L’esportazione di armi italiane è cresciuta fortemente negli ultimi 5 anni, 44 miliardi di euro di autorizzazioni, pari a quelle dei 15 anni precedenti. Il nostro Paese, infatti, ha fatto un balzo in avanti di due posizioni portandosi all’11° posto nella classifica degli Stati che spendono di più in armamenti. Le armi italiane arrivano in destinazioni come Turchia, Egitto, Turkmenistan segnalate per le gravi violazioni del diritto umanitario e dei diritti umani fondamentali. In aperto contrasto con la legge n.185 del 1990, che prescrive che le esportazioni di armamenti devono essere regolamentate dallo Stato. Seguendo i principi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Dove l’Italia indirizza la propria esportazione di armi?
I paesi dell’area mediorientale e dell’Africa settentrionale i maggiori acquirenti di armi italiane. Anche nel 2019, nonostante il perdurare dei conflitti e delle tensioni, è in questa regione che è stata destinata la quota principale delle esportazioni di sistemi militari italiani. Queste ammontano a 1,334 miliardi di euro, pari al 32,6% di tutte le autorizzazioni rilasciate dall’Autorità nazionale Uama, Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamenti, incardinata presso il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale (Maeci).
Degli oltre 4.085 milioni di euro di operazioni all’esportazione autorizzate, solo 1.525 milioni, pari al 37,3%, riguardano infatti i Paesi alleati della Nato e i partner dell’Unione europea. Mentre la gran parte, cioè 2.560 milioni, pari al 62,7%, è destinata a governi che non appartengono a Nato e all’Ue. Le aziende italiane principali legate all’esportazione di armi sono: Leonardo (ex Finmeccanica) e Fincantieri, Beretta, Benelli, Tanfoglio, Fiocchi.
Egitto
Il maggior acquirente è l’Egitto di Al Sisi. Le autorizzazioni per sistemi militari rilasciate alle forze armate egiziane, nel 2019, raggiungono gli 871 milioni di euro. In particolare 32 elicotteri della Agusta Westland del gruppo a controllo statale Leonardo.
Turkmenistan
Il secondo Paese destinatario dei sistemi militari italiani è la dittatura totalitaria del Turkmenistan. Destinataria di forniture per oltre 446 milioni di euro. Tra cui armi automatiche, bombe, siluri, missili, navi da guerra e aeromobili tra cui spiccano elicotteri AgustaWestland e pistole Beretta, mitragliatrici della Rheinmetall Italia, cannoni navali della Oto Melara.
Yemen
Nonostante la richiesta di sospensione delle vendite di bombe d’aereo e missili all’Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti per il coinvolgimento nel conflitto in Yemen, nel 2019, sono state rilasciate alle due monarchie assolute autorizzazioni per 200 milioni di euro e consegnati armamenti per 190 milioni di euro ed altri 95 milioni di euro di sistemi militari agli alleati della coalizione a guida saudita. I gruppi armati, destinatari finali di questi loschi traffici sono i Giganti, la Cintura di sicurezza e le Forze di elite. Questi sono addestrati e finanziati dagli Emirati Arabi Uniti ma non rispondono ad alcun governo. Alcuni di loro sono accusati di crimini di guerra, anche nel corso della recente offensiva contro la città portuale di Hodeidah e nella gestione del sistema di prigioni segrete nel sud dello Yemen.
Turchia
Nel 2019 sono state consegnate sistemi militari per oltre 338 milioni. Il Paese, che persiste nelle violazioni dei diritti fondamentali del popolo curdo, è il primo destinatario delle forniture di armamenti registrate dall’ Agenzia della Dogane. Le 59 nuove autorizzazioni rilasciate nel 2019 riguardano armi automatiche, munizioni, bombe, siluri, razzi e missili ed aeromobili.