a convertirli in contratti a tempo indeterminato alla fine del loro periodo.

La Presidente del Consiglio si è anche detta contraria a qualsiasi generalizzazione del reddito minimo che, secondo i sondaggi, è stato richiesto da tutta la sinistra e da due terzi degli italiani. “Paradossalmente, il salario minimo […] rischia di migliorare le retribuzioni di un numero di lavoratori inferiore a quello di coloro che vedranno diminuire il proprio stipendio”, si è giustificata lunedì la Meloni in un’intervista a La Repubblica.

Non ha sottolineato che il reddito medio dell’Italia è inferiore alla media dell’Unione Europea, l’unico Paese europeo in cui i salari reali sono diminuiti tra il 1990 e il 2020. Per buona misura, Matteo Salvini, leader della Lega di estrema destra e alleato della Meloni, ha annunciato la sera del 7 agosto l’intenzione del suo governo di tassare i super-profitti delle banche. Il gettito di questa tassa dovrebbe servire a finanziare la riduzione delle spese per le famiglie e, naturalmente, per le imprese. Ma di fronte al clamore dei mercati finanziari, il Presidente del Consiglio ha già iniziato a ridimensionare la misura.

Sowmya Sofia Riccaboni
Sowmya Sofia Riccaboni
Blogger, giornalista scalza (senza tesserino), mamma di 3 figli. Guarda il mondo con i cinque sensi, trascura spesso la forma per dare sensazioni di realtà e di poter toccare le parole. Direttrice Editoriale dal 2009. Laureata in Scienze della Formazione.

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