L’economia del Regno Unito subirà una contrazione quest’anno e nel 2024, secondo il rapporto di un importante thinktank statunitense, secondo il quale l’inflazione ostinata e la carenza di lavoratori danneggerebbero le prospettive di crescita più di quanto previsto dalla maggior parte degli analisti.
Il Peterson Institute for International Economics (PIIE), con sede a Washington, ha dichiarato che il calo del PIL dello 0,3% quest’anno sarà seguito da un calo dello 0,2% l’anno prossimo, mentre l’Eurozona e gli Stati Uniti sono in crescita quest’anno e il prossimo.
In vista della revisione delle previsioni del Fondo Monetario Internazionale, che si prevede mostreranno il Regno Unito in espansione quest’anno e in modesta ripresa nel 2024, il presidente del PIIE, Adam Posen, si è detto cupo sulle prospettive del Regno Unito.
Posen, che ha fatto parte per tre anni del comitato di politica monetaria della Banca d’Inghilterra, ha affermato che i fattori legati alla debolezza di fondo dell’economia britannica e alle conseguenze della Brexit lasceranno il Regno Unito indietro rispetto alla maggior parte delle altre economie sviluppate. Ha affermato che il Regno Unito sta anche soffrendo di una ripresa diseguale che avvantaggia le famiglie più abbienti, mentre la metà inferiore della scala dei redditi continua a essere colpita dal calo dei redditi reali.
Negli Stati Uniti e nell’Eurozona, invece, le famiglie a basso reddito hanno avuto una ripresa migliore dopo la pandemia di Covid-19 e l’invasione russa dell’Ucraina.
Posen ha affermato che: “Il Regno Unito non sarà in recessione per tutto il prossimo anno, ma la ripresa sarà frenata da un’inflazione più alta del previsto e, in risposta, la Banca d’Inghilterra dovrà mantenere i tassi di interesse più alti più a lungo”.
Anche i tagli alla spesa pubblica l’anno prossimo influenzeranno la crescita economica, dato che Jeremy Hunt ha deciso di tranquillizzare i mercati finanziari con misure di austerità, tra cui l’aumento delle tasse, ha aggiunto.
La banca centrale ha mantenuto i tassi al 5,25% nella riunione della scorsa settimana e le scommesse sui mercati finanziari hanno mostrato che gli investitori si aspettano che non ci saranno cambiamenti nella prossima riunione di novembre. Posen ha detto che la prossima mossa potrebbe essere al rialzo se l’inflazione dovesse rivelarsi più ostinata di quanto previsto dalla banca centrale, nonostante l’indebolimento della crescita economica.
Karen Dynan, coautrice del rapporto, ha affermato che gli alti tassi di interesse limiteranno la crescita degli Stati Uniti all’1,6% l’anno prossimo. La zona euro dovrebbe espandersi dell’1% dopo una crescita dello 0,6% quest’anno.
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“Sebbene l’inflazione sembri diminuire nella maggior parte dei paesi, rimane decisamente al di sopra degli obiettivi delle banche centrali”, ha detto. “Di conseguenza, la maggior parte delle banche centrali dovrà mantenere alti i tassi di riferimento nel corso del prossimo anno, con le conseguenti condizioni finanziarie restrittive che frenano la domanda e rallentano l’attività economica”.